
Ammonterebbero a quasi due milioni di euro le perdite che hanno interessato il settore terziario romano in questo mese a causa delle conseguenze del conflitto russo-ucraino. Secondo le prime stime presentate da un’organizzazione di rappresentanza, tanto hanno pesato i rincari sulle materie prime, l’aumento dei costi di gestione diretta e indiretta, a partire dal settore logistico, che annovera anche il trasporto delle merci e il magazzinaggio.
Alle perdite già stimate, che potrebbero non essere completamente esaustive, si accompagna un generale sentimento di preoccupazione. Per il 66 per cento degli imprenditori le condizioni della propria azienda tenderanno a peggiorare e il settore che maggiormente risentirà della crisi prodotta dalla guerra sarà quello ricettivo (76 per cento).
Segue poi il comparto della logistica (70 per cento), il commercio “no food” e bar e ristoranti (66 per cento). Entrando ancora più nel dettaglio, tenuto conto dello scoppio della guerra, quattro imprese su dieci prevedono un crollo verticale dei propri fatturati entro la fine dell’anno.
Anche qui le realtà più penalizzate saranno quelle legate al turismo e al food ma sono certe degli effetti negative anche quelle imprese che si occupano dei servizi alla persona (nel 43 per cento dei casi) e quelle che prestano servizi alle imprese (per il 40 per cento).
Lo spettro delle conseguenze della guerra è realmente tangibile per gli imprenditori che nell’ultimo mese hanno subito passivamente l’aumento dei costi per la fornitura di materie prime e beni.
Il 56 per cento degli intervistati ha registrato nelle prime due settimane di marzo un aumento dei prezzi mentre a febbraio a dire che i costi erano lievitati era il 53,7 per cento.
A pesare per lo più sono i prezzi legati ai rifornimenti energetici in questo caso il 72 per cento delle imprese ha avuto un rincaro nel mese di marzo, mentre a febbraio questo pesava “solo” sul 68,6 per cento delle aziende.
A crescere inoltre anche il “peso” per garantire la logistica, ovvero il trasporto dei beni, sia per le materie prime per lavorare e servire i clienti, sia le merci da vendere. I prezzi soprattutto per il trasporto ed il magazzinaggio nel mese corrente sono aumentati per il 62 per cento degli intervistati. Infine il 55,4 per cento degli intervistati sta già pagando la difficoltà nel reperire i materiali primi con cui lavorare e alla fine con i rincari a monte, per poter lavorare, sette imprese su 10 sono certe: “A pagare saranno anche i consumatori”.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
