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Badolato (Cz): tra storia millenaria e migranti

 

panoramica_badolato borgo

Badolato, antico centro medioevale, è situata a 240 metri s.l.m. su una collina a poco più di 5 km dal mare. Il millenario borgo conserva ancora intatta la struttura urbanistica medioevale costituita da suggestivi vicoli stretti e tortuosi che si intersecano fra le case l’una a ridosso dell’altra. Badolato è stata fondata nel 1080 dal primo Duca di Calabria Roberto il Guiscardo. Compreso nella Contea di Catanzaro agli inizi della dominazione normanna, fu in seguito baronia, ed ai tempi degli Angioini appartenne ad un Filippo di Badolato. Appartenne anche alla famiglia dei Ruffo e a quella dei Toraldo per passare nel 1596 ai Borgia Principi di Squillace e successivamente ai Ravaschieri. Fu danneggiato dai terremoti del 1640 e del 1659 e quasi distrutto, come tanti paesi della Calabria, da quello del 1783. Più di recente, il catastrofico terremoto del 1947 e la disastrosa alluvione del 1951 misero in ginocchio il paese provocando danni ingenti, che indussero lo Stato italiano a costruire le prime case nella frazione scalo, attorno la stazione ferroviaria e lungo la costa Ionica, dando così vita a Badolato Marina. Circostanze recenti vedono Badolato, paese dell’accoglienza e dall’ospitalità diffusa, protagonista in un progetto pilota di ospitalità e solidarietà verso migranti dopo gli sbarchi del 1997 (339 rifugiati politici hanno trovato ospitalità soprattutto in alcune case del Borgo messe a disposizione dal Comune di Badolato e da alcuni cittadini privati). Tutto ciò ha balzato nuovamente Badolato – un “antico borgo medievale abbandonato”, noto anche per la famosa provocazione “Badolato paese in vendita” degli anni ‘80 – agli onori della cronaca con una grande cassa di risonanza mass-mediatica nazionale ed internazionale grazie ad un articolo di Mimmo Lanciano apparso su Il Tempo nell’ottobre del 1986. Di recente attualità, infatti, le candidature all’ONU per il “World Habitat Award” – premio di rilevanza internazionale di cui si registra una menzione d’onore e di cui parla la BBC, il National Geographic e altri organi di stampa nazionale ed internazionale – e la presenza nel film “Il Volo” del famoso regista Wim Wenders. Oggi, il borgo medievale di Badolato, crocevia di popoli e culture, con le sue antiche Chiese e le sue Confraternite religiose ultrasecolari, i suoi palazzi storici e le tantissime tradizioni popolari culturali ed eno-gastronomiche, è divenuto in questi ultimi anni una nuova meta turistica con un appeal internazionale particolare. È riconosciuto come “Borgo degli artisti e degli stranieri”, poiché artisti di fama nazionale (e non solo) e stranieri provenienti da diversi paesi d’Europa e del mondo trascorrono qui le proprie vacanze, comprandone casa e divenendone addirittura nuovi cittadini. Il borgo di origine normanne – un balcone naturale sul Mar Ionio – nasce su una collina a mo’ di roccaforte a difesa delle invasioni saracene contro i pericoli provenienti dal mare, ma rinasce grazie al mare a distanza di secoli grazie all’approdo sulla sua costa di una nave carica di migranti provenienti dalla Turchia (esattamente dalla regione del Kurdistan). Badolato resta, pertanto, un fantastico e suggestivo borgo medievale di Calabria, dai ritmi lenti e mediterranei, caratterizzato da un impianto bizantino con numerose chiese disposte a forma di croce latina e da molti vicoli caratteristici. Con il suo stretto rapporto col mare e con una posizione strategica del territorio calabrese, nella Costa Ionica catanzarese, offre al visitatore la possibilità di spaziare in tutte le dimensioni della magnifica natura che lo circonda, tra mare, collina, montagna e lago. Grazie a tutto ciò è cresciuto anche turisticamente e con un modello originale di ricettività e ospitalità diffusa di “Paese Albergo” (venutosi a creare negli anni anche grazie alla cooperazione di diversi imprenditori turistici che hanno deciso di lavorare in rete) ed il cui cuore pulsante è nel borgo antico ma in stretta relazione ai servizi turistici attivi sulla costiera, dove è attivo anche un piccolo porto turistico denominato “Le Bocche di Gallipari”.

