
Sono una presenza stabile e si stanno dimostrando un elemento importante per la dinamica demografica ed economica italiana. Ricoprono spesso condizioni occupazionali svantaggiate e nonostante tutto assicurano un contributo sostanziale alle finanze pubbliche. Protagonisti di questa narrazione sono gli immigrati, nella fotografia che ci restituisce il Dossier statistico immigrazione 2025, curato dal Centro studi e ricerche Idos con la partecipazione del patronato Enasc, della Chiesa Valdese e dell’Istituto di studi politici “S. Pio V”. Giunto alla sua 35esima edizione, attraverso le sue 500 pagine di analisi socio-statistica, il Dossier si conferma uno strumento essenziale per tutte le istituzioni, le imprese e gli attori del Terzo settore che affrontano il fenomeno migratorio. Puntuale l’appuntamento annuale della presentazione dell’analisi sul fenomeno migratorio che si è svolta martedì 4 Novembre 2025, presso il Nuovo teatro Orione di Roma e in contemporanea in tutte le Regioni e Province autonome.
Secondo i dati provvisori Istat, all’inizio del 2025, l’Italia contava 5.422.426 residenti stranieri. Questo valore rappresenta il 9,2% della popolazione totale, confermando l’Italia come il quarto Paese dell’Unione europea per numero di presenze.
La comunità straniera svolge un ruolo positivo nel mitigare il grave declino demografico italiano: nel 2024, quasi 50mila bambini sono nati da genitori stranieri, pari a circa il 13,5% delle nascite totali. Le collettività più numerose sono quelle provenienti da Romania (oltre 1 milione), Albania (416.229) e Marocco (412.346).
L’evento romano si è aperto con i saluti introduttivi di Paolo de Nardis, presidente dell’Istituto di Studi politici “S. Pio V”, ed è proseguito con la presentazione dei contenuti a cura di Luca Di Sciullo, presidente del Centro studi e ricerche Idos. I lavori sono stati coordinati da Claudio Paravati, direttore del Centro studi Confronti. A livello globale, la situazione è allarmante: nel 2024, i migranti forzati hanno raggiunto il record di 123,2 milioni a causa di guerre, violenze e disastri ambientali.
Sul fronte degli arrivi, gli sbarchi via mare in Italia nel 2024 sono stati 66.317, in calo del 57,9% rispetto all’anno precedente, un dato che riflette l’irrigidimento delle politiche di controllo e deterrenza.
Il Dossier evidenzia forti disuguaglianze nel mercato del lavoro. L’inserimento lavorativo rimane subalterno e separato: solo il 9,1% dei lavoratori stranieri ricopre ruoli qualificati o dirigenziali, contro quasi il 40% degli italiani. Le retribuzioni medie annue degli stranieri (17mila) restano inferiori del 30,4% rispetto a quelle degli italiani (24.400).
Importante il contributo fiscale netto alle finanze pubbliche, stimato per il 2023, che ammonta a 4,6 miliardi di euro. Questo saldo positivo deriva dalla differenza tra i 39,1 miliardi di euro incassati dall’erario dagli immigrati e i 34,5 miliardi spesi per l’immigrazione. Gli occupati stranieri hanno superato i 2,5 milioni di lavoratori, pari al 10,5% del totale. Le imprese a gestione immigrata superano le 667mila unità a fine 2024, costituendo l’11,3% del totale nazionale.
Il sistema di ingresso per lavoro è definito disfunzionale. Le domande presentate nell’ambito dei decreti Flussi nel biennio 2023-2024 (1.326.980) sono state quasi cinque volte superiori alle quote previste (278.700). Secondo il Dossier, l’attuale disciplina, con meccanismi come il click day, ostacola l’immigrazione regolare e non risponde ai fabbisogni produttivi del Paese, lasciando scivolare persone nell’irregolarità.
