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Mezzano (Trento), il paese delle cataste artistiche

MezzanoCase ecocompatibili, mobili funzionali, oggetti d’artigianato, giocattoli senza tempo, sculture artistiche, il calore del ceppo nel camino e persino un leggendario burattino… Che cos’altro si poteva chiedere ormai a un pezzo di legno? O meglio ancora a tanti pezzi di legno? Una nuova forma d’arte, unica nella sua semplicità. Tanto semplice che nessuno ci aveva pensato prima. L’idea è venuta all’amministrazione di Mezzano di Primiero, piccolo borgo del Trentino. Da qualche anno questo gioiello tra I Borghi più Belli d’Italia, il cui destino è da sempre legato al legno e agli altri elementi della natura montana, si sta popolando di meravigliose cataste artistiche. Attualmente sono 31.

Ma che cosa si deve aspettare il visitatore, che a volte incappa quasi per caso in questo borgo-gioiello alle porte di Fiera di Primiero? Lungo gli stretti vicoli, ai piedi delle antiche facciate, al cospetto dei tipici ballatoi, nelle piccole piazze, nei cortili, sotto le scale, negli anditi e sui poggioli la tradizionale scorta di ceppi per l’inverno si fa bella e prende forme inattese: restituisce vicende passate, consegna sogni, reinterpreta eventi storici, racconta dei padroni di casa. La mostra permanente si chiama “Cataste e Canzei” e a ogni angolo riserva una sorpresa: il volto in lacrime, la navetta del telaio (in paese si nasconde una raffinata tessitura di trame antiche), la grande pannocchia proprio sopra il pollaio, il paesaggio di legnetti che pare un intarsio, la rappresentazione di una canzone popolare, fiori giganteschi, finestrelle tra i ciocchi da cui pendono pizzi e cascate di gerani…A realizzare le opere, talenti locali, studenti di istituti d’arte, ma anche artisti affermati invitati dal Comune perché realizzino in paese le loro grandi installazioni. Ecco allora la fisarmonica in tensione che pare una stella, la clessidra chiusa tra sole e luna a segnare il trascorrere del tempo e la grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966.

Un dono quello dei canzei, come si chiamano nel dialetto locale, che si rinnova e trasforma nel tempo, facendo di Mezzano uno straordinario museo sotto il cielo che val la pena visitare e rivisitare all’infinito. Perché non solo acqua, sole e vento rendono le installazioni sempre un po’ diverse alla vista e al tatto, ma anche perché ne spuntano di nuove in continuazione. Al momento sono già 31 questi capolavori di parsimonia, perizia e accuratezza sparsi per Mezzano. Mappate in una comoda cartina e dotate di cartelloni descrittivi, possono essere scoperte individualmente passeggiando per il paese. Chi volesse saperne di più, può partecipare alle visite guidate gratuite organizzate in estate dal Comune.

Le cataste artistiche rappresentano l’ennesima vittoria per un paese-cameo che ha fatto del ritorno alla natura e alle radici la propria battaglia, non solo con scelte consapevoli e responsabili, ma anche con l’appassionata realizzazione di altri cinque itinerari intitolati “Segni sparsi del rurale” e dedicati all’acqua, agli orti, alle architetture, ai dipinti murali e alle antiche iscrizioni.

LE CATASTE IN PILLOLE, ANZI IN CIOCCHI

La “catasta del mistero”

Di nessuno eppure di tutti. E’ una catasta anonima ma affollata di nomi quella che apre il percorso di Cataste e Canzei. Non un’installazione artistica ma una “semplice” catasta, di quelle tradizionali, che accoglie però i foto-ritratti di tutti gli artisti che hanno partecipato all’iniziativa e che firmano l’itinerario.

