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Angela la provinciale, Francesco l’universale

PapaNel complicato “sabato italiano”, pieno di appuntamenti istituzionali e di folle, emerge una sola personalità di alto profilo: Francesco. Se i 27 rappresentanti di Stato, arroccati nel cuore di Roma sotto un invidiabile sole primaverile, danno vita ad una rappresentazione intrisa di tanti mea culpa, vaghi impegni e intense promesse e se le manifestazioni di dissenso e di consenso riescono a radunare poche migliaia di persone, il pontefice ancora una volta spiazza tutti polarizzando un milione di persone – italiani, arabi, asiatici, rom – nella messa al Parco di Monza o scegliendo un luogo davvero simbolico, le Case Bianche di Milano, per rappresentare le grandi tematiche contemporanee, come l’emarginazione o l’immigrazione. Del resto il Papa l’aveva preannunciato nel messaggio consegnato ai 27 capi di Stato e di governo comunitari ricevuti in Vaticano: “L’Unione europea sia anche dei valori e non solo dell’economia”.

Il complicato “sabato italiano” ha dimostrato che lo smarrimento dei nostri giorni trova alleviamento nella speranza seminata dalle parole di un gesuita sudamericano, capace di vivere tra la gente riaffermando il valore della vicinanza, di comprenderne i bisogni sottolineando l’esigenza della testimonianza, di mescolarsi in un popolo multietnico e multiculturale esaltando le differenze contro la “cattiva uniformità”, di condividere toccanti momenti con detenuti, malati, famiglie musulmane. Il Papa dei selfie e della sosta nei bagni chimici sistemati per i fedeli.

La Chiesa non deve occupare spazi di potere, avverte il Santo Padre, ma riaccendere la speranza “spenta e fiaccata da una società che è diventata insensibile al dolore degli altri”, dove “tutto sembra ridursi a cifre, lasciando che la vita quotidiana di tante famiglie si tinga di precarietà e insicurezza”.

Parole, si dirà. Gesti anche un po’ mediatici. Ma tutto vola alto rispetto ai leader dimezzati e sfiduciati divisi tra il Campidoglio, dove la Merkel ignora persino chi sia la sindaca di Roma, e il pranzo del Quirinale, tra risotti alle erbe aromatiche, scampi e agrumi, filetti di spigola, carciofi alla menta, semifreddi. I tappeti rossi e le penne stilografiche con gli “scarabocchi” che fanno divertire sono ben lontani da quel modello di Europa che dovrà riconquistarsi la fiducia dei cittadini, evitare altre Brexit e sconfiggere i populismi.

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