 

Da Visitare/What you can visit – Nel borgo/Into the old village:

  • Chiesa di San Domenico (a.D. 1566)
  • Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (a.D. 1198)
  • Chiesa dell’Immacolata con belvedere sul mare (a.D.1686)
  • Torre Campanaria d’avvistamento (del 1539)
  • Resti dell’antica porta medievale (zona bastione)
  • Antiche botteghe degli artigiani locali
  • Via Portella (“a porterha” – zona Mancuso) – tra le viuzze più strette del borgo
  • Scesa Rossini – la viuzza più stretta del borgo

A 2 km, sulla Strada Provinciale per Serra San Bruno:

  • Convento di Santa Maria degli Angeli (a.D. 1603), oggi sede della Comunità “MONDO X”, con antica strada di pietra chiamata “petta ‘e l’Angeli”, antichissime sculture lignee di Fra’ Diego da Careri del XVII secolo
  • Santuario Basiliano della Madonna della Sanità (XI secolo)

 

DATI E UN PO’ DI STORIA DEL COMUNE:

 

Il Comune di Badolato (abitanti 3.650) fa parte della provincia di Catanzaro, e si suddivide in una frazione capoluogo, in collina, il vecchio borgo medievale, ed in una marina. Il territorio, che si estende per 34,10 chilometri quadrati, confina con quelli dei Comuni di Brognaturo, Isca sullo Jonio, Santa Caterina dello Jonio, ed a levante col mare, e si sviluppa sul versante delle Serre. Il paese, posto sulle pendici nord-occidentali del Monte S. Nicola (m. 1.260), giace su uno sprone incuneato tra due valloni che si congiungono nella sottostante pianura litoranea, è a 240 metri di altezza, a 53 chilometri da Catanzaro, su una strada provinciale che a poco più di 5 chilometri si congiunge con la Statale 106. Si vuole che sia di fondazione normanna, e che prendesse nome dalla sua posizione eminente circondata da balze che lo pongono come se fosse in alto ad una fortezza. Era detto anche Badulato, Vadolato o Vadulato. Aveva sotto di se i grossi Casali di Isca e di Sant’Andrea. Compreso nella Contea di Catanzaro ai primordi della signoria normanna in Calabria, fu in seguito baronia, ed ai tempi angioini appartenne ad un Filippo di Badolato – donde, più probabilmente, il nome al paese – al quale con la violenza lo tolse Pietro Ruffo Conte di Catanzaro, i cui discendenti, costituenti un altro ramo della famiglia, lo tennero fino al 1454. Pervenuto per successione nella tropeana famiglia dei Toraldo, rimase loro fino al 1578, anno in cui, alienato per debiti, cominciò a subire rapidi passaggi. Ma nel 1596 passò a Pietro Borgia Principe di Squillace che lo cedette a Pier Francesco Ravaschieri, dalla cui famiglia, per successione femminile, trasbordò dapprima in casa Pinelli (1692-1779) e poi in quella dei Pignatelli di Belmonte (1779), che lo cedettero in suffeudo ai Gallelli, i quali ressero il potere fino alla fine della feudalità (1806). Nel 1444, a causa delle disagiate condizioni nelle quali si era venuto a trovare in seguito a molte vicende naturali, sociali e militari, gli veniva concessa l’esenzione del pagamento dei tributi. ll terremoto del 1640 causò la morte di 300 persone; quello del 1659 lo danneggiò alquanto, e quello del 1783 finì quasi per distruggere quel che era avanzato salvo dai precedenti movimenti tellurici, provocando la morte di 2 persone e facendo danni valutati a 60 mila ducati. Nel 1799 fu tra i Comuni più tenacemente