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Riparte la riforma del catasto: si temono stangate

Casa

La casa come bancomat, un vecchio vizio della politica. Tanto più che in Italia sono pochi a sfuggire: oltre il 71 per cento degli italiani ha almeno una casa di proprietà. Soprattutto nelle realtà a vocazione agricola, gli immobili hanno costituito e continuano a costituire il migliore investimento. Almeno fino ad oggi.

Infatti è ricominciato l’iter per la riforma del catasto, su sollecitazione dell’Unione europea che chiede un provvedimento in tempi brevi. E’ noto come il patrimonio individuale degli italiani sia ben più elevato di quello di tanti concittadini europei e su questo l’Europa è più volte intervenuta. Dopo la crescita della tassazione sugli immobili, che ha provocato il crollo del valore immobiliare anche del 30 per cento in pochi anni (bruciando oltre mille miliardi di euro), ora il nuovo catasto, che rientra nel piano nazionale delle riforme, potrebbe arrivare con il Def.

La riforma del catasto, che era già pronta con il governo Renzi ed era stata ritirata nel giugno 2015 tra polemiche e timori di nuove stangate (“inadeguate garanzie di invarianza di gettito”), torna dunque d’attualità.

Le associazioni di categoria temono che la paventata riforma possa ulteriormente gravare il settore di una tassazione che negli ultimi cinque anni è quasi triplicata, soprattutto per i proprietari di seconde case. Studi di settore dimostrano che utilizzare le case degli italiani come bancomat è scriteriato in quanto determina danni incalcolabili all’intero comparto economico: oltre alla caduta del valore commerciale e al crollo dei consumi, si determina un generale impoverimento, la desertificazione delle attività edili, la chiusura di imprese con la conseguente perdita di posti di lavoro. Fare cassa per l’erario, insomma, avrà ricadute pesanti sull’intero Paese. Checché ne dicano i signori di Bruxelles.

G.C.

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