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Gli appelli del mondo del turismo per linee guida e sostegni al settore

“Apprezzo gli interventi e le lettere aperte dei più importanti imprenditori e delle associazioni di categoria del turismo: le nostre aziende stanno affrontando l’inimmaginabile. Rispetto ad altri settori merceologici, le imprese turistiche sono poco capitalizzate, a causa della bassa marginalità, dell’alto livello di concorrenza e della struttura verticale del mercato di intermediazione: non hanno patrimonializzato e non sono strutturalmente predisposte a superare una crisi pandemica come quella che stiamo vivendo”.

E’ quanto evidenzia Mario Malerba, coordinatore di “Team Valore”, un gruppo di 200 agenzie di viaggi distribuite sul territorio nazionale”.

“Il mercato italiano del turismo, salvo poche e conosciute società, è costituito da microimprese che spesso non hanno voce – continua Malerba. “Nel solo comparto delle agenzie di viaggi si contano 40mila addetti polverizzati in circa novemila realtà tra agenzie di viaggi con singole partite Iva, network con sedi centrali e filiali e, ultima tendenza, personal travel agents, ovvero professionisti che prestano i loro servizi di consulenza in smart working.

Anche tra i tour operator c’è molta dispersione, con circa 120 aziende per un totale di 8.500 lavoratori.

Alberghi e ristoranti sono per la maggior parte a gestione familiare: i ristoranti, ad esempio, sono 40mila per un totale di 400mila addetti. La situazione non cambia sul fronte delle imprese specializzate in eventi, incentive e business travel, che nel 2018 hanno realizzato un totale di 421.503 eventi e spesso sono società di persone con pochi dipendenti. Persino nel settore dell’incoming, che fino all’anno scorso ha convogliato in Italia milioni di stranieri, si osservano centinaia di piccole aziende.

Vorrei sottolineare che tutte le persone, gli imprenditori e i lavoratori che operano nel settore turistico, in base alle statistiche, rappresentano una variabile compresa tra il 15 e il 20 per cento della forza lavoro italiana e producono un giro d’affari che rappresenta il 13 per cento del Pil. Queste persone hanno bisogno di un sostegno immediato: giorni e mesi di inattività porteranno a chiusure, licenziamenti, fallimenti. Il governo non può limitarsi a cure palliative: la cassa integrazione e gli altri interventi adottati nei DL emanati sino ad oggi rappresentano dei piccoli passi, ma adesso si deve immettere immediatamente liquidità a lungo termine a tasso zero, prorogando il pagamento di tasse, contributi, mutui e altre spese almeno di un anno, come suggeriscono le proiezioni elaborate dagli analisti economici. La politica tutta deve muoversi per sostenere il turismo: serve un tavolo tecnico con i ministeri interessati, i rappresentanti di tutte le categorie e le banche.

Se si lasciano alla deriva tutte queste persone, non si rischia solo il collasso di un comparto economico, si rischia il collasso del Paese: il turismo, infatti, ha forti ripercussioni sull’immagine e sulla tenuta stessa del Sistema Italia. Gli operatori che si occupano di incoming, portando gli stranieri in Italia agevolano e promuovono il Made in Italy nel mondo, così come gli addetti del business travel sono la chiave strategica delle nostre esportazioni. Anche chi opera nell’outgoing gioca un ruolo di primo piano, perché permette ai cittadini del mondo di incontrare gli Italiani e di scoprire la loro innata empatia che, mi sento di dire, è il motore di tutto il nostro sistema import/export.

La mia lunga esperienza nel turismo mi ha insegnato a combattere soprattutto per le giuste cause. Non chiedo niente per me, ma porto avanti con forza e attraverso ogni canale possibile il mio messaggio, che è comune a quello di tanti imprenditori del settore: se non si salva subito la filiera produttiva del turismo, che è una delle più importanti in Italia come numeri e come immagine, il Paese intero non ce la farà”.

Altro sos arriva da oltre 250 operatori del settore turistico e del commercio del Verbano Cusio Ossola, dai Laghi Maggiore, Orta e Mergozzo al Monte Rosa, giustamente preoccupati per la “ripresa” delle proprie attività.

Chiedono che l’emergenza economica e sociale venga gestita per tempo, per evitare ritardi e consentire agli operatori di valutare la sostenibilità della propria attività.

