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Il Rapporto Ispra sui rifiuti urbani in Italia

E’ stata presentata dall’Ispra l’edizione 2022 del Rapporto Rifiuti Urbani, con i dati relativi all’anno 2021.

Giunto alla sua ventiquattresima edizione, il rapporto scaturisce da un’articolata attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Ispra, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’Ambiente.

Dopo la fase acuta della pandemia, che per paradosso ha apportato benefici all’ambiente anche attraverso la riduzione dei rifiuti, l’attuale ripresa delle attività, in particolare del pendolarismo lavorativo e del turismo, sta generando il naturale aumento della produzione di rifiuti urbani in Italia, i cui segnali sono stati presenti già nel 2021 rispetto all’anno precedente. La crescita è però inferiore a quella del Pil e dei consumi delle famiglie.

Risultati nel complesso significativi per la raccolta differenziata: 64 per cento la media nazionale. Veneto (76,2 per cento) e Sardegna (74,9 per cento), registrano le percentuali più alte, tra le nove regioni che superano l’obiettivo del 65 per cento. Molto vicino a raggiungere il target anche l’Abruzzo (64,6 per cento), seguito da Toscana e Valle d’Aosta. Significativo balzo in avanti per la Basilicata, che con un aumento di 6 punti rispetto al 2020 raggiunge il 62,7 per cento. Ancora al di sotto del 50 per cento la Sicilia (46,9 per cento) che, tuttavia, fa segnare un progresso importante di 4,7 punti rispetto alla percentuale del 2020.

Come negli anni precedenti, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano per la provincia di Treviso, che nel 2021 raggiunge l’88,6 per cento, seguita da Mantova (86,4 per cento) e Belluno (83,8 per cento). Tra le città metropolitane, sempre in crescita la percentuale di Cagliari con il 74,4 per cento.

La spinta della differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti. Nel 2021 la quota dei rifiuti organici avviati al trattamento cresce di 190 mila tonnellate, pari al 2,9 per cento. Oltre la metà degli impianti operativi per la gestione dei rifiuti (657 in tutta Italia) si occupa di trattare questa frazione. Nonostante nell’ultimo decennio il ricorso alla discarica si sia ridotto del 52 per cento, occorre dimezzare in tempi brevi questa forma di smaltimento, che riguarda quasi 5,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (il 19% dei rifiuti prodotti).

Particolare attenzione da parte dell’Europa è rivolta agli imballaggi e ai rifiuti da imballaggio, con ambiziosi obiettivi di riciclaggio al 2025 e al 2030. Con l’applicazione delle nuove metodologie di calcolo gli obiettivi previsti per il 2025 sono praticamente già raggiunti per tutte le frazioni di
imballaggio, ad eccezione della plastica. Necessario incrementare il riciclaggio di quest’ultima, pari
al 47 per cento, per raggiungere l’obiettivo del 50 per cento intervenendo con nuove tecnologie di trattamento, soprattutto per quelle tipologie di rifiuti che sono ad oggi difficilmente recuperabili mediante processi di tipo meccanico.

Nel 2021 i rifiuti urbani esportati sono stati tre volte superiori a quelli importati: l’Italia ne ha portati fuori 659 mila tonnellate, mentre l’import è di 219 mila. Campania e Lazio sono le due regioni che esportano maggiormente i propri quantitativi. Austria, Portogallo e Spagna i Paesi dove destiniamo più rifiuti urbani.

Il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 194,5 euro/abitante (nel 2020 era 185,6) in aumento di 8,9 euro ad abitante.

I costi più elevati si rilevano al Centro con 230,7 euro/abitante, segue il Sud con 202,3 euro/abitante, mentre al Nord il costo è pari a 174,6 euro/abitante.

Sul fronte del PNRR, il 2021 è stato l’anno della prima attuazione del Piano grazie all’adozione delle riforme strutturali associate alla missione transizione verde ed economia circolare (M2C1).

Obiettivo è dotare tutto il Paese di una rete omogenea di impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti, colmando il divario esistente fra Nord e Centrosud e riducendo i conferimenti in discarica. Sono 2,1 i miliardi di euro destinati alle due linee di investimento per le attività di gestione dei rifiuti (1,5 miliardi) e a progetti innovativi di economia circolare (600 milioni). Ispra è impegnata nell’attività di selezione dei progetti.

Tutti i dati nel dettaglio, sono pubblicati e scaricabili dal sito del Catasto Nazionale dei Rifiuti: http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it/

Pagina Ispra con il rapporto completo e la sintesi dei dati

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