martedì , Settembre 17 2024
Home / Comunicazione / Primo piano / Cnel, lavoratori autonomi: in pochi anni da 8 milioni a 4,7 milioni

Cnel, lavoratori autonomi: in pochi anni da 8 milioni a 4,7 milioni

cnel

L’Italia è il Paese europeo con il maggiore numero di lavoratori autonomi. Un dato costante negli ultimi venti anni, che registra ora però un trend in discesa. Questa tipologia di lavoratori rappresenta il 20,6% del totale degli occupati in Italia. Nel conteggio risalente al 2022, gli autonomi sono 4.765.400. Nel 2021 le imprese in Italia sono 4.462.146, di cui 2.917.725 quelle senza dipendenti e 1.141.352 invece con un numero di dipendenti tra uno e quattro. In tredici anni, dal 2008 al 2021, si è ridotto del -2,5% il numero complessivo delle imprese, del -2,4% nel caso particolare delle imprese fino a quattro dipendenti.

È quanto emerge dalla ricerca “Lavoratori autonomi e imprese individuali nell’economia italiana”, realizzata da SDA Bocconi per Csapitalia (Centro di Studi autonomi e partite Iva) presentata al Cnel nell’ambito dei lavori della Consulta sul lavoro autonomo e le professioni del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, coordinata dal consigliere Gaetano Stella.

“Questo studio – ha detto Carlo Altomonte, consigliere del Cnel e membro del team di ricerca SDA Bocconi – evidenzia la sofferenza del comparto dei lavoratori autonomi, soffermandosi soprattutto sui problemi connessi alla bassa produttività. I dati evidenziano che il mondo degli autonomi sta vivendo una fase di trasformazione. Parliamo del 20% del totale degli occupati, di cui il 75% è impiegato nel settore dei servizi. Numeri importanti che ci inducono necessariamente a riflettere su una realtà che, nonostante l’aumento del numero dei lavoratori, è in grande sofferenza soprattutto per i temi attinenti al fisco. Il Cnel deve diventare il luogo deputato a formulare prodotti e disegni di legge in tale materia. La nostra riflessione, dunque, parte oggi proprio dal Cnel, la casa dei corpi intermedi che è chiamata a coinvolgere tutte le parti sociali”.

“L’Italia è il Paese che a livello europeo ha il maggior numero di professionisti e lavoratori autonomi – ha dichiarato Gaetano Stella, consigliere del Cnel coordinatore della Consulta su lavoro autonomo e le professioni. “Un mondo eterogeneo che è chiamato a governare le transizioni epocali del nostro tempo. In questo contesto, gli autonomi e le partite Iva possono crescere, cogliendo le trasformazioni del mercato del lavoro. La Consulta su lavoro autonomo e le professioni del Cnel sta lavorando in modo concreto per analizzare questa realtà complessa. Siamo al lavoro per produrre un disegno di legge volto a garantire maggiori tutele per gli autonomi iscritti alla gestione separata dell’Inps, affrontando i temi legati alla previdenza e al welfare”.

Dopo l’introduzione curata dal consigliere Stella, hanno partecipato ai lavori: Eugenio Filograna, presidente di CSAPITALIA; Carlo Altomonte, consigliere Cnel e membro del team di ricerca SDA Bocconi; Carlo Alberto Carnevale Maffè e Stefano Riela (SDA Bocconi); Sara Calzi, direttore scientifico di Csapitalia; Aldo Morgillo, coordinatore del movimento Autonomi e partite Iva; Lucio Stanca, già ministro per l’innovazione e le tecnologie. All’incontro di Villa Lubin presenti anche il presidente del Cnel, Renato Brunetta e il vicepresidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

“Il lavoro autonomo e le piccole e piccolissime imprese sono una caratteristica del nostro Paese, una realtà straordinaria, che richiede però maggiore attenzione. È un serbatoio spesso poco conosciuto ed evocato come un’anomalia, come una debolezza. Non è così. Le potenzialità sono enormi. Se l’Italia è indicata come un paese a bassa produttività, a torto o ragione, è anche perché per il settore autonomo e delle piccole imprese risulta a bassissima produttività, che è statisticamente poco rilevabile. Serve maggiore capacità di analisi, valutazione e monitoraggio”. Così il presidente del Cnel Renato Brunetta nel suo intervento alla Consulta sul lavoro autonomo e le professioni.

