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Riparte il mercato del lavoro, ma aumenta la difficoltà di reperimento dei candidati

Il mercato del lavoro riparte superando i livelli pre-Covid, ma le aziende non trovano un lavoratore su due. È quanto emerge dagli ultimi dati di Unioncamere-Anpal. 

Solo a gennaio sono 504mila i profili ricercati dalle aziende italiane, registrando un +10,1 per cento rispetto a gennaio 2022. Nei primi tre mesi di quest’anno sono previste 1,3 milioni di assunzioni, che equivalgono a 149mila assunzioni in più rispetto allo stesso periodo del 2022, con una crescita del 12,9 per cento.
Tra i settori che prevedono maggiori assunzioni vi è il manifatturiero, con il reclutamento di 19mila unità e un incremento del 17,8 per cento. Seguono il turismo con 10mila assunzioni che corrispondono a un +21 per cento, mentre 7mila unità sono previste per i servizi operativi di supporto a imprese e persone (+17,7 per cento) e per i servizi alle persone (+12,9 per cento).

A mancare, tuttavia, sono le figure professionali. La difficoltà di reperimento infatti è salita al 46,5 per cento, registrando un +7 per cento rispetto all’anno scorso. Le categorie più colpite sono quelle dei dirigenti e operai specializzati, per cui la percentuale di difficoltà sale rispettivamente al 66 e al 62 per cento. Seguono i tecnici (51,6 per cento), i conduttori di impianti (49 per cento) e i professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione (47,5 per cento).

In base a quanto indicato dalle aziende, la motivazione principale di questa difficoltà è la mancanza di candidati che interessa il 27,8 per cento dei casi. La preparazione e altri motivi costituiscono percentuali minori, rispettivamente il 13,5 per cento e il 4,4 percento.

Nonostante la crescita del tasso di occupazione che a ottobre ha raggiunto il 60,5 per cento, segnando il record dall’inizio delle misurazioni Istat iniziate nel 1977, aumentano anche le difficoltà e la precarietà della domanda. La tipologia di contratto maggiormente proposta, infatti, è quella del contratto a tempo determinato (41,3 per cento). I contratti a tempo indeterminato costituiscono solo il 24,3 per cento delle assunzioni. Il restante 34,3 per cento è diviso tra contratti in somministrazione (14,7 per cento), contratti non alle dipendenze(8,8 per cento), apprendistato (5 per cento), contratti di collaborazione (3,7 per cento) e altre tipologie di contratti alle dipendenze (2,1 per cento).

La maggior parte delle assunzioni sono previste al Nord, e in particolare circa 123mila nel Nord-Est e oltre 171mila nel Nord-Ovest, per un totale di 294mila unità. Sono poi 109mila i profili ricercati al Sud e 101mila al Centro.

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