Tra gli elementi considerati che accomuna la maggior parte della popolazione straniera già presente in Italia, emerge lo stato di esclusione e subordinazione economica e culturale. Oltre 2 milioni di stranieri (il 37,5% dei residenti) sono a rischio di povertà o esclusione sociale, una quota quasi doppia rispetto ai cittadini italiani (21,2%). La condizione è critica per i minori stranieri, il cui rischio di povertà raggiunge il 43,6% a livello nazionale, con picchi nel Mezzogiorno (78,2%); solo 1 su 14 stranieri a rischio di povertà fruisce dell’Assegno di inclusione.
Nonostante due terzi degli alunni stranieri (931.323 totali) siano nati in Italia, la mancanza di riconoscimento dell’appartenenza si riflette in un tasso di abbandono scolastico tre volte superiore rispetto agli italiani (26,9% contro 9,0%). L’acquisizione della cittadinanza (217.177 casi nel 2024) resta complessa, spesso ottenuta solo dopo lunghi periodi di attesa (fino a 10 anni di residenza). Gli interventi di approfondimento hanno coinvolto esperti come Francesca Nicodemi (avvocata esperta in materia di tratta di esseri umani), Valeria Taurino (direttrice generale Sos Mediterranee Italia) e Karem Rohana (attivista e blogger), focalizzando l’attenzione su tematiche cruciali che vanno oltre il mero dato statistico che hanno evidenziato come l’integrazione non sia solo una risposta etica ma anche una necessità sociale ed economica per il futuro del Paese.
Dall’altra parte del mare, oltre lo Stretto, è avvenuta in contemporanea la presentazione del Dossier statistico immigrazione 2025 con un focus regionale dedicato alla Sicilia. L’evento è stato ospitato dal Dipartimento di Scienze politiche e delle Relazioni internazionali dell’Università di Palermo. I saluti istituzionali sono stati affidati al direttore Dems dell’Università di Palermo, Costantino Visconti, al rettore Massimo Midiri, alla professoressa Giuseppina Tumminelli, moderatrice dei lavori. Sono intervenuti il viceprefetto di Palermo, Patrizia Adorno, l’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli, la dirigente generale del dipartimento della Famiglia e delle Politiche sociali, Maria Letizia Di Liberti. I dati relativi al territorio siciliano sono stati esposti dal ricercatore dell’Università di Messina, Tindaro Bellinvia e da Abdelkarim Hannachi, dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio. Il focus regionale ha messo in luce le specificità dell’area siciliana che “continua ad essere il più importante approdo della rotta mediterranea centrale” ma anche “ormai da decenni notoriamente terra di insediamento, con tunisini, marocchini, romeni, albanesi, srilankesi, bangladesi, cinesi divenuti componenti fondamentali del tessuto sociale e culturale dell’Isola e, più recentemente, con molti subsahariani che acquisiscono permessi di lungo soggiorno e cominciano a ricongiungersi anch’essi con le proprie famiglie”.
I dati elaborati per la Sicilia, aggiornati a fine dicembre 2024, indicano una presenza di circa 209.147 residenti stranieri. Questa popolazione costituisce il 4,4% della popolazione siciliana con una presenza che si concentra in alcune province: Catania guida la classifica con 35.690 residenti, seguita da Palermo (34.968), Ragusa (33.041) Messina e Agrigento.
Nel 2024, la presenza degli stranieri nel mercato del lavoro siciliano mostra segnali di crescita e trasformazione. Secondo i dati più recenti, l’incidenza degli stranieri tra gli occupati è salita al 5,1%, rispetto al 4,8% registrato nel 2023. Un incremento lieve ma significativo, che riflette una maggiore integrazione nel tessuto economico regionale. Tra gli occupati stranieri, la componente femminile rappresenta il 31,5%, evidenziando un persistente divario di genere. Anche sul fronte della disoccupazione si osserva una tendenza positiva: i disoccupati totali sono scesi da 263.900 nel 2023 a 219.900 nel 2024. Tra questi, gli stranieri costituiscono il 5,6% (in calo rispetto al 6,3% del 2023), con una quota femminile del 41,2%, in lieve diminuzione rispetto al 43,8% dell’anno precedente.
Nonostante un tasso di attività degli stranieri superiore a quello degli italiani (58,6% contro 53,8%), le opportunità lavorative restano spesso limitate a impieghi precari, pericolosi e mal retribuiti. Il 42,9% degli occupati stranieri svolge lavori manuali non qualificati, a fronte del 12,9% degli italiani, segno di una forte disuguaglianza nelle professioni esercitate.