realisti, e, ad istigazione del Padre Lettore Bonaventura da Badolato, dei Cappuccini, impedì che i repubblicani piantassero l’albero della libertà, mandando molti uomini all’assalto a Mileto voluto dal Cardinale Ruffo. L’ordinamento amministrativo disposto dal Generale Championnet lo comprendeva nel Cantone di Satriano; con la legge francese del 1806, veniva posto nel Distretto di Gerace e messo a capo di un Governo che comprendeva i Luoghi di S. Andrea, Isca, S. Caterina, di Pisano, Guardavalle e Monasterace. La successiva legge del 1811, confermata da quella borbonica del 1816, ne faceva un Capoluogo di Circondano comprendente Isca, S. Caterina e Guardavalle. Il terremoto del 1905 vi fece non pochi danni, tanto che venne disposto dapprima il consolidamento e poi il trasferimento dell’abitato a totale carico dello Stato. Le alluvioni del 1951 misero in serio pericolo la Chiesa dell’Immacolata e molte abitazioni, per cui gran parte degli abitanti abbandonarono il paese che per la circostanza venne visitato dal Capo dello Stato. In via Castello sono gli avanzi di mura perimetrali del maniero edificato dai Ravaschieri nel secolo XVII. Badolato è ricco di Chiese che conservano evidenti segni artistici. Quella del SS.Salvatore /(Chiesa Matrice – sec. XVIII) con l’Altare del Sacramento in marmi policromi, mensa, tabernacolo e balaustra con lavori a commesso e dettagli ornamentali a rilievo, nella quale sono due busti in legno di S. Andrea e di S. Francesco di Paola (sec. XVII-XVIII) e numerosi arredi sacri di pregio. La Parrocchiale di S. Caterina, con portale in pietra a modanature (secolo XVIII) ha l’interno ad unica nave, l’abside medioevale, l’altare e il soffitto rifatti barocchi, con una tavola della Madonna col Bambino (sec. XV XVI). La Chiesa del Rosario ha la facciata con elementi in pietra di stile barocco, interno decorato a stucchi da maestranze di Serra S. Bruno (sec. XVIIl-XIX). La Chiesa di S. Maria degli Angeli, ricostruzione dei Padri Riformati, con la facciata e l’interno del XVII secolo, ha pure secenteschi il monumentale Altare Maggiore, firmato e datato Fra Diego da Careri 1644, il presbiterio e la cupola decorati dì affreschi, e un Crocefisso dello stesso Fra Diego, così come l’attiguo Chiostro, mentre il coro ligneo è del secolo XVIII. La Chiesetta della Sanità, altrimenti conosciuta come Chiesa di S. Isidoro, di origini basiliane, ha avanzi di mura con tracce di affreschi bizantineggianti raffiguranti la Pietà, il Redentore, due Santi. L’agricoltura, che si va organizzando sempre più con criteri industria, continua a dare cereali e frutta, mentre l’olio e il vino, tuttora pregiati, sono quasi interamente destinati all’esportazione. Molte sono le aziende armentizie, e l’allevamento del bestiame bovino, ovino e caprino alimenta una notevole lavorazione di latticini. E’ in Diocesi di Squillace. Vi sono le parrocchie di S. Nicola, S. Salvatore, S. Caterina e Santa Maria. Vi è il Convento di S. Maria degli Angeli dei Frati Minori. Le suore Teresiane Francescane del Signore vi tengono l’orfanotrofio femminile Madonna di Fatima, la scuola di taglio e cucito. Il convento dei Domenicani fu soppresso nel 1809. Il Patrono, S. Nicola Avellino, vi è festeggiato il 10 novembre. Una volta si teneva fiera detta della Sanità.