“Il nostro Paese sta vivendo un quadro macroeconomico discreto – ha sostenuto Matteo Salvini. “Se a questo contesto positivo aggiungiamo la riduzione dei tassi da parte della BCE, il nostro Pil può crescere anche oltre l’1%. La parola d’ordine è semplificazione normativa e burocratica così da attirare investitori stranieri. Nella prossima manovra di bilancio abbiamo l’obiettivo di confermare il taglio del cuneo fiscale. Oggi vediamo i risultati. Ora stiamo lavorando per la legge di bilancio e la priorità è riconfermare il taglio del cuneo fiscale, riconfermare il taglio di tasse per i lavoratori dipendenti. Ma noi come Lega stiamo anche lavorando con i tecnici per verificare la possibilità di alzare il tetto della Flat tax per gli autonomi rispetto agli 85 mila euro attuali”. 

“I titolari di partite Iva– ha spiegato Eugenio Filograna, già senatore oggi presidente del Centro studi Autonomi e partite Iva – sono passati da 8 milioni a 4,7 milioni in pochi anni. Un dato eloquente sull’insoddisfazione di tanti commercianti, professionisti, lavoratori autonomi. È impensabile che lo Stato, che dovrebbe incentivare, disincentiva. Anziché essere elemento di efficienza, è fattore di inefficienza”. Filograna ha illustrato quali siano i reali dati relativi all’evasione fiscale: “Merita di essere valorizzata la distinzione tra chi evade nel vero senso della parola, omettendo il pagamento delle tasse pur avendone la possibilità (certamente una minoranza) e chi invece non riesce proprio a reggere il peso di una tassazione abnorme divenuta insostenibile a seguito di una congiuntura difficile che non può non tener conto delle crisi sanitarie e belliche, di liquidità e di riduzione dei consumi da inflazione, oltre ai problemi strutturali del Paese”.

Secondo quanto emerge dallo studio, l’80% delle imprese italiane è attivo nel settore dei servizi: l’83% nel caso delle imprese senza dipendenti, il 77% nel caso delle imprese da uno a quattro dipendenti. Le imprese fino a quattro dipendenti sono il 99,1% nel settore “Attività immobiliari” e il 97,4% nel settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche. Il 69% dei lavoratori autonomi in Italia è attivo nel settore dei servizi, valore di poco inferiore rispetto al 73% dei dipendenti. Il 56% degli occupati sia nelle “Attività immobiliari” che nelle “Attività professionali, scientifiche e tecniche” sono lavoratori autonomi.

Nel 2021, l’83,4% delle nuove imprese nate in Italia era senza dipendenti e il 15,5% era con un numero di dipendenti tra uno e quattro. Le imprese senza dipendenti sono quelle con la maggiore mortalità, quelle che cessano più frequentemente l’attività. Nel 2021, tra le imprese cessate in Italia l’83,1% era senza dipendenti e il 15,5% era con un numero di dipendenti tra uno e quattro.

Le imprese con un numero di dipendenti da uno a quattro hanno tassi di sopravvivenza superiori rispetto alle imprese senza dipendenti in tutti i Paesi del campione. Nel caso italiano, si evidenzia come, dal 2010 al 2020, le imprese con un numero di dipendenti uguale o superiore a dieci abbia un tasso di sopravvivenza inferiore alle imprese con un numero compreso tra uno e nove.

Le imprese fino a nove dipendenti – si legge nel report- sono il 94,8% del totale in Italia e queste realizzano il 25,6% del valore aggiunto nazionale e garantiscono il 42,8% dell’occupazione (previsioni della Commissione europea per il 2023). L’Italia è il Paese con più lavoratori autonomi rispetto al totale degli occupati (quindi la somma di lavoratori autonomi e dipendenti). In Italia crescono gli autonomi con età uguale o superiore a 65 anni e diminuiscono quelli con età uguale o inferiore a 29 anni.

In tutti i Paesi del campione vi sono meno donne che uomini tra gli occupati che sono lavoratori autonomi. L’Italia è però il Paese con il divario più elevato tra uomini occupati che sono lavoratori autonomi (24,5%) e donne occupate che sono lavoratrici autonome (14,8%).

I lavori della Consulta sul lavoro autonomo e le professioni del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro termina con il suggerimento di definire un’Agenda strategica per il Lavoro autonomo che possa contribuire alla creazione di un mercato del lavoro autonomo efficiente, trasparente, inclusivo. L’Agenda strategica dovrà indirizzare alcune aree di intervento a livello nazionale ed europeo, tra le quali: tecnologia; produttività; fiscalità; credito; welfare. Alla luce delle criticità emerse dall’analisi quantitativa, le policies da definire e implementare dovranno mirare all’efficientamento dell’intera «catena del valore» del lavoro autonomo e delle microimprese/imprese individuali, dando priorità a processi standardizzabili e trasversali ai settori e alle diverse tipologie di occupati.

Check Also

Giorgetti, l’emergenza demografica entri nell’Agenda europea

“È importante che l’emergenza demografica diventi argomento nell’Agenda europea. Come Italia sosteniamo questa iniziativa. L’auspicio è che …