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Crisi alimentare, conseguenze della guerra (e altro)

La guerra in Ucraina colpisce il già debole sistema alimentare globale e la crisi alimentare diventa un problema sempre più incalzante, cui tutti i Paesi devono far fronte.

Dopo il Covid-19, la crisi climatica e lo shock energetico, la guerra di Putin mette ancor più a repentaglio l’equilibrio geopolitico mondiale.

Il blocco dei porti nel Mar Nero impedisce l’esportazione del grano ucraino e sotto minaccia è anche quello russo.

Paesi che, ricordiamo, nel 2021 hanno coperto quasi il 30 per cento di tutto il settore, costituendo rispettivamente il quinto e il primo Paese per esportazione di grano.

Tra gli altri maggiori produttori troviamo Cina e India, colpite da gravi ondate di calore che rendono la situazione ancor più preoccupante.

Intanto, dall’inizio dell’anno il prezzo del grano è aumentato del 59 per cento e le persone che rischiano di non avere abbastanza cibo sono salite a 1,6 miliardi, con un incremento di 440 milioni. Ben 250 milioni di persone ad oggi sono ad un passo dalla carestia, condizione che probabilmente si estenderà ancor di più.

Tra le aeree maggiormente colpite dalla crisi alimentare vi sono i Paesi dell’Africa, costretti a importare grandi quantità di grano anche a causa della siccità che ormai li colpisce per il quarto anno consecutivo.

Come scrive The Economist “riparare è affare di tutti”. Il noto settimanale britannico ha dedicato il suo ultimo numero al tema, con una copertina estremamente esaustiva: una spiga di grano non formata da chicchi, ma da tanti piccoli teschi. Morti che dobbiamo assolutamente evitare.

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