In principio (L’Albero) di Roberto Svaizer

Di facile lettura nella sua toccante immediatezza: tre uomini sono intenti a segare un albero. Sottile il messaggio, affidato alla forma di automi attribuita ai boscaioli: le braccia umane potranno anche essere sostituite da seghe e mezzi meccanici ma l’uomo continuerà a tagliare gli alberi. Un rito rurale che non si estingue… L’autore, classe 1971 e originario di Mezzano, lavora in una fabbrica di lampadari nel Bellunese, dove ha appreso le tecniche di lavorazione del ferro che gli sono poi servite a dar voce al proprio apprezzato talento di scultore.

Installazione In-stabile di Umberto Sancarlo

Detta anche “la catasta che precipita”, quest’opera è un concentrato di allusioni: installazione anche perché posta sopra la stalla degli asini, in-stabile perché posizionata su un manufatto ma anche precaria. La cascata di ciocchi, che infonde alla catasta forza e movimento, pare quasi un monito all’uomo, che può intervenire sulla natura, ma che a questa è pur sempre assogettato. Sancarlo, pittore, grafico e scultore che vive a Trento, collabora tra l’altro con il MART di Rovereto.

L’aluvion di Marco Baj

Un artista poliedrico che dalle calde terre di Puglia è salito in Trentino per lasciare il suo segno a Mezzano. La più grande delle installazioni di “Cataste e Canzei” dal 2012 campeggia in paese su una vasta parete di messa in sicurezza, costruita dopo la tragica alluvione del 1966. Mascherandone la spoglia funzionalità, ne fa un grande quadro sotto il cielo che ricorda all’uomo il prezzo da pagare quando si viola la montagna. Realizzata in legno di larice rosso, marmo bianco, tufo viestano e ferro si estende su ben 80 metri quadrati.

El Mantil di Marta Bettega

L’artista vive a Mezzano. Esperta d’arte e restauro, ha al suo attivo numerose mostre, premi e riconoscimenti. “El Mantil –spiega- è un tessuto di lino filato dalle donne del nostro passato”. Nella sua opera ha voluto rendere con il legno una tovaglia che rappresenti il lavoro manuale ma anche di meditazione delle tessitrici. Una tela che intreccia nella sua trama fatica, sogni e rivendicazioni delle donne.

L’acqua dei stoli di Nicola Degiampietro

L’artista risiede a Fiera di Primiero. Forte di un nutrito curriculum artistico e di diversi stage presso grandi maestri, di Mezzano ha voluto valorizzare gli “stoli”, ovvero i cunicoli utilizzati per convogliare l’acqua potabile in paese dall’acquedotto. Un omaggio al ruolo antico dell’acqua, che un tempo veniva molto più rispettata e al tempo stesso temuta. L’opera non a caso viene realizzata nel 2011, anno internazionale dell’acqua.

La fisarmonica di Max Gaudenzi

L’artista locale gestisce con la moglie un’esposizione permanente delle proprie opere a Fiera di Primiero. Per Mezzano ha realizzato una grande fisarmonica aperta che pare una stella. Un’opera maestosa che non ha bisogno di interpretazioni: una fisarmonica diatonica che suggerisce l’armonia di note melodiche e quella di pezzi di legno che paiono nati per stare l’uno accanto all’altro come le note sullo spartito.

Rotonda e Non Rotonda di Roberto Bertazzon

Originario dei colli veneti, l’autore è pittore, scultore e conceptual designer. Impegnato nella sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente, nel 2011 ha realizzato per Mezzano due sculture: Rotonda e Non Rotonda.

La funzione del balcone di Alberto Cosner

Un nome un po’ impegnato per un’opera diretta, che colpisce per la sua sgargiante semplicità: un’enorme pannocchia dai chicchi pieni e dorati che sembra sbeffeggiare, irraggiungibile in alto sul suo ballatoio, le galline ingolosite e stupite del pollaio sottostante. In realtà l’opera, attraverso la rappresentazione del granturco, vuole ricordare l’antica funzione del ballatoio, dove le pannocchie venivano messe ad essiccare al sole. L’artista è del Primiero, restauratore e disegnatore archeologico.

