sabato , Dicembre 6 2025
Home / Comunicazione / Primo piano / Ocse: chi inizia a lavorare ora andrà in pensione a 71 anni

Ocse: chi inizia a lavorare ora andrà in pensione a 71 anni

pensione

I giovani che entrano nel mercato del lavoro ora andranno in pensione a 71 anni, sempre nell’ipotesi che il primo contratto regolare inizi a 22 anni. È quanto emerso dal Rapporto dell’Ocse dal titolo “Pensions at a glance”.

Dei 38 Paesi Ocse, dopo l’Italia e l’Estonia (71 anni) solo la Danimarca avrà un’età pensionabile più alta, arrivando addirittura a 74 anni, mentre sono precedute da Paesi Bassi e Svezia (70 anni). Dati che, come spiegato nel report sono legati all’aspettativa di vita.

Nonostante “l’età pensionabile legale in Italia è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale”, il nostro Paese “garantisce un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza una penalità”.

Attualmente l’età “normale di pensionamento” è di circa 65 anni, dato in linea con la media Ocse che si attesta sui 64,1. Al contrario, a meno che non vengano introdotte nuove regole, per chi comincia a lavorare ora invece l’età media di uscita sarà più alta di circa quattro anni rispetto alla media Ocse.

“L’Italia – infatti – è uno dei nove paesi Ocse che vincolano il pensionamento legale per età con la speranza di vita”, si legge nel Rapporto. “In un sistema contributivo tale collegamento non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche, ma mira a evitare che le persone vadano in pensione troppo presto con pensioni troppo basse e per promuovere l’occupazione”, riporta l’Ansa.

I tassi di occupazione nelle fasce di età più anziane (60-64 anni) , spiega l’Ocse, sono al livello più basso dopo la Francia e la Grecia. “Le possibilità di andare in pensione prima dell’età pensionabile prevista dalla legge risultano molto vantaggiose. La concessione di benefici relativamente elevati a età relativamente basse nell’ambito delle Quote contribuisce alla seconda più alta spesa per la pensione pubblica tra i paesi Ocse, al 16,3 per cento del Pil nel 2021. Sebbene l’aliquota contributiva sia molto elevata, le entrate derivanti dai contributi pensionistici rappresentano solo l’11 per cento circa del PIL e necessitano di ingenti finanziamenti fiscalità generale”. Secondo le stime, nel 2025 la spesa pensionistica in Italia sarà la più alta tra i paesi dell’Ocse, pari al 16,2 per cento del Pil, fino a raggiungere il 17,9 per cento nel 2035 per poi ripiegare. Inoltre, nei prossimi 40 anni, ovvero tra  il 2022 e il 2062, la popolazione in età da lavoro diminuirà del 35 per cento, contro l’11 per cento della media Ocse, con un rapporto di 78 over 65 ogni 100 tra i 20 e i 64 anni nel 2052 (54 nell’area Ocse).

Check Also

pnrr

Pnrr, ok dalla Commissione Ue all’ottava rata da 12,8 miliardi

La Commissione europea ha comunicato la valutazione positiva per il pagamento dell’ottava rata del Pnrr …