Marco Leonardi ha illustrato lo stato dell’arte del welfare aziendale in Italia, partendo dalla possibilità per le aziende di fare contrattazione decentrata, di secondo livello. “Era una norma in controtendenza in un momento di crisi, apprezzata da sindacati e datori di lavoro perché è stata disegnata per coinvolgere le parti sociali attraverso un premio di produttività, tassato solo al 10 per cento – ha spiegato Marco Panara.
L’altro caposaldo della legge è la possibilità per il lavoratore di scegliere se avere il premio in denaro o “in natura”, attraverso prestazioni di previdenza complementare, sanità integrativa o di usufruire di servizi dell’azienda. “Ad oggi un dipendente su cinque sceglie il welfare – ha sintetizzato Panara.
Elena Granaglia ha invece voluto criticare il meccanismo dell’agevolazione fiscale, perché esso è un costo per i bilanci pubblici, che può comportare anche delle perdite per il Sistema sanitario nazionale. “È un elemento particolaristico inserito in un sistema universalistico. In un momento di austerità, c’è rischio di concorrenza e di indebolimento della voce di chi rimane entro il SSN”, ha argomentato Granaglia. “Senza contare che favorendo l’integrazione, di fatto favoriamo i grandi gruppi privati – ha concluso.