Navesèla di Lucia di Arteler – Lucia Trotter e Zita Zeni

Una grande navetta di telaio in legno, incastonata nella catasta da cui dipartono i fili della trama. Una sorta di mirabile e insolita insegna per un atelier che invece se ne sta discreto e ritroso in una casupola lì di fronte. Quasi di nascosto, dai fili di un telaio antichissimo nascono tele damascate della tradizione primierotta e di un tempo che non c’è più, salvato dai magici intrecci di Lucia Trotter e Zita Zeni.

Cerco un centro di gravità permanente di Gianluigi Zeni

Altro artista di Mezzano. Scultore del laboratorio artigiano di sculture in legno del borgo, ha realizzato una catasta d’equilibrio: la grande freccia di un blu elettrico richiama al ciocco verticale in basso, che da solo regge tutta la scultura, frutto di un incredibile gioco d’incastri e leve.

Free Water di Jimi Trotter

Questo artista locale affida alla copiosa lacrima azzurra su un volto addolorato la protesta contro la privatizzazione dell’acqua. Il ben comune si paga (ingiustamente) e l’unica acqua gratuita che ci resterà, sarà proprio quella del nostro pianto…

La notte in sogno di Erica Schweizer

Figlia d’arte (i genitori architetti, lo zio grande pittore), la Schweizer è tra le pochissime firme femminili di “Cataste e Canzei”. Nella sua opera riprende l’usanza tradizionale di ricavare nella catasta delle nicchie per porvi vasi di fiori. Agli spazi lei affida però la sua personale interpretazione di una canzone popolare amorosa di questi luoghi. Così tra i ciocchi, oltre a parole, disegni e citazioni prende vita una deliziosa “casa di bambole”.

Bio-massa di Giuliano Orsingher

Da buon artista trentino, Orsingher intende evocare con la sua opera il sano sentimento della gente di montagna che obbedisce al ritmo della natura e con saggio fare da formica ogni autunno si appresta ad accumulare legna per l’inverno, con gesti operosi e perpetui che rispettano l’ambiente e sanciscono il suo antico legame con l’uomo. Una catasta insomma che è monumento alla catasta stessa e infatti consta solo di ciocchi accumulati, del grande ceppo per il taglio su cui troneggia, inglobata nell’opera tanto che non la si vede ma la si intuisce nella sua sagoma vuota, la scure.

El caro de le zercole di Andreino Zugliani

Passato e presente si fondono: sopra un moderno garage, una sorta di cornicione in legno che porta incastonati una slitta e un carro, di quelli che usavano guarda caso per trasportare i tronchi dal bosco e che la sera si ricoveravano là dove oggi parcheggiamo i mezzi a motore. Un omaggio ai giorni andati che vuole anche coprire gli “scempi” di oggi, vestendo il cemento del calore intramontabile del legno.

Montagna in-canto dell’Associazione La Stua

Un gruppo di amici accomunati dalla passione per la scultura, che si divertono a praticare l’arte e a insegnarla. A loro si deve lo stravolgimento di una triste cabina elettrica in cemento in un allegro capolavoro narrativo in legno. Legnetti piccoli e infinitesimali, pazientemente incastrati a regalare un magistrale intarsio che racconta la poesia della montagna. Un gioco di immagini e di parole che alludono alla seduzione per l’occhio e per l’orecchio, in un sodalizio tra paesaggio e musica. Così, sullo sfondo di cime maestose, campanili svettanti, alberi secolari, prati fioriti e fieri cervi danzano le note dello spartito.

Temp che pasa… tradizion che resta di Giuliano Rattin

Ancora un contributo da parte di un giovane feltrino, che racchiude in una catasta il senso della vita. La clessidra chiusa in un abbraccio (o costretta a lavorare incessantemente?) tra il sole e la luna ammonisce che tutto inizia e tutto finisce ma che la tradizione non muore mai.

