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Istat, continua il calo della produzione industriale

produzione industriale

Continua la fase di discesa dell’indice della produzione industriale, comune anche ad altri Paesi dell’Unione europea e particolarmente marcata in Germania. È quanto fa sapere l’Istat nella nota sull’andamento economico italiano di luglio-agosto 2024.

L’economia internazionale continua a mostrare una crescita moderata ma stabile, sostenuta dal calo dell’inflazione e da condizioni del mercato del lavoro ancora solide in molti paesi. Nonostante i segnali positivi, il persistere di tensioni geopolitiche rende le prospettive per i prossimi mesi piuttosto incerte.

In Italia, nel secondo trimestre il prodotto interno lordo (Pil) ha segnato un lieve aumento su base congiunturale (+0,2%), registrando il quarto tasso di crescita consecutivo, dovuto soprattutto alla variazione delle scorte (+0,4%).

Negativo, invece, il contributo della domanda estera netta a seguito del calo di maggiore entità delle esportazioni rispetto a quello delle importazioni di beni e servizi (con variazioni congiunturali, rispettivamente, del -1,5% e -0,6%). Invariate le condizioni delle esportazioni di beni di valore, che nel primo trimestre 2024 avevano subito un calo, mentre le vendite dirette verso mercati Ue confermano il trend negativo.

Complessivamente nei primi sei mesi del 2024 le esportazioni sono diminuite dell’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le importazioni sono calate del 7,4%. In entrambi i casi il calo dei valori si è accompagnato a una contrazione dei volumi delle vendite di prodotti italiani.

La produzione industriale, poi, sta subendo un progressivo calo iniziato nel 2022. A livello internazionale la tendenza negativa è stata determinata dall’intensificarsi delle tensioni geopolitiche, con conseguenti impatti negativi sulle relazioni commerciali tra le principali economie e aumenti dei prezzi delle materie prime energetiche e alimentari.

Questi elementi hanno generato un clima di incertezza che si è tradotto in una diminuzione della fiducia degli operatori economici e una contrazione della domanda mondiale. La forte crescita dei costi dell’energia, inoltre, ha ulteriormente aggravato le difficoltà operative delle imprese italiane.

A livello nazionale, la crescita dell’inflazione, che ha pesato sul potere d’acquisto delle famiglie, e il rialzo dei tassi di interesse a seguito di politiche monetarie restrittive, che hanno rallentato gli investimenti, hanno contribuito a un rallentamento della domanda interna, con conseguente impatto negativo sulla produzione industriale.

Tra i vari settori, quelli che hanno subito il calo maggiore, nel periodo compreso tra maggio 2022 e luglio 2024, sono stati il tessile, abbigliamento e pelli (-25,0%) e il legno (-20,7%), che hanno probabilmente risentito delle dinamiche inflazionistiche e della diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.

Altri settori, come la fabbricazione di prodotti farmaceutici e la fabbricazione di computer, elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, sono stati invece in grado di mantenere livelli di produzione in crescita (rispettivamente +5,6% e +1,4%). I comparti della produzione di beni alimentari, bevande e tabacco (-2,0%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (-1,8%) e altre industrie manifatturiere (-0,9%) hanno mostrato invece una relativa resilienza.

L’Istituto, inoltre, fa sapere che al momento i dati disponibili non sembrano segnalare la fine della fase di contrazione della produzione industriale e il clima di incertezza dei prossimi mesi rende difficile ipotizzare il timing dell’inversione ciclica dell’indicatore.

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