La crisi investe anche il settore delle auto elettriche. Di conseguenza, si arresta la discesa delle emissioni di gas serra dal settore auto in Europa. Dopo l’entrata in vigore degli standard per il biennio 2020-2021, che avevano stimolato la penetrazione nel mercato di veicoli elettrici e una conseguente riduzione record delle emissioni medie dei nuovi mezzi (meno 12 per cento per entrambi gli anni), il trend di contrazione nei primi sei mesi del 2022 segna infatti un pallido meno due per cento. Una frenata legata al calo della quota di mercato dei veicoli elettrici a batteria (BEV), passata dal 13 per cento nella seconda metà del 2021 all’attuale 11 per cento. Lo rileva uno studio a cura di Transport & Environment.
Contemporaneamente, osserva l’organizzazione, Cina e Stati Uniti sperimentano una forte crescita del mercato. Le case automobilistiche di Pechino, in particolare, stanno guadagnando più spazio anche nel Vecchio Continente, con una quota pari al 5 per cento di tutti gli esemplari venduti quest’anno nell’Unione europea.
Lo studio, che ha analizzato gli acquisti realizzati nella prima metà del 2022 e la conformità dei costruttori europei al target di riduzione annuale di CO2, evidenzia come sulla base delle attuali tendenze, nel 2025 i produttori cinesi potrebbero soddisfare una quota significativa della domanda continentale compresa tra il 9 e il 18 per cento delle nuove auto elettriche a batteria.
“Mentre le omologhe cinesi e americane, stimolate da politiche mirate e ambiziose, stanno rapidamente incrementando l’offerta di veicoli elettrici, le case automobilistiche europee tirano il freno a mano a favore della vendita dei veicoli tradizionali – dichiara Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia. “Una situazione che potrebbe avere gravi conseguenze non solo sul clima ma anche sulla competitività dell’industria europea e l’occupazione nel Continente”.
Gli impegni volontari annunciati dai produttori prevedono che entro il 2030 i BEV copriranno oltre tre quarti del mercato automobilistico. Tuttavia, osserva T&E, se i costruttori continentali dovessero limitarsi a fare non più del minimo indispensabile per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea, la quota di mercato coperta dai veicoli elettrici entro la fine del decennio non supererà il 55 per cento. Tale rallentamento determinerebbe, da qui al 2030, un surplus emissivo di 135 milioni di tonnellate di CO2, una quantità pari alle emissioni annue di una nazione come la Repubblica Ceca.
Secondo T&E, la crescita delle vendite di veicoli elettrici (EV) negli Stati Uniti e in Cina – dove vigono misure regolatorie capaci di sostenerne il mercato – dimostra, di riflesso, come a frenare l’elettrificazione della mobilità su strada europea non siano tanto le carenze delle catene di fornitura di componenti e materie prime quanto la mancanza di obiettivi sufficientemente ambiziosi. Ciò è dimostrato dal fatto che, malgrado lo stallo delle vendite di BEV, nota ancora l’organizzazione, tutti i produttori – ad eccezione del pool Volkswagen – sono in linea per raggiungere i loro obiettivi 2022.
In assenza di interventi regolatori che stimolino maggiormente l’offerta di veicoli elettrici a batteria da parte delle case automobilistiche europee, avverte T&E, le concorrenti straniere potrebbero assorbire la maggior parte della domanda del mercato dell’Unione europea.
“La mancanza di incentivi normativi sta rallentando le vendite di veicoli elettrici in Europa molto più di quanto stia facendo la crisi sperimentata lungo le catene di fornitura. Gli attuali obiettivi di CO2 per le auto non stimolano a sufficienza le case europee – dichiara ancora Aneris. Che aggiunge: “L’Europa deve rapidamente fissare il fine-vendita delle auto endotermiche per il 2035, rafforzare i suoi obiettivi, già indeboliti dalle eccessive flessibilità nel Regolamento UE, e dotarsi, infine, di una politica industriale capace di eguagliare i trend cinesi e statunitensi”.
Nella prima metà del 2022 le vendite di veicoli elettrici in Cina sono salite significativamente, arrivando a soddisfare quasi il 18 per cento della domanda di nuove nuove auto. Nello stesso periodo, la quota di mercato dei veicoli elettrici negli Stati Uniti è quasi raddoppiata. In questo quadro, afferma T&E, il rallentamento nell’offerta e i lunghi tempi di attesa non sono l’unica sfida che il mercato automotive europeo deve affrontare. L’attuale strategia dei produttori UE, che si concentra sui modelli premium, rischia infatti di lasciare ai player d’oltreoceano il mercato di massa e con esso una quota rilevante dell’occupazione. T&E raccomanda inoltre di sostenere l’introduzione di misure specifiche per rendere le auto elettriche accessibili a tutta la cittadinanza come, ad esempio, il leasing a basso costo già proposto in Francia.
Nel dettaglio, T&E raccomanda all’UE e ai governi nazionali di:
- Confermare un taglio pari al 100 per cento delle emissioni di CO2 di tutte le nuove auto immesse sul mercato a partire dal 2035, come proposto dalla Commissione europea e sostenuto dal Parlamento e dai ministri UE dell’Ambiente;
- Opporsi a qualsiasi esenzione o credito per i carburanti sintetici ( e-fuels);
- Eliminare il parametro ZLEV che dal 2025 concede crediti di emissione alle case automobilistiche per le vendite di auto elettriche;
- Elettrificare tutti i veicoli nuovi delle flotte aziendali entro il 2030;
- Utilizzare i fondi UE e ulteriori misure nazionali per sostenere la giusta transizione del settore automotive e accelerare la produzione di BEV al di là degli obiettivi minimi europei;
- Dotarsi di una politica industriale simile a quella recentemente adottata negli Stati Uniti, applicando ad esempio requisiti ambientali e di contenuto locale ai crediti d’imposta e ai sussidi per i veicoli elettrici e le batterie.