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Viceministra Sereni incontra rappresentante del Segretario Onu: “Italia impegnata per protezione bambini in guerre”

Ci sono pochi bambini al mondo più vulnerabili di quelli che vivono in situazioni di conflitto armato. Che siano intrappolati nei combattimenti, che si spostino come migranti, rifugiati o sfollati interni, che prendano parte alle ostilità o siano detenuti per legami veri o presunti con gruppi armati, questi bambini sono, prima di tutto, vittime di circostanze che sfuggono al loro controllo. Essi sono, innanzitutto e soprattutto, bambini”.

Così Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF, in una sua dichiarazione di qualche mese fa (24 giugno 2020, n.d.r.) alla Sessione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dedicata ai minori nei conflitti armati.

“Negli ultimi 15 anni – ha continuato a spiegare nel suo discorso – il meccanismo di monitoraggio MRM ha documentato 250.000 gravi violazioni contro i bambini nei conflitti armati, tra cui:

  • il reclutamento e l’impiego di oltre 77.000 minori
  • l’uccisione o il ferimento di oltre 100.000 bambini
  • stupri e altre forme di violenza sessuale nei confronti di più di 15.000 minorenni
  • il rapimento di oltre 25.000 bambini e ragazzi
  • quasi 17.000 attacchi armati contro scuole e ospedali
  • quasi 11.000 casi di negazione dell’accesso umanitario.

E questi sono solo i casi verificati. I numeri reali sono certamente molto più alti.

Covid-19 aggiunge una nuova urgenza a questo lavoro. Mentre si diffonde la pandemia, le strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte dal conflitto, l’erogazione dei servizi è stata sospesa e i bambini non ricevono le cure mediche di base, comprese le vaccinazioni. 

I sistemi idrici e igienico-sanitari sono stati danneggiati o distrutti dalle ostilità, rendendo materialmente impossibile ai bambini il lavaggio delle mani così importante per il contenimento dei contagi

Circa un miliardo e mezzo di bambini non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle misure di contenimento. I bambini nei paesi in guerra ne sono doppiamente svantaggiati, poiché non ricevono un’istruzione e sono esposti a un rischio maggiore di violenza, abusi, matrimoni precoci e reclutamento in gruppi armati. 

Le condizioni di affollamento nei campi profughi, negli insediamenti informali o nelle aree urbane densamente popolate o nei centri di detenzione rendono impossibile il distanziamento sociale.

E troppo spesso le parti in conflitto sfruttano la pandemia e la necessità di raggiungere e sostenere i bambini – in particolare quelli che lasciano le loro case – per ottenere un vantaggio politico. I bambini non sono pedine o merce di scambio. Tutto questo deve cessare.”

L’Italia sostiene e porta avanti le posizioni della Fore in difesa dei bambini che vivono nelle zone di guerra, attraverso l’operato della vice ministra degli Esteri Marina Sereni, reduce da un incontro avvenuto in questi giorni con la rappresentante speciale del segretario generale ONU, Virginia Gamba per garantire l’impegno del nostro Paese nella salvaguardia e nella protezione dei bambini nelle aree di guerra del pianeta.

“Covid-19 sta aumentando l’esposizione dei bambini nei conflitti armati a ulteriori forme di violenza, sfruttamento e abuso, rendendo ancora più difficile la possibilità che siano assicurati il loro diritto all’istruzione e alla tutela della loro salute fisica e mentale”, ha detto la vice ministra degli Esteri Marina Sereni, che ha aggiunto: “È quindi fondamentale intensificare ulteriormente i nostri sforzi, in particolare per garantire che i servizi e le strutture dell’istruzione e della sanità siano protetti e rispettati, conformemente al diritto umanitario internazionale. L’Italia sta lavorando attivamente su questo in tutte le sedi”.

La vice ministra ha spiegato che l’Italia attribuisce la massima importanza alle attività del rappresentante speciale. In base all’ultimo Rapporto annuale dell’ufficio di Virginia Gamba, nel mondo si sono registrate, nel 2019, circa 25 mila violazioni gravi contro i bambini. Purtroppo, è stato sottolineato nel corso del colloquio, moltissimi casi non vengono rilevati, anche per le difficoltà di accesso che le organizzazioni umanitarie incontrano sul campo, in situazioni di conflitto.

Sereni ha poi assicurato il sostegno italiano alla campagna lanciata dall’ufficio della rappresentante speciale “Act to protect children affected by armed conflict”.  Inoltre la vice ministra ha informato Virginia Gamba che il Quarto piano d’azione nazionale italiano per “Donne, Pace e Sicurezza”, che sarà adottato a breve, conterrà anche riferimenti specifici alle bambine nei contesto di conflitto e post-conflitto.

Come ha sottolineato Henrietta Fore i conflitti nel mondo durano più a lungo, provocano un sempre maggiore spargimento di sangue e la perdita di giovani vite. Gli attacchi contro l’infanzia continuano indisturbati, mentre le parti in conflitto violano una delle regole più basilari del diritto umanitario in tempo di guerra: la protezione dei bambini. E per ogni atto di violenza contro i bambini che finisce sulle prime pagine dei giornali e genera sdegno, ce ne sono molti altri che non vengono neppure segnalati”.

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