 

DOPO LE DRAMMATICHE VICENDE LEGATE AI TERREMOTI DEGLI ULTIMI SECOLI SARÀ L’ALLUVIONE DEL 1951 A SEGNARE UN MOMENTO DI SVOLTA PER BADOLATO: In quell’occasione gran parte degli abitanti abbandonarono il paese che per la circostanza venne visitato dal Capo dello Stato. Praticamente da quel momento la storia del paese per certi versi si ferma, per altri è completamente, e spesso drammaticamente, trasformata. Pur avendo conosciuto già in passato l’emigrazione transoceanica, specie in Argentina ed Australia, Badolato diviene una storia di Dagli anni ‘50 in poi, mentre il paese conosce un importantissimo movimento contadino per l’occupazione delle terre, per oltre un ventennio si svilupperà un fenomeno emigratorio massiccio che porterà i badolatesi in Svizzera, dove esistono comunità di centinaia di persone come nel caso della cittadina di Wetzikon (“la seconda Badolato”), in Germania, ed in misura minore Francia o Belgio. Ma Badolato, pur continuando a spopolarsi, riesce a conquistare fette sempre più ampie di turismo culturale, specie di ritorno, grazie ai visitatori europei arrivati con gli emigranti badolatesi. Per tanti scoprire Badolato si rivela esperienza assolutamente suggestiva: vuol dire tuffarsi nelle strettissime viuzze costruite otto secoli fa e tutt’oggi intatte che si snodano in gironi convergenti verso il culmine dell’altura. La struttura urbana del paese, stupendo affaccio sul mare, è tecnicamente a “Cortina” formata cioè da più unità abitative contigue, racchiuse dentro le mura di cinta. Il borgo e la sua esigua popolazione, nonostante un buon flusso turistico estivo, si presentano quindi come un vero e proprio luogo dell’anima dove trovare riposo e calma, non a caso scelto da artisti più o meno noti come approdo quasi rifugio per la sua pace e discrezione, come nel caso di artisti e uomini di cultura come Pierò Pelù, lo scrittore Italo Moretti o di attori compianti come Antonio Newiller. Storicamente, dopo la crisi degli anni ’70, lo spopolamento proseguì pur mantenendo, ancora fino a metà anni ’80, una buona fetta di popolazione complessiva. Ma il “paese”, il vecchio borgo adagiato sulla collina che tanto bene si prestava a canzoni generazionali come “Che sarà”, sembra essere destinato alla morte più cupa e silenziosa. Tuttavia, proprio in questa fase, partirà la più originale e clamorosa delle provocazioni: “Badolato, paese in vendita”.

 

E’ DEL 1986 LA NUOVA SVOLTA CON LA PROVOCATORIA PROPOSTA LANCIATA DAL BIBLIOTECARIO COMUNALE MIMMO LANCIANO: BADOLATO, PAESE IN VENDITA: Tutto partì dalla constatazione che il borgo, Badolato Superiore stava avviandosi verso un sostanziale abbandono tra lo spopolamento (spesso a favore della più recente frazione marina) e l’impoverimento economico testimoniato dai crescenti livelli disoccupazionali e dall’emigrazione fuori regione. L’idea di “vendere” il bellissimo borgo, all’inizio per molti grottesca, scatenò al contrario un’imprevedibile curiosità che portò l’allora sindaco Ernesto Menniti nella trasmissione televisiva più nota del momento, quella di Raffaella Carrà. Ma fu solo il picco di un fenomeno che mai prima di allora aveva visto il nostro Comune così al centro dell’attenzione mass mediatica. Un borgo che pareva rassegnarsi sulla strada del declino, dello spopolamento e dell’anonimato, improvvisamente sui trovò al centro dell’attenzione nazionale, nell’incredulità di tutti i suoi abitanti. Intervennero televisioni e giornali da tutto il mondo, si registrò l’interesse, tra mito e realtà, di magnati, di gruppi finanziari ed industriali, di autori e letterati e tanti turisti che, in un modo o nell’altro, venendo a contatto con la realtà di un borgo sempre più spopolato, finirono con l’amarne il suo essere sempre se stesso, il suo perpetuarsi con i vicoli caratteristici, le case alte ed antiche, le donne coi loro abiti semplici e ricchi di tradizione, la semplicità contadina. Così, alla lunga, svuotato l’effetto novità e sorpresa la vera “vendita” riguardò proprio i tanti immobili privati che, diversamente destinati all’abbandono, sono stati acquistati e ristrutturati con gusto dai tanti “forasteri” che, innamorati di Badolato Superiore, amano tornarvi con frequenza, ripopolando il nostro borgo ed i suoi vicoli.

 

IN QUEGLI STESSI ANNI, MOMENTI PARTICOLARI FACEVA POI VIVERE L’ARRIVO DELLA COMUNITÀ DI “MONDO X”: Una comunità di ragazzi con problemi vari alle spalle, spesso di tossicodipendenza, che popolarono l’area attigua il bellissimo Convento degli Angeli. La vicenda, di primo acchito, presentò non pochi problemi, tra i timori di parte della popolazione, la sistemazione dei ragazzi, problemi burocratici vari, precarietà di una sistemazione occupata di fatto ma fatiscente. Il tempo ha dato ragione ai ragazzi ed a chi ha creduto in loro. Oggi i due bellissimi chiostri, i giardini e gli alloggi, sono stati completamente recuperati. Conquista ed affascina la tenacia e la mitezza di questi ragazzi, oggi ritenuti i veri angeli di quel Convento anch’esso ricco di tesori e fascino come il crocefisso ligneo settecentesco ed un ricco pergamo pensile dello stesso periodo. Molti turisti, dalla regione e non, fanno della visita al Convento recuperato una tappa fissa, accolti dai ragazzi che con una guida mostrano i frutti del loro lavoro quotidiano, nei campi da coltivare come nell’artigianato, all’interno della struttura splendidamente rinnovata che li ospita. La chiesa non è ancora stata ristrutturata ma presenta comunque elementi di assoluto pregio ed unicità. Le regole di vita della Comunità sono rigide ma l’accesso dei visitatori all’area è generalmente consentito senza particolari problemi. E Badolato farà ancora parlare di sé.

