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Unsicasa, no all’aumento Imu a Genova

Genova

Unsicasa, l’organizzazione interna al sindacato datoriale Unsic che si occupa del settore immobiliare, interviene sul rischio di aumento dell’Imu a Genova, paventata dalla nuova giunta comunale. Il balzello passerebbe dallo 0,78% all’1,06 per i 27mila proprietari che si “accontentano” di un canone basso per aiutare i residenti, rinunciando al più remunerativo affare di trasformare il proprio immobile in un alloggio per turisti. 

La notizia della volontà dell’amministrazione comunale di andare ad incidere sull’Imu relativa agli immobili in locazione con canoni concordati ha lasciato perplessa la struttura di Unsicasa, insieme a quelle di Assocasa e Confabitare, firmatarie, il 4 giugno scorso, proprio di un nuovo accordo per i contratti di locazione abitativa a canone concordato.

“Innanzitutto si esprime una forte perplessità sul metodo. Secondo Roberto Vinzoni di Unsicasa, insieme a GianMaria Bini (Confabitare) e Angelo Di Fede (Assocasa), non aver consultato le organizzazioni che rappresentano i legittimi interessi di proprietari e inquilini è di per sé inusuale, fermo restando la legittimità formale e l’autonomia di scelta da parte dell’amministrazione comunale”.

Inoltre, entrando nel merito, non si può non sottolineare che, un intervento del genere, in un settore così delicato e in un periodo in cui il rapporto domanda/offerta è fortemente sfavorevole alla prima, può incidere in maniera pesante su equilibri già precari, aggravati da un sempre crescente utilizzo degli immobili per attività extra alberghiere, aggravando la ben conosciuta la situazione di disagio abitativo, che caratterizza tutta l’Italia e in particolar modo la città di Genova”.

Gli esponenti sindacali ricordano che i contratti a canone concordato hanno permesso l’emersione di una parte di sommerso e calmierato gli affitti degli immobili locati a studenti. Inoltre, da una prima analisi di impatto, parrebbe che principalmente verrebbero colpiti gli immobili di target medio e basso e certamente, con un probabile e comprensibile effetto a catena, si avrebbe un incremento degli affitti aggravando proprio quelle fasce economicamente più deboli che necessitano di maggior tutela da parte delle istituzioni.

“Si considera tuttavia in maniera favorevole l’incontro, previsto nelle prossime settimane, con il vicesindaco Alessandro Terrile e con l’assessore alla Casa Davide Patrone, auspicando che tale incontro apra una nuova fase di reale partecipazione con l’amministrazione comunale – concludono gli esponenti sindacali.

“La casa non può rappresentare l’eterno bancomat soprattutto da parte delle amministrazioni locali – sottolinea Domenico Mamone, presidente Unsic. “Il canone concordato è una soluzione meritoria che offre una riduzione delle tassazioni, costituendo soprattutto una risposta sociale alla penuria di case in affitto, mentre sempre più immobili vengono destinati ai più redditizi e garantiti affitti brevi e alle case vacanze in tutte le loro tipologie. La scelta, soprattutto ideologica, di alzare la tassazione oltre ad essere sbagliata, rischia di produrre effetti disastrosi, orientando il patrimonio immobiliare verso rendite migliori, in particolare sul fronte turistico, penalizzando il ruolo sociale degli affitti calmierati”.

L’aumento dell’Imu, che equivarebbe a cinque milioni di euro di tasse in più, fa il palo con altri aumenti in arrivo. Secondo rumors accreditati, l’Amt, l’azienda di trasporti cittadina dal primo ottobre potrebbe non garantire più mezzi gratuiti per chi ha più di settant’anni e meno di quattordici. Inoltre si parla di aumento della Tari dal 2026 (da 165 a 170 milioni di introito, a Genova è la più cara d’Italia con Catania).

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