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Il vademecum per il coronavirus: repetita iuvant

Il contagio è stato rapidissimo. Nel giro di un weekend l’Italia ha scalato le classifiche internazionali per numero di contagiati da coronavirus (Covid-19) ed ha raggiunto la terza posizione dietro a Cina e Corea del Sud.

Le cifre di contagiati che salgono repentinamente, la quarantena che investe diverse zone del Paese, le pesanti conseguenze economiche, l’incertezza sull’evoluzione della situazione sono tutte condizioni che generano inquietudine ed apprensione.

Utile, allora, ripassare un po’ di indicazioni fornite dagli esperti.

La prima regola, come consigliano molti virologi, è proprio quella di rispettare le direttive ministeriali. Se però si vuole approfondire la conoscenza dell’infezione, i pareri degli scienziati purtroppo non sono univoci. Anzi.

GRAVITA’ – I due simboli delle opposte fazioni sono Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia clinica all’ospedale Sacco di Milano, la quale domenica scorsa ha scritto sulla propria pagina facebook che “si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale”. Di diverso avviso Roberto Burioni, che smentisce chi paragona il coronavirus ad un’influenza, spiegando che siamo di fronte ad un questione molto seria.

Di certo, la gravità del problema dipende dall’estensione del contagio. I virologi sono concordi nel rilevare che circa quattro contagiati su cinque presenta sintomi lievi. Nel 10-15 per cento dei casi può svilupparsi una polmonite (qualcuno abbassa questa percentuale), con decorso in maggioranza benigno. Il rischio di gravi complicanze riguarda soprattutto persone anziane o con patologie preesistenti o immunodepresse. Per cui se i casi diventassero a sei o a sette zeri, è chiaro che il numero dei decessi raggiungerebbe cifre ragguardevoli.

IL VIRUS – Di questo virus sappiamo che è stato causato dalla trasmissione da animale (pipistrello) a uomo, con epicentro un mercato della città cinese di Wuhan dove venivano venduti anche animali selvatici vivi.

Ha un elevato grado di trasmissione ed è probabilmente possibile essere contagiati anche da persone asintomatiche. Il Sars-CoV-2 si trasmette tramite le goccioline del respiro della persona infetta, accentuate in caso di tosse o starnuti, o attraverso contatto diretto personale.

Riguardo al periodo di incubazione, di solito si parla di 7-14 giorni, benché il governatore dell’Hubei abbia citato il caso di un anziano che ha manifestato i primi sintomi ben 27 giorni dopo l’infezione. L’ipotesi di un’incubazione più lunga del previsto è stata avanzata anche da Walter Ricciardi.

I NUMERI – Altro nodo: perché l’Italia registra di gran lunga più casi di altri Paesi?

Una teoria, supportata in particolare da Ilaria Capua, a capo del One Health Center of Excellence della University of Florida, spiega ciò con la scelta italiana di cercare i casi più attivamente di altri. La virologa prevede che il contagio durerà fino a primavera inoltrata o fino a prima dell’estate. La Capua è convinta anche che in altri Paesi europei numerosi casi verranno diagnosticati nei prossimi giorni.

Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Sacco, parla invece di una “situazione più sfortunata” per l’Italia in quanto l’epidemia si è innescata in un contesto ospedaliero, come accadde per la Mers a Seul nel 2015.

Le polemiche delle ultime ore riguardano proprio questo aspetto, cioè il fatto che una struttura ospedaliera abbia accolto un potenziale malato nel pronto soccorso, innescando il contagio.

IL VADEMECUM – Riguardo alle direttive, le istituzioni invitano chi ritenga di avere avuto contatti con persone infettate o viaggiato in aree dove vi sia la trasmissione del virus o essere stato in ambienti sanitari nei quali erano curati pazienti affetti da Covid-19, a telefonare al numero 1500 del ministero della Salute per essere preso in carico dagli operatori specializzati.

Al di fuori dell’area limitata in cui si sono verificati i casi, le autorità invitano i cittadini a non farsi prendere dal panico e di continuare a condurre una vita ordinaria, seguendo le norme di igiene, cioè principalmente lavandosi continuamente le mani, disinfettando gli ambienti ed evitando di portarsi alla bocca o agli occhi le mani non lavate.

COME SI CURA – Non esistono terapie specifiche e per il vaccino si prevede non meno di un anno di tempo. In genere si cura come i casi di influenza, mentre per i casi più gravi, oltre al supporto meccanico alla respirazione, l’Oms suggerisce una terapia antivirale sperimentale (utilizzata anche allo Spallanzani), basata su due farmaci: il Lopinavir/Ritonavir, antivirale utilizzato per la infezione da Hiv, ed il Remdesivir, antivirale utilizzato per la malattia da Virus Ebola.

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