 

L’ESPERIENZA DELLA SOLIDARIETÀ AI RIFUGIATI: IL PROGETTO DEL CIR (CENTRO ITALIANI RIFUGIATI) A BADOLATO 

Badolato è tornato poi a registrare nuovi picchi di popolarità per essere stato il centro di un’esperienza rara di accoglienza, di convivenza, di integrazione e di rispetto fra genti appartenenti a culture diverse. Il progetto pilota “ O focularu, the home project” realizzato a Badolato dal Comune insieme al CIR, è un modello unico di accoglienza e di solidarietà con i rifugiati in una zona depressa e dimenticata. Un progetto nato su uno slancio di solidarietà umana, che ha proseguito e si è sviluppato oltre l’emergenza. Badolato? Badolato Superiore è un piccolo borgo medievale arroccato su una collina. Fu costruito perché non fosse visibile dal mare, per proteggerlo dalle scorrerie dei pirati turchi. E proprio dal Kurdistan turco provenivano gli uomini e le donne sbarcati sulla spiaggia badolatese nel dicembre del 1997. Il borgo era da alcuni anni quasi completamente spopolato. Contava circa cinquecento abitanti, per lo più anziani. Era un paese fantasma. Le ragioni dello spopolamento sono quelle delle ondate migratorie che hanno visto i badolatesi trasferirsi nelle Americhe prima e nei paesi ricchi dell’Europa continentale o nel Nord Italia poi. Ma sono anche da attribuirsi alla politica di edilizia popolare intrapresa dalle varie amministrazioni comunali successivamente all’alluvione che ha colpito il paese nel ’51. La storia Tutto comincia una domenica di mezza estate, il 24 agosto 1997, circa 460 immigrati asiatici sbarcano sulla costa di Badolato, un paese della costiera jonica catanzarese. Tra loro ci sono 266 kurdi, provenienti dalla Turchia e dall’Iraq. I giornali gridano all’invasione. La questura si allarma, dal Viminale arrivano precise indicazioni: non accogliere eventuali richieste d’asilo, procedere rapidamente con le espulsioni.Già tre mesi prima, circa 200 kurdi sbarcarono a Guardavalle, sempre sulla jonica catanzarese, trenta di loro chiesero asilo politico al governo italiano dichiarandosi perseguitati in fuga. Tutte le domande furono respinte. I “clandestini” di Badolato (oltre ai kurdi c’erano pakistani e cingalesi) sembrano suscitare allarme più sulle colonne dei grandi quotidiani, nei salotti televisivi e nelle sedi dei partiti che nella popolazione. A Badolato, in una zona dove certo i problemi non mancano, parte invece una vera e propria gara di solidarietà. E’ l’ arrivo della nave Ararat, che trasportava in condizioni disumane 836 persone è del 26 dicembre del 1997 a dare una svolta decisiva. Questa volta i profughi maschi furono provvisoriamente alloggiati nella scuola media di Badolato Superiore e le donne con i bambini in un campo della vicina cittadina di Soverato.e Gagliato.Come era accaduto in occasione del primo sbarco ci furono esemplari manifestazioni di solidarietà da parte dei badolatesi. Probabilmente perché è gente che ha saputo riconoscersi perché ha subìto il dramma dell’emigrazione ed ha rivisto amplificato negli occhi di questi esuli il dolore di se stessi e dei propri parenti, oppure