Opposti di Giuliano Orsingher

Lancia quasi una provocazione l’autore, già presente a Mezzano con la catasta Bio-massa. Un procedimento plastico a favore di un linguaggio non rappresentativo, ma assente e silenzioso che si rintraccia nel vuoto tra legno e pietra. Una scelta precisa, per lasciare a ciascuno la cura di fare uno sforzo di riflessione personale, poiché il vuoto è uno spazio interpretabile che in sé prevede anche i propri opposti.

Il bosco vecchio di Albino Rossi

L’anima del Trentino si identifica nella montagna, nei campi e nella foresta. Proprio su quest’ultima si concentra l’attenzione dell’autore, che in questo si ritrova in perfetta sintonia con lo spirito di Cataste & Canzei. Dalla sua sensibilità e fantasia è scaturito un bosco idealizzato ma vero. Molto c’è da leggere in quest’opera: gli alberi colonne del cielo, i rami che intrecciandosi simbolizzano le relazioni umane… Tutto sintetizzato nella silhouette di un bosco controluce, assopito in inverno nell’attesa di tornare a sbocciare.

Santone di Fabrizio Milani

I “santoni” dell’artista lombardo (di Varese) sono delle rappresentazioni simili alle raffigurazioni dell’uomo primitivo che, iniziando a porsi delle domande sulla vita, trova risposte in una raffigurazione magica di se stesso. Un figura sacra, insomma, ma senza religione. Una sorta di divinità che non corrisponde a nessun credo, se non a quello interiore e nascosto dell’uomo. Un’installazione possente, primitiva eppure raffinata, che sposa la povertà del legno alla preziosità dell’oro.

Identità

Per poter andare oltre”, è il sottotitolo. L’appartenenza alla propria terra non preclude di accettare e condividere le problematiche del proprio tempo.

Le cataste REALIZZATE NEL 2014 dAgli allievi dell’Istituto delle Arti A.Vittoria di Trento

Cornucopia

Con quest’opera il giovane artista pugliese vuole rappresentare la vera ricchezza e risorsa di questa terra: i ciocchi che scivolano come una cascata dalla cornucopia sono la testimonianza che il legno è la più versatile e naturale delle risorse che da sempre accompagna l’uomo.

Pensieri Vaganti

Un’opera che rifugge con determinazione la staticità che l’immaginario associa inevitabilmente al concetto di catasta di legna. Un’opera che restituisce al legno movimento, dinamicità proprio come i pensieri che nella nostra vita contemporanea frenetica corrono, si trasformano, esplodono. Così, i ciocchi spaccati grezzamente conservano la bellezza della naturalezza e composti in forma scomposta, quasi “esplosa” simboleggiano la libertà di pensiero…

L’incanto di Lena

Un’opera ispirata al romanticismo per un paese romantico. E quale personaggio più romantico della sirena, figura mitologica carica di fascino e mistero? Una sirena fluttuante che incanta chi la guarda. Un po’ come il borgo di Mezzano…

Le sfere dell’immaginario

Una sfida, una voce fuori dal coro, una ribellione: la catasta tradizionale ha forme squadrate e rigide? E allora l’autrice rompe le righe e adotta per la propria installazione una forma insolita: la sfera. Tre sfere che rivoluzionano le forme ma anche i significati: il vuoto al loro interno vogliono lasciare spazio all’immaginazione e al mistero.

L’Onda

Un assemblaggio solo apparentemente casuale di ciocchi dalla forma irregolare, ma di uguale lunghezza che ricordano un’onda… L’opera vuole sottolineare il contrasto tra natura e civiltà e la superiorità della prima sulla seconda. Simbolicamente, il fatto che l’onda s’innalzi verticalmente verso il cielo e nello stesso tempo si sviluppi sul terreno, sta a significare l’ambivalenza della vita: così lontana, immensa e incomprensibile ma nello stesso tempo così vicina e palpabile.

