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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: i numeri

È una dedica a tutte le donne sopraffatte, scomparse, abusate e ricorre annualmente il 25 novembre.  È la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In molti paesi, come l’Italia, il colore che identifica questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, calzature vuote per ricordare chi non c’è più, le vittime di violenza e femminicidio. L’idea è nata da un’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet, “Zapatos Rojos” realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, ispirata all’omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani. L’installazione è stata replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada, Spagna e Italia.

Senza ricorrere a mistificazioni, a falsi ideologismi, a inutili spettacolarizzazioni dei fatti, è la realtà oggettiva a parlare. Sono i numeri che esprimono meglio di ogni parola o concetto un fenomeno, quello della violenza di genere, dibattuto ovunque ma, forse, realmente poco compreso.

Come si legge nella definizione dell’Istat “la violenza contro le donne basata sul genere è fenomeno strutturale e diffuso che assume molteplici forme più o meno gravi: dalla violenza fisica a quella sessuale, dalla violenza psicologica a quella economica, dagli atti persecutori come lo stalking fino all’eliminazione stessa della donna”.

La violenza di genere si manifesta in vari modi e i femminicidi sono solo la punta dell’icerberg del fenomeno. Alcune volte la violenza verbale, lo stalking, l’ossessività, la gelosia estrema, il controllo economico sono “solo” condotte moleste che non sfociano in atti tragici, altre volte invece, costituiscono dei campanelli di allarme che non dovrebbero essere sottovalutati.

Dal 2002, per gli omicidi, la Direzione centrale della Polizia criminale del ministero Interno ha istituito una banca dati dedicata, che consente di conoscere anche il movente presunto, distinguere tra gli omicidi di criminalità comune e organizzata, e soprattutto di studiare, per gli omicidi di cui si conosce l’autore, la relazione tra quest’ultimo e la vittima dell’omicidio, permettendo così di conoscere quante donne sono uccise da partner o da parenti, o quanti uomini sono uccisi da sconosciuti, e così via.

Anche l’Istat a partire dal 2019 ha voluto stimare il numero di femminicidi seguendo gli standard internazionali, ossia analizzando insieme la relazione tra la vittima e l’autore, il movente e l’ambito dell’omicidio, così come rilevati nel database dedicato agli omicidi del ministero dell’Interno.

Dei 295 omicidi compiuti in Italia nel 2023 e fino al 19 novembre scorso, tra le vittime ci sono 106 donne, di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo, e 55, in particolare, per mano del partner/ex partner.

Secondo quanto diffuso dalla Polizia di Stato nel 2023, in Italia, 85 donne sono state vittime di reato (maltrattamenti, stalking, violenza sessuale) ogni giorno. Il numero di vittime di sesso femminile è quattro volte superiore a quello di sesso maschile. Nel 55 per cento dei casi l’aggressore è la persona con cui si vive. Considerando solo il primo semestre di quest’anno, sono 59 le donne vittime di omicidio volontario, il 31 per cento è avvenuto in ambito familiare, il 16 per cento sono femminicidi e nel 2 per cento dei casi l’autore aveva precedenti specifici.

Analizzando gli autori dei femminicidi da gennaio a giungo 2023, si scopre che nel 52 per cento dei casi è il marito/convivente, nel 14 per cento è l’ex partner, l’altro 14 per cento è da riportare a una relazione extraconiugale, mentre il restante 20 per cento è rappresentato da altri tipi di relazione. In più del 60 per cento è stata utilizzata una pistola o un coltello.

L’impegno proattivo delle istituzioni di vario grado, centrali e locali, nell’attuare strategie e politiche di contrasto e gestione della violenza contro le donne, così come una comunicazione mediatica più attenta a non veicolare contenuti stereotipati, bensì a prestarsi per divenire uno strumento di informazione critica sul fenomeno, sono passi indispensabili per ridimensionare ed eliminare il fenomeno.

È datato 22 novembre 2023 il ddl n. 923 recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, approvato definitivamente in Senato con 157 voti favorevoli. Il provvedimento, composto di 19 articoli, mira a rafforzare la protezione delle vittime di violenza attraverso misure preventive, il potenziamento delle misure cautelari e l’anticipazione della tutela penale. Parallelamente, si propone di assicurare la certezza dei tempi dei procedimenti relativi a reati di violenza di genere o domestica.

La violenza di genere, nelle sue infinite declinazioni, dalla violenza fisica, psicologica, economica, fino all’odierna violenza digitale, mina la dignità, l’integrità mentale e fisica e, troppo spesso, la vita di un numero inestimabile di donne, molte delle quali, sovente, non si risolvono a sporgere denuncia. Denunciare una violenza è un atto che richiede coraggio. Abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo, assicurando le necessarie risposte in tema di sicurezza, protezione e recupero. Un’azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione”.

Dalla dichiarazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, del 25 novembre 2022.

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