forse per un senso radicato di ospitalità ereditato dalla cultura greca, o, più semplicemente, per “nuda” umanità. Ma questa volta il piccolo borgo fece ulteriori passi nell’applicare il suo spirito di solidarietà. Il gesto più importante simbolicamente di questa vicenda risale al 31 dicembre, pochi giorni dopo lo sbarco, quando i badolatesi offrirono ai kurdi, che professano la religione musulmana, il Monastero, una delle chiese più importanti del paese, affinché potessero festeggiare l’inizio del nuovo anno (Newroz). Subito dopo la prima accoglienza, è nato il progetto pilota del Comune di Badolato con il CIR per dare dignità e riunire le famiglie che erano state separate al momento dello sbarco. Viene stanziato un finanziamento di 1 miliardo e mezzo delle vecchie lire grazie al quale il comune doveva acquistare 20 alloggi da ristrutturare e dare agli immigrati. E in quell’occasione che il CIR apre la sua sede a Badolato L’allora Sindaco, Gerardo Mannello, e il Consiglio Comunale decisero di chiedere ai cittadini badolatesi la disponibilità delle case abbandonate del borgo per ospitarvi le famiglie kurde. Vennero consegnate ottanta chiavi. Tredici famiglie kurde scelsero di restare. Il Ministero degli Affari Sociali finanziò le minime ristrutturazioni delle abitazioni e, inizialmente, l’acquisto dei beni di prima necessità. Così iniziò la convivenza fra italiani e rifugiati ( kurdi e non solo) in un piccolo paese, che da allora viene chiamato scherzosamente Kurdolato. Da allora si è istaurata una convivenza pacifica di scambio e di rispetto reciproci. I bambini kurdi sono andati a scuola, hanno imparato prestissimo l’italiano, hanno legato con i propri coetanei ed eletto proprie “nonne” alcune anziane del paese. Ma anche tra gli adulti c’é stato un grosso sforzo di comunicazione che ha portato alla nascita di una specie di lingua franca. Oggi , ai curdi si sono aggiunti anche bambini delle famiglie etiopi con asilo umanitario che frequentano le scuole dell’obbligo elementari e medie. Alcuni kurdi cominciarono, all’epoca, a lavorare nell’agricoltura e nell’edilizia. Inoltre, l’amministrazione locale promosse, alcune iniziative comuni: l’apertura di un ristorante e quella di un negozio di ceramiche a produzione artigianale. Alcune ceramiche furono acquistate dal Comune stesso e utilizzate per segnalare i nomi delle vie e dei numeri civici del borgo. L’amministrazione locale di Badolato penso allora di creare dei nuovi sbocchi lavorativi con un progetto di ristrutturazione delle case abbandonate del borgo a scopi turistici..L’idea era quella di trasformare Badolato Superiore in una specie di villaggio turistico, di “paese albergo” interculturale. Il progetto non era peregrino, ma nasceva dalla considerazione che, negli ultimi anni, alcune case del borgo erano state acquistate e ristrutturate da turisti svizzeri e tedeschi, che vi trascorrevano e vi trascorrono l’estate. Il progetto fu approvato nel febbraio del 1998 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che stanziò un miliardo e mezzo di lire per la sua realizzazione.