Le cataste REALIZZATE NEL 2016 dAgli allievi del Liceo artistico G.Soraperra di Pozza di Fassa

L’occhio

L’occhio osserva lo scorrere del tempo e delle persone lungo le strette vie del centro

Classe terza Liceo artistico G.Soraperra di Pozza di Fassa, Corso di design

L’incubo

Tutto sembra cadere, ma ogni colonna sostiene l’altra in una sorta di aiuto reciproco che appunto impedisce il precipitare

Classe terza Liceo artistico G.Soraperra di Pozza di Fassa, Corso di design

La catasta contorta

Si avvita su se stessa, in una ordinata contorsione che esplode in alto

Classe terza liceo artistico “G.Soraperra di Pozza di Fassa, Corso di design

Catena

La catena è sinonimo di chiusura. Ogni singolo anello può essere impreziosito da ciò che si vuole ma sempre chiuso è. L’ultimo anello, l’anello spezzato, è la libertà.

Classe quarta Liceo artistico G.Soraperra di Pozza di Fassa, Corso di design

The snail – La chiocciola

La chiocciola improvvisamente si stacca dal suolo e si arrampica verso il cielo vincendo la forza di gravità. Classe seconda del Liceo artistico G.Soraperra di Pozza di Fassa.

NOTIZIE SUL BORGO

Tra i Borghi più Belli d’Italia, ad un soffio da Fiera di Primiero e da San Martino di Castrozza, Mezzano rivendica la sua fiera identità e celebra il rurale con itinerari a tema dedicati ad acqua, orti, architettura contadina, incisioni, affreschi e cataste di legna che qui si fanno arte.

In medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo. Lo sanno bene a Mezzano, borgo-gioiello del Trentino orientale, che del suo passato di paese conteso da Italia e Austria ha saputo far virtù, non tradendo nulla della propria storia. Oggetto nei secoli di continue dominazioni, dagli Scaligeri ai Lussemburgo, dai Tirolesi agli Asburgo, da quella napoleonica a quella bavarese, ha saputo conservare ogni esperienza, ogni influsso per rielaborare una propria, forte e fiera identità culturale.

Siamo nella valle del Primiero, non lontano da Fiera, tra i centri di Imer e Siror. C’è chi vuole che l’origine etimologica sia latina, da medianum, in mezzo per l’appunto; chi invece fa risalire il nome alla nobile casata feltrina De Mezzan. Certo è che la versione tedesca del nome -Mittelsdorf- avvalora la prima tesi.

Entrato a gran merito nella schiera de I Borghi più Belli d’Italia, forte della commovente scenografia delle dolomitiche Pale di San Martino, da sempre crocevia verso luoghi più rinomati, per chi ha la voglia -e l’intuizione- di soffermarsi in paese, Mezzano manda in scena uno spettacolo tutto suo, di quelli che incanto nella loro disarmante semplicità.

Il passato altrove dimenticato, legato a doppio nodo alla ruralità montana, qui non si limita a sopravvivere, ma è vivo, si fa presente. Rinasce nelle antiche case contadine in pietra e legno sapientemente ristrutturate; nel campanile a cipolla di San Giorgio, dai chiari richiami tirolesi, che nell’800 fu dipinto a due colori; nelle piazze abbracciate alle fontane; nelle facciate impreziosite di iscrizioni e affreschi; nella storica lisièra (il locale dove si produceva il sapone e si faceva il bucato secondo rigidi rituali e precise gerarchie) restituita al popolo da un attento restauro; nelle cataste di legna che qui si fanno arte e ispirano talenti locali e forestieri; negli orti –ben 400 in un paese di 1600 abitanti circa- che secondo la tradizione trentina uniscono l’utile al dilettevole spartendo la terra tra ortaggi, fiori, odori e piante da frutto; nel piccolo museo etnografico fatto di reperti e amore; nelle stalle in disuso che narrano ancora il rito del filò (le fiabe raccontate dai nonni); nei vicoli a salesà, ovvero minuziosamente acciottolati, nel prezioso telaio antico che dal Settecento tesse fitti sia rari tessuti damascati sia diverse generazioni unite dal filo della passione…

