
Favorire la più ampia diffusione e comprensione dei fabbisogni occupazionali, intercettando le tendenze del mercato del lavoro. Informare e stimolare le politiche pubbliche in materia di orientamento e formazione, promuovere e valorizzare settori e aree produttive, il tutto basato su dati e analisi quantitative. È partendo da queste premesse che si muove il primo “Report sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro in Italia”, nato dalla collaborazione strategica tra Cnel e Unioncamere per approfondire il tema del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro nel territorio nazionale.
Il Report, realizzato insieme con il Cnel e basato sui dati Excelsior di Unioncamere e del ministero del Lavoro, è messo a disposizione delle organizzazioni imprenditoriali, sindacali e del Terzo settore presenti nel Cnel.
“Il mismatching è un problema molto critico in questa fase per l’economia italiana e non solo per essa – ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “La sua soluzione richiede, oltre alle migliori tecniche di incrocio tra domanda e offerta sul mercato del lavoro, una vasta azione di orientamento dei percorsi di formazione, di valorizzazione dell’istruzione tecnica e di miglior diffusione delle occasioni di lavoro create dalle imprese. Per questo il coinvolgimento delle forze sociali è fondamentale”.
“Con questo Rapporto, frutto della collaborazione tra Cnel e Unioncamere, si mette a disposizione del Paese – dichiara il presidente del Consiglio dell’economia e del lavoro Renato Brunetta – uno strumento strategico per affrontare in modo concreto il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro partendo dalla consapevolezza delle evoluzioni – positive o negative – delle dinamiche dei fabbisogni occupazionali. Per non restare indietro nella competizione globale, il nostro Paese deve incrementare gli investimenti nei servizi ad alta intensità di conoscenza. Serve una svolta strutturale, soprattutto sul fronte dell’istruzione e della formazione per accrescere competenze scientifiche e tecnologiche”.
Il Rapporto si articola in due sezioni principali:
- la prima analizza i dati di breve periodo, focalizzandosi sui contratti di lavoro programmati nei settori dell’industria e dei servizi per il primo semestre 2024 e 2025;
- la seconda fornisce previsioni a medio termine sui fabbisogni occupazionali in tutti i settori economici, inclusi agricoltura e Pubblica amministrazione, per il quinquennio 2025–2029.
I dati relativi al primo semestre 2025 evidenziano una crescita occupazionale prevalentemente trainata dal settore dei servizi, che assorbe oltre il 72% delle entrate complessive previste, pari a 2,94 milioni di contratti. I comparti più tradizionali, come turismo, alloggio, ristorazione e commercio, registrano una forte crescita rispetto al primo semestre 2024.
Al contrario, si osserva una contrazione significativa nei comparti più innovativi quali Ict (-13,4% rispetto all’anno precedente) e servizi avanzati di supporto alle imprese (-8,8%). Le micro e piccole imprese si confermano il motore della crescita occupazionale.
Per quanto riguarda la domanda di lavoro, si sta spostando verso le professioni legate ai servizi, in particolare quelle a bassa o media qualificazione. La richiesta di operai specializzati permane, ma con una crescita più contenuta rispetto al 2024.
Tuttavia, le imprese italiane incontrano difficoltà nel reperire personale nel 48% dei casi a livello nazionale. Questa criticità è particolarmente acuta nei settori metalmeccanico ed elettronico (59,7%), servizi informatici e delle telecomunicazioni (49,5%).
Le maggiori difficoltà riguardano ruoli tecnico-scientifici altamente specializzati, evidenziando una cronica carenza di figure tecniche e specializzate nel mercato del lavoro italiano.
Le stime per i prossimi cinque anni (2025–2029) indicano che le imprese italiane e la Pubblica amministrazione avranno necessità di assumere tra 3,3 e 3,7 milioni di persone; di queste, il 74% sarà richiesto nel settore dei servizi. Il fabbisogno più elevato si registra nei servizi alle persone (757-826mila), superando da soli la richiesta dell’intero settore industriale in senso stretto. I servizi avanzati di supporto alle imprese superano il 10% della domanda di lavoro nel settore dei servizi, mentre quelli a più alta intensità di conoscenza (Ict) rimangono marginali (circa il 3%).
In termini di istruzione e competenze, il Report evidenzia che almeno il 37% dei fabbisogni riguarderà laureati, soprattutto in ambito Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e diplomati da istituti ad alta specializzazione tecnologica. Quasi la metà dei posti di lavoro stimati sarà occupata da diplomati degli istituti tecnico-professionali.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