Se l’emergenza sanitaria, a cui giustamente si dà ora la priorità, è stata in parte imprevedibile, anche per gravità e rapidità di diffusione, ritardi non sono invece giustificabili per quanto riguarda la fase successiva, quella della gestione di una crisi molto difficile, in particolare per il settore del turismo, del commercio, degli eventi e degli spettacoli.

“Da più parti si accenna, ragionevolmente, ad una ripresa ‘graduale’ delle attività – evidenziano. “Comprendiamo che stabilire i tempi sia in questa fase prematuro, ma le ‘condizioni’ di tale gradualità possono essere definite fin da subito, nel concreto, così da consentire agli operatori di adeguarsi, là dove possibile, o di valutare la possibilità o meno di riaprire con determinate condizioni.

La programmazione è infatti fondamentale, soprattutto in un settore, quello del turismo, che lavora per il domani.

Le misure relative, ad esempio, al distanziamento sociale possono essere applicate più facilmente nei contesti lavorativi industriali, dove il numero degli addetti è definito, così come le postazioni di lavoro, mentre hanno un impatto determinante per le attività turistiche, per i trasporti, per tutto il settore della ristorazione, degli eventi, dei concerti e spettacoli, delle attività sportive e dei servizi alla persona.

E’ necessario pertanto conoscere con forte anticipo e nel dettaglio quali saranno i requisiti richiesti e le precauzioni di carattere sanitario da adottare, per le attività al coperto e per quelle all’aperto, nelle diverse fasi, la cui sostenibilità andrà approfondita anche con le categorie interessate.

E’ evidente che da tali condizioni di carattere sanitario dipenderanno le valutazioni dei singoli operatori, sia per coloro che avranno la possibilità – per metrature, spazi, tipologie di lavoro – di predisporre per tempo tutto quanto richiesto per riprendere appena possibile l’attività, sia per coloro che dovranno invece necessariamente prorogare le chiusure, data l’impossibilità di sostenere i costi o per oggettivi limiti strutturali nelle superfici o nei processi lavorativi (pensiamo ad esempio alle cucine).

A tale proposito si invitano anche i comuni ad agevolare dal punto di vista burocratico ed economico, l’utilizzo di edifici, spazi e superfici pubbliche, ad esempio per ampliare i dehor o per ospitare eventi e spettacoli e a favorire in ogni modo le filiere locali nonché i servizi reperibili sul territorio.

Si consideri inoltre che nel Verbano Cusio Ossola l’impatto sarà ancora più devastante, in quanto circa l’80 per cento del nostro turismo è rappresentato da stranieri, con una forte presenza anche di visitatori ultra sessantenni: valutata la diversa tempistica di diffusione del virus a livello europeo ed extra-europeo, la crisi del trasporto aereo e il clima generale, la ripresa sarà ancora più lenta e per questo andrà previsto un significativo e prolungato sostegno finanziario al settore, con maggiore liquidità per le imprese, in proporzione al fatturato maturato nelle ultime annualità, la sospensione delle imposte comunali (Imu, Tasi, Tari) e la proroga della moratoria per mutui e affitti.

Tali provvedimenti dovranno riguardare necessariamente anche i lavoratori del settore, compresi coloro che sono stati assunti dopo il 23 febbraio 2020 e che oggi sono privi di qualsiasi copertura, nonché le diverse forme di ricettività, anche le più piccole, come i B&B o gli affitti turistici, che rappresentano per molte famiglie un importante sostegno al reddito.

Le chiusure o i ritardi nelle apertura stagionali determineranno infatti una situazione occupazionale di grande criticità per tutti i lavoratori stagionali che non potranno più beneficiare della NASpI, l’indennità mensile di disoccupazione.

La definizione di tutto quando indispensabile per una possibile ripresa è prioritario rispetto ad ogni successiva azione di promozione o commercializzazione che si richiede possa prevedere due livelli differenti: da un lato una promozione a livello macro in capo alla Regione o ai soggetti incaricati a tale scopo, favorendo anche eventi di carattere eccezionale per un forte rilancio internazionale della destinazione e possibilmente un prolungamento della stagione turistica fino a dicembre, con l’apertura eccezionale dei Palazzi Borromeo, e dall’altro un sostegno diretto alle azioni promozionali svolte dai soggetti imprenditoriali del territorio, per raggiungere – con campagne promozionali mirate – anche nicchie di mercato comunque preziose in una fase congiunturale come l’attuale”.

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