
Oggi si festeggia l’8° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare che quest’anno assume un significato ancora più importante vista la crisi pandemica che stiamo vivendo. Un appuntamento importante che per questa edizione va ad analizzare come l’impatto del Covid abbia influito sulle abitudini alimentari dei cittadini.
Sono i nuovi dati del “caso Italia” raccolti dai Waste Watcher International Observatory con Distal Unibo su rilevazioni Ipsos, l’Italia del Covid, infatti, sembra aver prosciugato parte dello spreco alimentare: nel 2020, come riporta il report – sono finiti nella spazzatura “solo” 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), l’11,78% (3,6 kg) in meno all’anno rispetto al 2020. Oltre 222.000 tonnellate di cibo “salvato” in Italia, per un risparmio di 6 € pro capite. Vale 6 miliardi e 403 milioni lo spreco alimentare domestico nazionale e sfiora i 10 miliardi con le perdite in campo e lo spreco nell’industria e distribuzione.
«Dalle loro case e dalle cucine, reduci dai mesi di lockdown e distanziamento, gli italiani lanciano un’Opa sul loro futuro – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale del 5 febbraio – La tendenza a una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60/70% sullo spreco di filiera, si conferma saldamente in questo primo scorcio del 2021. Colpisce l’attenzione degli italiani al tema: l’85%, quindi una percentuale quasi plebiscitaria, chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia Covid-19».
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
