
In Italia le società Benefit (Sb) mostrano una crescita importante in numero e rilevanza, ma la loro governance resta in una fase di transizione verso modelli pienamente inclusivi, sostenibili e partecipativi.
È quanto emerge dal Report “La governance delle società Benefit in Italia”, frutto di un progetto di ricerca congiunto condotto dal Dipartimento di Scienze aziendali dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, InfoCamere e dalla Camera di commercio di Brindisi-Taranto. Lo studio si basa sui dati del Registro delle imprese e su un’indagine approfondita che ha coinvolto oltre 3.300 imprese.
Introdotte dalla legge 208/2015, le Società benefit sono definite dalla loro capacità di integrare finalità di beneficio comune con la tradizionale attività economica. I dati recenti di InfoCamere evidenziano una progressione impressionante: dalle 177 unità registrate nel 2017, si è passati a oltre 4.500 nel 2024, superando la soglia delle 5.000 nel 2025. Questo trend posiziona le Sb tra le esperienze più dinamiche nel panorama imprenditoriale nazionale.
“La conoscenza approfondita dei fenomeni imprenditoriali – specialmente di modelli innovativi come quello delle Società benefit – passa dalla qualità e dalla profondità dei dati a disposizione. Il Registro delle imprese rappresenta una risorsa unica nel panorama europeo, fondamentale non solo per tracciare la crescita di queste imprese, ma per comprenderne le dinamiche interne e l’efficacia del loro doppio obiettivo economico e sociale – sottolinea Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere. “Analisi come questa dimostrano quanto sia cruciale valorizzare i dati pubblici per supportare decisioni informate, politiche efficaci e, in ultima analisi, per consolidare la cultura d’impresa orientata alla sostenibilità che le Società Benefit incarnano”.
Nonostante l’espansione, la ricerca evidenzia come la governance sia un elemento cruciale, poiché la normativa offre ampi margini di discrezionalità agli amministratori nel bilanciare obiettivi economici, sociali e ambientali. I dati rivelano che le strutture decisionali sono spesso ancora accentrate. Nella maggioranza dei casi analizzati (60% microimprese e 24% piccole imprese), il presidente o amministratore unico concentra funzioni operative e strategiche nel 53% dei casi.
Emergono inoltre significativi limiti nella diversificazione della leadership e nell’adozione di metriche di sostenibilità. Solo il 17% delle società Benefit intervistate include amministratori indipendenti, mentre appena il 10% adotta politiche di rappresentanza di genere.
Oltre la metà delle aziende (il 54%) non prevede indicatori specifici Esg (Environmental, social, governance) nelle politiche retributive. Soltanto il 10% integra parametri di sostenibilità nei sistemi di valutazione complessivi.
Non mancano però segnali di progresso, in particolare sul fronte della partecipazione interna. Lo studio evidenzia che la partecipazione dei dipendenti si sta rafforzando con il 44% dei dipendenti partecipa alle decisioni strategiche; il 12% dei dipendenti partecipa alle decisioni operative.
Sul piano etico, il modello mostra una solida base con il 56% delle imprese che dispone di un codice etico e il 53% utilizza sistemi di segnalazione interna. Inoltre, le questioni etiche vengono discusse regolarmente nel 65% dei Consigli di amministrazione (Cda) anche se raramente queste discussioni si traducono in metriche di performance dirette o in legami con la retribuzione dei vertici.
Tuttavia, esistono lacune nella formalizzazione di queste pratiche. Meno della metà delle aziende offre formazione specifica sui temi della responsabilità e solo il 12% prevede percorsi di formazione obbligatori per i membri del Cda.
Magalì Fia, coordinatrice scientifica della ricerca, ha osservato che i dati mostrano che, pur rappresentando un “laboratorio avanzato di governance responsabile”, è necessario rafforzare il bilanciamento nelle scelte e nei processi decisionali, insieme a una maggiore formazione etica, affinché questi modelli siano pienamente credibili e trasformativi.
Il presidente della Camera di commercio di Brindisi – Taranto, Vincenzo Cesareo, ha ribadito l’importanza di queste analisi per “entrare nei gangli vitali delle SB, comprenderne potenzialità ed eventuali limiti, suggerire miglioramenti,” sottolineando la necessità di rinsaldare le reti di lavoro condiviso per alimentare quelli che definisce “ecosistemi benefit”.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
