Covid-19: una ricerca spiega perchè c’è chi si ammala e chi no

Perché l’infezione da Sars-Cov-2 si manifesta con sintomi leggeri o addirittura in modo asintomatico nella maggior parte dei casi, mentre in altri può sfociare in forme più severe, arrivando fino alla polmonite ipossiemica? Negli ultimi due anni ognuno di noi si sarà fatto almeno una volta questa domanda, senza arrivare ad una risposta certa. La soluzione a questo quesito finalmente è giunta dalla scienza.  

Di recentissima pubblicazione l’importante ricerca dal titolo “Determinanti genetici e immunologici umani della polmonite critica da Covid-19” apparsa su ‘Nature’ e condotta da un team internazionale di ricercatori e accademici che annovera tra le sue fila anche l’Italia con il gruppo del prof. Giuseppe Novelli, del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata, insieme al Laboratorio di Genetica Medica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (dott. Antonio Novelli), all’Istituto San Raffaele di Milano (prof. Giorgio Casari) e all’Università di Brescia (dott.ssa Eugenia Quiros-Roldan).

Secondo lo studio internazionale “l’infezione da Sars-Cov-2 è benigna nella maggior parte degli individui ma, nel 10 per cento dei casi, innesca la polmonite ipossiemica da Covid-19, che diventa critica nel 3 per cento dei casi. Il conseguente rischio di morte (1 per cento) raddoppia ogni cinque anni dall’infanzia in poi ed è 1,5 volte maggiore negli uomini rispetto alle donne. Alcuni errori congeniti si trovano nell’1-5 per cento dei pazienti con polmonite critica di età inferiore ai 60 anni e una percentuale ancora inferiore nei pazienti più anziani. La presenza di alcuni tipi di autoanticorpi, più comuni negli uomini che nelle donne, sono stati riscontrati nel 15-20 per cento dei pazienti con polmonite critica di età superiore ai 70 anni e una percentuale inferiore nei pazienti più giovani. Pertanto, almeno il 15 per cento dei casi di polmonite critica da Covid-19 può essere apparentemente spiegato”.