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Dopo la pandemia: guardare lontano

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Appare finalmente in vista la fine della pandemia del virus covid-19. La chiave consisteva, necessariamente, nella vaccinazione di massa, che in Italia è inizialmente proceduta con una certa incertezza. Questa appare la soluzione strategica, anche con il contributo delle imprese che possano organizzare la vaccinazione dei propri dipendenti. La vaccinazione generale è un grande obiettivo, che sarà ricordato come una vittoria dell’umanità.

La protezione dei dipendenti e dei luoghi di lavoro appare cruciale ancora per un lungo periodo di tempo: si tratta di garantire l’accesso e la produzione in condizioni di sicurezza. Questo ha comportato e comporta il varo di protocolli di sicurezza aggiuntivi, sulla sanificazione in primo luogo, e l’adeguamento delle distanze negli uffici. Sono state previste misure parziali che alleviano i costi d’azienda sotto forma di credito d’imposta. Occorre comunque guardare oltre l’emergenza, rendendo stabili per sempre alcune misure aggiuntive stimolate dalla pandemìa, nell’ottica di rendere sempre meno onerose per le aziende gli adeguamenti di sicurezza e di profilassi sul posto di lavoro: l’accesso ai fondi per la sicurezza, o hai relativi sgravi fiscali, può essere ulteriormente ampliato e facilitato.

Telelavoro: i nuovi metodi di telelavoro possono essere di stimolo ad una più ampia e migliore organizzazione, anche questa oltre l’emergenza. E’ possibile ridurre in maniera strutturale i tempi di pendolarismo anche attraverso un uso adeguato e intelligente del telelavoro.

Sistemi sanitari nazionali e regionali: la sanità deve essere considerata anche come un’infrastruttura che sostiene e integra l’economia. La spesa sanitaria pubblica è un’esternalità positiva per le aziende: ci riguarda la sua efficienza, e ci preoccupa come in questi mesi siano emerse differenze significative tra le diverse regioni. Come per altre infrastrutture, la performance differenziata tra regioni si segnala a volte come un vero e proprio ostacolo per le aziende che operano in un determinato territorio: non c’è da questo punto di vista autonomia o federalismo regionale che tengano, occorre affrontare le diseguaglianze tra regioni e se necessario garantire standard nazionali coerenti.

Ristori e rimborsi: con gli ultimi provvedimenti ci sono state alcune opportune semplificazioni, quali l’abbandono dell’inutile labirinto del controllo dei codici Ateco. Peraltro, il sistema dei ristori non è certo risolutivo delle difficoltà incontrate dalle aziende: e qui ci riferiamo essenzialmente alle piccole aziende e ai piccoli imprenditori, laddove la fascia di indennizzo al 60% quando operante su ricavi comunque modesti e su bilanci necessariamente con pochi margini di manovra, non protegge con sicurezza le piccole imprese. Da un lato, sarebbe stato opportuno innalzare il contributo minimo ottenibile dai piccoli imprenditori e professionisti, con un forfait che sostenesse alla pari tutti coloro che non raggiungano certi minimi di ricavi; dall’altro, non ci nascondiamo che questo apre il problema dell’evasione ed elusione fiscale. Questa rimane una grande questione nazionale, e le problematiche attorno ai ristori e ai rimborsi l’hanno di nuovo messa in evidenza. Nel ribadire il dovere della legalità e il rispetto dei doveri fiscali e contributivi, non possiamo non ricordare che esiste un problema generale di semplificazione fiscale e di abbassamento delle aliquote, particolarmente quelle che provocano il cuneo fiscale a danno dei lavoratori dipendenti, mantenendo alto il costo del lavoro per i datori. Per pagare tutti, occorre pagare meno.

Dobbiamo subito pensare alle riaperture: anche con il cosiddetto passaporto vaccinale, del resto già esistente da sempre per certi viaggi all’estero (certificato di vaccinazione internazionale obbligatorio per la febbre gialla). Questo aiuterebbe senz’altro la ripresa del turismo e sarebbe un ulteriore incentivo a comportamenti virtuosi.

Occorre quindi contribuire alla ripresa del lavoro e della produzione, guardando oltre il lockdown.

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