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USA: attacco al simbolo della democrazia

La democrazia americana vacilla attaccata da Trump e dai suoi sostenitori. Erano più di 200 anni che non si assisteva ad un evento del genere. Centinaia di manifestanti repubblicani mercoledì 6 gennaio hanno preso d’assalto il Campidoglio dove era riunito il Congresso al lavoro per certificare la vittoria elettorale di Biden. Necessario l’intervento della polizia per sedare la rivolta. Il bilancio è di quattro morti e 52 feriti.

Trump aveva infiammato gli animi dei suoi elettori con un comizio tenutosi nella mattinata vicino alla Casa Bianca in cui aveva ribadito la sua non accettazione dei risultati elettorali ed aveva esortato la folla affermando che “Non concederemo la vittoria, non ci arrenderemo mai”.

Le sue parole hanno contribuito a far crescere il dissenso all’interno del partito repubblicano, suscitando la dura reazione di alcuni suoi membri. Così il senatore repubblicano Tom Cotton, uno dei principali conservatori dell’Arkansas, ha invitato Trump ad accettare la sconfitta elettorale e “smettere di fuorviare il popolo americano e ripudiare la violenza della folla”. Anche la presidente della Conferenza repubblicana della Camera, Liz Cheney in un twitt ha dichiarato che “non c’è dubbio che il presidente abbia istigato la folla, incitandola. E’ stato lui ad innescare la miccia”.

Secondo quanto riportato dalla CNN, poco dopo le 13 di mercoledì 6 gennaio, centinaia di manifestanti pro-Trump hanno superato le barriere che perimetravano il Campidoglio, scontrandosi con gli ufficiali di polizia in tenuta antisommossa. Circa 90 minuti dopo, i manifestanti hanno fatto irruzione nell’edificio costringendo la polizia all’evacuazione dei membri del Congresso e del vicepresidente Mike Pence. Ne è seguita una lotta tra rivoltosi e forze dell’ordine dove, fra risse e spari, una donna ha perso la vita per una ferita da arma da fuoco ed altre tre in seguito ad emergenze mediche. Solo dopo alcune ore si è riusciti a sgomberare l’edificio ed a riprendere i lavori di conteggio dei voti.

Alla riapertura della seduta congiunta di Senato e Camera il vicepresidente repubblicano ha dichiarato: “E’ un giorno buio nella storia del Paese. Condanniamo fortemente la violenza”. Durante la notte è arrivata la notizia che ha certificato la vittoria di Biden: 306 voti dei grandi elettori contro i 232 di Trump.

A sole due settimane dall’insediamento del presidente eletto Joe Biden e dopo l’assalto al Capitol Hill, la Commissione giudiziaria della Camera ha chiesto a Mike Pence di riunire il governo per invocare il 25esimo Emendamento della Costituzione al fine di ottenere la rimozione anticipata del presidente Donald Trump dal suo incarico.

Dalla Casa Bianca è arrivata una dichiarazione del tycoon che ha affermato che “anche se sono totalmente in disaccordo con il risultato delle elezioni ci sarà una transizione ordinata verso il 20 gennaio”, giorno del giuramento e dell’insediamento di Joe Biden alla White Hall. “E’ la fine del più grande mandato presidenziale della storia, ma è solo l’inizio della nostra lotta per fare l’America di nuovo grande”, ha aggiunto Trump. “Ho sempre detto che continueremo la nostra lotta per assicurare che solo i voti legali contino”.

Intanto da tutto il mondo arrivano parole di disapprovazione per ciò che è accaduto negli USA. L’ex presidente Obama ha parlato di “grande disonore e vergogna” per gli Stati Uniti ma non “una completa sorpresa”. La violenza, ha detto, è stata “incitata da un presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni”. Per Giuseppe Conte “la violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”. Parole di condanna sono arrivate anche da Macron, Merkel, von der Leyen e Johnson.

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