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Sanità: un anziano su tre rinuncia a visite diagnostiche

assistenza-anzianiLe persone anziane hanno sempre più difficoltà ad accedere alle visite e alle cure del Servizio sanitario nazionale. E’ quanto emerge dall’indagine sul rapporto tra sanità e over 65 presentata da Fipac, la Federazione italiana pensionati del commercio, condotta in collaborazione con Swg.

Dallo studio emerge che nell’ultimo anno gli over 65 hanno speso mediamente 455 euro per la sanità, cifra non lontana dall’importo di una mensilità di pensione minima (circa 500 euro). Per questo, secondo l’indagine, il 35 per cento degli anziani avrebbe rinunciato ad una visita diagnostica specialistica proprio a causa del costo eccessivo del ticket. Soltanto l’11 per cento del campione ha potuto usufruire dell’esenzione.

Il 12 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver speso tra i mille ed i 2mila euro nell’ultimo anno, il 15 per cento addirittura oltre duemila. “Cifre incompatibili con il reddito di molti over 65: la pensione media, in Italia, è di 825 euro al mese e nel caso dei trattamenti minimi si abbassa ad appena 500 euro. Come e’ chiaro dal sondaggio, qualcuno rinuncia, per mancanza di risorse, addirittura alla diagnostica, in particolare a quella preventiva. Ma si taglia anche sulle cure, soprattutto in caso di problemi non completamente invalidanti come quelli odontoiatrici – si legge nel rapporto.

Pesano sulle scelte anche i tempi di accesso alla sanità pubblica. Due persone su tre (il 66 per cento) ha deciso di ricorrere, nonostante i costi superiori, a strutture private per ridurre i tempi delle visite o delle analisi. Il 6 per cento ha invece fatto ricorso ai pronto soccorso per aggirare le lunghissime attese.

“La riduzione dei tempi d’attesa – si evidenzia ancora nel rapporto – per la diagnostica e per le visite specialistiche è in cima anche alla classifica degli interventi più richiesti dagli over65, con il 38 per cento delle indicazioni. Seguono l’assegnazione di risorse maggiori al servizio sanitario nazionale (17 per cento) e la riduzione della complessità burocratica (12 per cento), mentre uno su dieci vorrebbe uno sconto del ticket per i redditi più bassi. Giudizio positivo, invece, sul medico di famiglia, ritenuto dal 29 per cento il servizio sanitario pubblico più efficiente, seguito dalle prestazioni ospedaliere (20 per cento) ed il pronto soccorso (13 per cento). In coda alla classifica, invece, le voci dell’assistenza post ospedaliera (3 per cento) e domiciliare (2 per cento)”.

(Giampiero Castellotti)

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