A fine 2024, le imprese straniere in Sicilia sono 29.123, pari al 6,3% del totale regionale, con una flessione del 2,5% rispetto al 2023. Di queste, il 29,4% è a conduzione femminile e il 73,4% è guidato da cittadini extra-Ue. Le principali nazionalità dei titolari di impresa individuale sono:
- Marocco: 16,3%
- Germania: 11,7%
- Bangladesh: 10,7%
- Cina: 8,4%
- Tunisia: 7,0%
Il 68,2% delle imprese straniere opera nel settore dei servizi, con il 49,5% concentrato nel commercio.
Palermo guida la classifica con 6.463 imprese, l’81,7% attive nei servizi. Agrigento ha la maggiore incidenza sul totale provinciale (7,8%). Seguono Ragusa (7,4%), Messina (7,1%) e Trapani (6,9%). Ragusa si distingue per la forte presenza agricola: il 31,4% delle imprese immigrate regionali opera in questo settore.
Nel sistema scolastico regionale, gli studenti stranieri sono 29.971 nell’anno 2023/2024, pari al 4,3% della popolazione studentesca. Di questi, il 53% è nato in Italia. Il numero è aumentato del 4,3% rispetto all’anno precedente (+1.233), in controtendenza rispetto agli studenti italiani, diminuiti dell’1,7% (-11.248).

L’Enasc, patronato dell’organizzazione datoriale Unsic, da anni opera nel campo dell’immigrazione, attraverso i suoi sportelli dedicati sul territorio che seguono le pratiche di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, i ricongiungimenti familiari, le prenotazioni al test di lingua italiana. Ha partecipato al dibattito portando la sua esperienza diretta e il lavoro svolto nel tempo. Proprio facendo riferimento alla Sicilia, nello specifico a Ragusa, insieme a Unsic, ha sviluppato un modello pionieristico che collega direttamente le aziende italiane a corto di personale con lavoratori immigrati formati nei loro Paesi d’origine. Una visione che tutela imprese e lavoratori, sottraendo manodopera alla criminalità. Il progetto pre-partenza realizzato in Tunisia ha attivato una formazione mirata indirizzata a 700 persone con corsi di lingua italiana, educazione civica e formazione professionale specifica, basata sulle reali necessità delle aziende italiane. Grazie a questa iniziativa, oltre 400 cittadini tunisini sono entrati legalmente in Italia per lavorare nelle aziende del ragusano. È stato presentato anche un secondo progetto che si rivolge ai familiari di cittadini che entrano con ricongiungimento, fornendo loro una formazione linguistica e civica essenziale per una vera inclusione sociale e per prevenire fenomeni di isolamento e violenza domestica. Anche nel Nord Italia l’attività sinergica tra il patronato Enasc e l’associazione datoriale Unsic ha portato all’allargamento dei servizi dedicati all’immigrazione, diretti specificamente alle aziende. Questa collaborazione affronta un duplice problema che trova riscontro anche nei dati presentati dall’Idos, ossia la difficoltà delle aziende italiane nella ricerca di lavoro e la contemporanea volontà di molti stranieri di venire a lavorare nel nostro Paese.
“Il contatto quotidiano ci restituisce l’immagine di un sistema che spesso fatica a rispondere con tempestività ed efficienza – spiegano dall’Enasc. “Le difficoltà che gli operatori riscontrano coincidono con molti dei punti messi in luce dal Dossier Idos 2025: rigidità procedurali e lentezze burocratiche non vanno incontro ai reali bisogni del mercato del lavoro e delle aziende italiane. A tutto questo si aggiunge un problema di fondo, quello dell’integrazione sociale. Non basta favorire l’ingresso nel mondo del lavoro se non si promuove parallelamente un percorso di inclusione culturale, educativa. L’integrazione è un processo reciproco, che chiede impegno alle istituzioni ma anche alla società civile, alle scuole, alle associazioni e ai cittadini”.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
