
La Lombardia è la locomotiva d’Italia. Lo afferma l’Inps commentando i dati presenti nel suo XXIII Rapporto annuale divulgati a Milano presso il Dipartimento di Studi giuridici dell’Università Bocconi. Il ruolo rilevante della regione lombarda per l’economia italiana trova conferma nei numeri elaborati dall’Osservatorio dell’Istituto nazionale della Previdenza sociale che evidenzia come in questo territorio siano presenti il 17% delle imprese e dei datori di lavoro del Paese che apportano all’Inps il 19% degli assicurati sul totale nazionale, pari a circa 5 milioni di posizioni, il 5% in più rispetto al 2019.
Segnalato anche una crescita della retribuzione media annua lorda che nel 2023 è stata di 30 mila euro, il 16% in più della media nazionale, in crescita dell’8% rispetto al 2019.
Tutti elementi che indicano la resilienza del mercato del lavoro italiano con un incremento degli occupati che a maggio 2024 ha raggiunto quasi 24 milioni di lavoratori su base nazionale. L’aspetto più significativo riguarda l’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato che tra gennaio 2016 e dicembre 2023 cresciuto da 15,14 milioni a 17,52 milioni.
“Se vogliamo avere un sistema previdenziale sostenibile dobbiamo aumentare la base occupazionale – ha dichiarato il presidente dell’Inps Gabriele Fava. “Per farlo serve un nuovo patto con il tessuto produttivo. Il Rapporto Inps evidenzia come nel 2023 mentre la spesa per ammortizzatori sociali sia stata in linea con la media europea, quella per le politiche attive abbia un valore significativamente inferiore rispetto ad altri paesi Ue ed è importante continuare nell’azione di governo per sviluppare un sistema che incentivi strutturalmente la partecipazione e il reinserimento nel mondo del lavoro, in particolare per i soggetti più deboli come giovani e donne, collegando il sostegno economico delle politiche passive alle politiche attive, in cui la formazione, anche professionale, gioca un ruolo fondamentale”. Fava ha anche ha sottolineato l’importanza dell’acquisizione delle nuove competenze richieste dal mercato del lavoro. “Il 75% delle imprese italiane con più di dieci dipendenti lamenta una carenza di competenze, il cosiddetto skill shortage – ha spiegato il presidente dell’Inps. “Le cause del mancato incrocio tra domanda e offerta di lavoro sono principalmente due: inadeguatezza delle competenze dei candidati e inefficacia delle politiche attive. Questo divario può essere colmato rafforzando l’interazione tra il sistema formativo e le imprese. Potenziare i servizi per il lavoro e la formazione diventa cruciale per ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle possedute dai lavoratori. Gli ultimi dati di Eurostat disponibili mostrano che il job vacancy rates è sempre molto alto in Italia superiore a quello di Francia, ma nei primi mesi del 2024 grazie anche agli investimenti del Pnrr è in leggero miglioramento”.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
