martedì , Luglio 16 2024
Home / Comunicazione / Primo piano / Un 8 marzo dedicato alle donne che operano per la nostra salute

Un 8 marzo dedicato alle donne che operano per la nostra salute

Mai come questo anno, in linea con quanto rilevato dalla sottosegretaria alla salute, Sandra Zampa, è importante, in occasione dell’8 marzo, ringraziare tutte le donne che operano in prima linea per la salute dei cittadini. E che, in questo particolare momento, si stanno misurando con dedizione e impegno con la sfida più dura con cui il sistema sanitario e assistenziale deve fare i conti: il Covid-19”.

In Italia il primato nella sanità spetta alle donne. Sono oltre 400mila, come informa il ministero, quelle che si prendono cura della nostra salute, più del 67 per cento del totale del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale. Un trend in crescita da almeno dieci anni (nel 2010 le donne rappresentavano il 63,7 per cento).

Dottoresse, infermiere, biologhe, operatrici sanitarie, tecniche di laboratorio, impiegate amministrative che ogni giorno dedicano anima e corpo alla nostra sanità pubblica.

In un momento critico come questo, soprattutto nelle regioni del Nord dove si concentra il più alto numero di casi infetti, alle donne con un ruolo nelle professioni sanitarie possono essere richiesti grandi sacrifici nella conciliazione dei ritmi di lavoro con quelli della vita familiare. A loro va il riconoscimento più profondo.

Tra l’altro tutto l’anno le donne sono vittime di aggressioni, in particolare nelle postazioni di guardie mediche e nei pronto soccorso. Il ministero della Salute ha istituito un Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza, che insieme al ddl contro le aggressioni ai sanitari (già approvato dal Senato e in attesa del via libera alla Camera), ha l’obiettivo di contrastare questo stato di emergenza inaccettabile.

Per le donne il rischio di violenza è doppio. Non solo sul posto di lavoro ma anche nella vita privata. La Polizia di Stato ha registrato nel mese di marzo 2019, in media, ogni 15 minuti una vittima di violenza di genere di sesso femminile. Maltrattamenti, stalking, abusi sessuali, fino alla forma più estrema di violenza: il femminicidio, commesso nella maggior parte dei casi in ambito familiare.

Il ministero della Salute nel 2017 ha approvato le linee guida nazionali per Asl e aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza. Salvo che non sia necessario attribuire un codice di  emergenza (rosso o  equivalente),  alla  donna  deve  essere  riconosciuta  una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di  ripensamenti  o allontanamenti volontari. È previsto inoltre che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un’area separata dalla sala d’attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza.

Se da una parte quasi il 70 per cento del comparto della sanità è rosa, dall’altra le cure sanitarie parlano ancora troppo poco al genere femminile.  Per questo motivo una delle esigenze del nostro Ssn è lo sviluppo della medicina di genere. Un’espressione con cui l’Organizzazione mondiale della sanità definisce lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

Lo scorso giugno il ministero della Salute ha adottato un Piano per la sua applicazione e diffusione e l’Italia è diventata il primo Paese in Europa a inserire ufficialmente il concetto di “genere” in medicina. Un primo passo importante per assicurare cure personalizzate, più attente alla salute della donna, che sviluppa sintomi diversi da quelli dell’uomo richiedendo per questo terapie più specifiche.  

Check Also

caporalato

Lotta al caporalato: Inps e Agea siglano l’accordo

Verrà attivata una banca dati inter-operativa tra Inps e Agea al servizio di tutte le …