Nell’Unione europea, solo il 34,7 per cento dei manager è donna. È quanto emerge dall’analisi Eurostat sulla situazione occupazionale dell’Ue alla fine del terzo trimestre 2023. Un dato che fa riflettere su una situazione complessa, un problema strutturale che, nonostante le quote rosa e le altre iniziative a favore dell’occupazione femminile, continua a persistere dal 2017.
In base all’analisi, la maggioranza degli occupati di età compresa tra i 15 e 64 anni sono uomini, con una percentuale del 53,5 per cento, contro il 46,5 per cento delle donne. Se in questo caso i due dati non sono molto distanti tra loro, non bisogna lasciarsi ingannare.
Le donne, infatti, oltre ad incontrare maggiori difficoltà nel ricoprire ruoli di prestigio e responsabilità, rappresentano la quota maggiore in quei lavori che rispecchiano lo stereotipo femminile, come maestre, segretarie e infermiere.
Per cui mentre tra i manager, il 65,3 per cento sono uomini e solo il 34,7 per cento donne, al contrario queste ultime costituiscono la maggioranza tra gli impiegati di supporto (65,8 per cento), gli addetti ai servizi e alle vendite (63,5 per cento), i professionisti quali scienziati (54,3 per cento) e le professioni elementari (53 per cento).
Inoltre, la percentuale sale ancora di più se si analizzano posizioni specifiche. Sono donne, infatti, il 92,6 per cento degli assistenti all’infanzia e degli assistenti insegnanti e l’89,3 per cento dei segretari. E ancora l’88,2 per cento degli insegnanti della scuola primaria e della prima infanzia, l’87,5 per cento dei professionisti infermieristici e ostetrici e l’86,5 per cento del personale colf e aiutante domestico, alberghiero e d’ufficio.
Una situazione che non stupisce, o meglio conferma come nel mondo del lavoro in generale e nell’occupazione femminile in particolare ci siano ancora tanti passi avanti da fare. Le quote rosa, infatti, non bastano se di fatto le donne continuano a ricoprire i ruoli di assistenza e cura, confermando, una volta in più, gli stereotipi esistenti.