A Mezzano, negli anni, si è accolto del moderno solo il positivo, asservendolo al passato. Oggi il borgo è una sorta di serbatoio di vita alpina, una miniera inesauribile di idee che si offrono al viandante in ogni angolo nascosto, lungo i vicoli, nelle piazzette, all’ombra dei ballatoi in un vibrante museo sotto il cielo. Da esplorare lungo diversi itinerari a tema, che invitano a rintracciare i “Segni sparsi del rurale”: acqua, orti, architetture, dipinti murali, antiche iscrizioni e cataste artistiche.

A Mezzano, tutto parte dalla natura e alla natura riconduce. Così anche i numerosi sentieri segnalati che dal borgo portano alla scoperta, a piedi o in mountain-bike, di un ambiente ancora inalterato e struggente. Mezzano è nella riserva naturale del Parco di Paneveggio Pale di San Martino e confina con quello delle Dolomiti Bellunesi.

 

A LUGLIO IL GIOCO DELLE BOCCE

Il 16 e 17 luglio 2017, domenica e lunedì, Mezzano di Primiero in festa. Tutti giocano a bocce nelle vie del borgo trentino. Appuntamenti con la Sagra dei Carmeni e la Festa del Carmenin.

Secondo tradizione, domenica è il giorno del Grande mercato, con decine di bancarelle di prodotti artigianali e golosità del territorio disposte lungo le vie del paese e nelle piazzette dove fanno bella mostra di sé le oltre 30 cataste di legna del museo en plein air di Cataste&Canzèi, realizzate da noti artisti e da studenti di istituti d’arte trentini. In programma spettacoli per bambini, stand gastronomici, musica. Alle 17.00, in programma la coreografica processione della Madonna del Carmine a cui è dedicata la festività, portata a spalle dai coscritti dei 18 anni, agghindati in tunica celeste, al seguito del sindaco e due assessori, che aprono il corteo con il crocifisso e le lampade.

Lunedì sarà un’altra intensa giornata all’insegna di divertimento, buon cibo e musiche delle tradizione. L’evento più inusuale sarà l’interminabile e combattutissima gara di bocce lungo i vicoli del paese tra Grisoni e Pranovi (le due parti della località), unica nel suo genere in tutt’Italia, giocata da giovani e adulti fin dalle 8 del mattino. Una tradizione che risale a un centinaio di anni fa. In programma, giochi e animazione con gli asini per i bambini, orchestrine locali e stand gastronomici con prodotti e piatti tipici, quali polenta con lunaneghe, tosela o formaggio fritto, frittele, strauli e smorum, dolci tradizionali. Finalissima, alle 22.00, con la ventiduesima edizione del Palio dei musàti, che vedrà alla partenza otto asini con rispettivi fantini, in rappresentanza dei comuni e delle principali frazioni della valle.

Per informazioni: Comune di Mezzano

tel. 0439.67019, info@mezzanoromantica.it e www.mezzanoromantica.it

Mezzano in pratica

Nel Trentino orientale, a 90 km da Trento, nella Valle del Primiero.

640 metri s.l.m.

Ospitalità in albergo, b&b, appartamenti e garni

Area camper L’Arca: 25 piazzole attrezzate – viniciosimion@vodafone.it – 3420716262

Personalità: Riccardo Schweizer (1925-2004), tra i più apprezzati artisti trentini, e Davide Orler (1931-2010), pittore e tra i maggiori esperti e collezionisti al mondo di icone russe e greco-bizantine.

APT di riferimento: Azienda per il Turismo Primiero San Martino di Castrozza (www.sanmartino.com)

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