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Def: Pil in discesa mentre rimane stabile il deficit

Le conseguenze della guerra si fanno sentire e si arrestano le previsioni di crescita del Pil che dal 4,7 per cento passa al 3,1 per cento. E’ quanto si legge nel Documento di economia e finanza (Def) 2022 approvato mercoledì 6 aprile dal Consiglio dei ministri.

A pesare sono l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia. Questi fattori, intervenuti in modo imprevisto, hanno portato ad un ridimensionamento dei dati “favorevoli” presentati lo scorso settembre in occasione della pubblicazione della Nota di aggiornamento al Def (Nadef).

In questo nuovo scenario, la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (Pil) per il 2022 scende dal 4,7 per cento programmatico della Nadef al 2,9 per cento, mentre quella per il 2023 dal 2,8 per cento al 2,3 per cento.

Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1 per cento per quest’anno; successivamente diminuisce fino al 2,7 per cento del Pil nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella Nadef sono confermati: il 5,6 per cento nel 2022, in discesa fino al 2,8 per cento nel 2025. Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025).

Questo spazio di manovra sarà utilizzato dal governo per un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell’energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l’accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche e ripristinare alcuni fondi utilizzati a parziale copertura del recente decreto-legge n.17 del 1° marzo 2022.

Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1 per cento e del 2,4 per cento), con riflessi positivi sull’andamento dell’occupazione. Il rapporto debito/Pil nello scenario programmatico diminuirà quest’anno al 147,0 per cento, dal 150,8 per cento del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4 per cento nel 2025.

Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Def il premier ha affrontato anche il delicato tema delle sanzioni alla Russia e della correlata questione dell’approvvigionamento energetico. “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre – ha dichiarato Mario Draghi. “Se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace”. Parlando del gas russo ha detto: “fino a fine ottobre siamo coperti, le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno”.

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