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Elezioni, Letta e il nodo alleanze, a destra “il peso” della Meloni

Giorgia Meloni nella foto di Francesco Ammendola, Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica (foto Quirinale.it)

Nel centrosinistra, che parte da una posizione di svantaggio nei sondaggi, Enrico Letta prova a fare il tessitore di alleanze. Sa che il Pd da solo non può competere con il blocco del centrodestra, ma è cosciente anche che il “campo largo” è pieno di tanti colonnelli e truppe tutte da quantificare.

Lo slogan, per sollecitare avvicinamenti, è “la scelta è fra noi e la Meloni”. Ma intanto, tra veti incrociati – in particolare contro Giuseppe Conte e il Movimento Cinque Stelle – e ambizioni alla premiership, rivendicata ad esempio da Carlo Calenda (“O Draghi, o come presidente del consiglio mi candido io” ha detto il leader di Azione), il percorso è tutto in salita.

Difficoltà di accordi anche con Italia viva: Matteo Renzi a Retequattro ha dichiarato di voler “andare da solo”, puntando ad oltrepassare il 5 per cento soprattutto attraverso il coinvolgimento dei giovani.

La partita più facile, per il Pd, è quella con gli esponenti di Demos e Articolo Uno, come Roberto Speranza, pronti ad una lista unica di coalizione. Da perfezionare l’accordo con la lista di Bruno Tabacci, quel Centro democratico che al Senato ha accolto la formazione di Luigi Di Maio, altro leader della contesa.

Non si nasconde l’obiettivo di includere anche i dissidenti di Forza Italia, in testa Maria Stella Gelmini, che potrebbe confluire in Azione di Calenda. E non è da escludere un accordo con il governatore ligure Giovanni Toti.

Di certo, però, in caso di vittoria, non sarà facile governare con rilevanti segmenti di centro o provenienti dal centrodestra. Una coalizione che, sulla carta, dovrebbe tenere insieme almeno una mezza dozzina di leader.

Nel centrodestra il nodo è invece rappresentato dal “peso” ancora crescente di Giorgia Meloni nei sondaggi, che addirittura potrebbe avere più voti di Lega e Forza Italia insieme. Il rischio è quello del “fuoco amico” per non ridurre due leader come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini al ruolo di comprimari.

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