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Tagli fondi pubblici all’editoria? Macché, si triplica…

GiornaliC’è l’okay del Consiglio dei ministri al decreto (attuazione della legge 26 ottobre 2016, n. 198) sui contributi diretti alla stampa, che determinerebbe, sul fronte delle risorse economiche, il passaggio dai 42 milioni di euro nel 2015 ai circa 120 milioni del 2017. Lo schema di regolamento per il riparto dei fondi dovrà ora raccogliere i pareri del Consiglio di Stato e del Parlamento previsti prima dell’approvazione definitiva. Sono escluse dai benefici le aziende editoriali quotate in borsa, le imprese editrici di organi d’informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, nonché le pubblicazioni specialistiche.

Il decreto punta alla ridefinizione della disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici attraverso misure per gli investimenti, l’innovazione del sistema distributivo e il finanziamento di progetti innovativi, di processi di ristrutturazione e di riorganizzazione.

Per quanto riguarda i criteri di calcolo dei contributi, come nell’attuale sistema, sarebbero in parte come rimborso di costi e in parte in base al numero di copie vendute. Tra le novità, il riconoscimento in percentuale più alta dei costi connessi all’edizione digitale, per sostenere la transizione dalla carta al web. Novità anche per quotidiani e periodici in lingua italiana prevalentemente diffusi all’estero e per le pubblicazioni espressione di minoranze linguistiche, che possono accedere ai contributi anche se le imprese non sono costituite nelle forma di cooperative o di soggetti senza scopo di lucro, e che sono sottratte al tetto del 50 per cento dei ricavi. Tra i beneficiari, anche i periodici delle associazioni dei consumatori.

Il provvedimento, nel dettaglio, stabilisce le categorie delle imprese legittimate a chiedere il sostegno pubblico, i requisiti di accesso al contributo e i criteri che presiedono alla sua determinazione quantitativa, oltre al procedimento di liquidazione dei contributi. possono essere destinatarie dei contributi all’editoria le imprese editrici costituite nella forma di:

  1. a) cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici;
  2. b) imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro, limitatamente ad un periodo transitorio di cinque anni dall’entrata in vigore della legge di delega;
  3. c) enti senza fini di lucro ovvero imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti;
  4. d) imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche;
  5. e) imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per non vedenti e ipovedenti;
  6. f) associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal codice del consumo;
  7. g) imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero.

Per alcune tipologie di imprese editrici si riduce il limite dei cinque anni di costituzione dell’impresa e di pubblicazione della testata, portandolo a due, e si consente perciò l’accesso ai contributi a nuove iniziative editoriali.

Se negli anni passati si è andati verso un taglio dell’enorme torta di contributi economici che finiva per lo più nei piatti di grandi gruppi economici – e ne hanno beneficiato anche giornali con bassissima diffusione – oggi si torna indietro, allargando di nuovo il numero di beneficiari. Una logica, visti i tempi, decisamente incomprensibile.

 

(Gi.Ca.)

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