 

LA STORIA DEGLI SBARCHI DEI RIFUGIATI: TRA DISPERAZIONE E SPERANZA: Tutto cominciò una domenica di mezza estate, il 24 agosto 1997, circa 460 immigrati asiatici sbarcano sulla costa di Badolato, un paese della costiera jonica catanzarese. Tra loro ci sono 266 kurdi, provenienti dalla Turchia e dall’Iraq. I giornali gridano all’invasione. La questura si allarma, dal Viminale arrivano precise indicazioni: non accogliere eventuali richieste d’asilo, procedere rapidamente con le espulsioni.Già tre mesi prima, circa 200 kurdi sbarcarono a Guardavalle, sempre sulla jonica catanzarese, trenta di loro chiesero asilo politico al governo italiano dichiarandosi perseguitati in fuga. Tutte le domande furono respinte. I “clandestini” di Badolato (oltre ai kurdi c’erano pakistani e cingalesi) sembrano suscitare allarme più sulle colonne dei grandi quotidiani, nei salotti televisivi e nelle sedi dei partiti che nella popolazione. A Badolato, in una zona dove certo i problemi non mancano, parte invece una vera e propria gara di solidarietà. E’ l’ arrivo della nave Ararat, che trasportava in condizioni disumane 836 persone è del 26 dicembre del 1997 a dare una svolta decisiva. Questa volta i profughi maschi furono provvisoriamente alloggiati nella scuola media di Badolato Superiore e le donne con i bambini in un campo della vicina cittadina di Soverato e Gagliato.Come era accaduto in occasione del primo sbarco ci furono esemplari manifestazioni di solidarietà da parte dei badolatesi. Probabilmente perché è gente che ha saputo riconoscersi perché ha subìto il dramma dell’emigrazione ed ha rivisto amplificato negli occhi di questi esuli il dolore di se stessi e dei propri parenti, oppure forse per un senso radicato di ospitalità ereditato dalla cultura greca, o, più semplicemente, per “nuda” umanità. Ma questa volta il piccolo borgo fece ulteriori passi nell’applicare il suo spirito di solidarietà. Il gesto più importante simbolicamente di questa vicenda risale al 31 dicembre, pochi giorni dopo lo sbarco, quando i badolatesi offrirono ai kurdi, che professano la religione musulmana, il Monastero, una delle chiese più importanti del paese, affinché potessero festeggiare l’inizio del nuovo anno (Newroz). Subito dopo la prima accoglienza, è nato il progetto pilota del Comune di Badolato con il CIR per dare dignità e riunire le famiglie che erano state separate al momento dello sbarco. Viene stanziato un finanziamento di 1 miliardo e mezzo delle vecchie lire grazie al quale il comune doveva acquistare 20 alloggi da ristrutturare e dare agli immigrati. E’ in quell’occasione che il CIR apre la sua sede a Badolato. L’allora Sindaco, Gerardo Mannello e il Consiglio Comunale decisero di chiedere ai cittadini badolatesi la disponibilità delle case abbandonate del borgo per ospitarvi le famiglie kurde. Vennero consegnate ottanta chiavi. Tredici famiglie kurde scelsero di restare. Il ministero degli Affari Sociali finanziò le minime ristrutturazioni delle abitazioni e, inizialmente, l’acquisto dei beni di prima necessità. Così iniziò la convivenza fra italiani e rifugiati ( kurdi e non solo) in un piccolo paese, che da allora viene chiamato scherzosamente Kurdolato. Da allora si è istaurata una convivenza pacifica di scambio e di rispetto reciproci. I bambini kurdi sono andati a scuola, hanno imparato prestissimo l’italiano, hanno legato con i propri coetanei ed eletto proprie “nonne” alcune anziane del paese. Ma anche tra gli adulti c’é stato un grosso sforzo di comunicazione che ha portato alla nascita di una specie di lingua franca. Oggi , ai curdi si sono aggiunti anche bambini delle famiglie etiopi con asilo umanitario che frequentano le scuole dell’obbligo elementari e medie. Alcuni kurdi cominciarono, all’epoca, a lavorare nell’agricoltura e nell’edilizia. Inoltre, l’amministrazione locale promosse, alcune iniziative comuni: l’apertura di un ristorante e quella di un negozio di ceramiche a produzione artigianale. Alcune ceramiche furono acquistate dal Comune stesso e utilizzate per segnalare i nomi delle vie e dei numeri civici del borgo. L’amministrazione locale di Badolato penso allora di creare dei nuovi sbocchi lavorativi con un progetto di ristrutturazione delle case abbandonate del borgo a scopi turistici..L’idea era quella di trasformare Badolato Superiore in una specie di villaggio turistico, di “paese albergo” interculturale. Il progetto non era peregrino, ma nasceva dalla considerazione che, negli ultimi anni, alcune case del borgo erano state acquistate e ristrutturate da turisti svizzeri e tedeschi, che vi trascorrevano e vi trascorrono l’estate. Il progetto fu approvato nel febbraio del 1998 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che stanziò un miliardo e mezzo di lire per la sua realizzazione.

 

IL PROGETTO DI ACCOGLIENZA A BADOLATO OGGI: Attualmente vivono a Badolato circa 40 rifugiati. 26 persone inserite nel progetto PNA e ospitate nelle 7 case restaurate e già state consegnate al CIR e ospitano famiglie di rifugiati.. Molti sono Etiopi. Ma anche kurdi, congolesi, armeni ed eritrei. Oggi a Badolato superiore vivono circa 40 rifugiati su una popolazione di 500 persone. Bambini kurdi, etiopi ed eritrei (asilo umanitario) frequentano la scuola del paese. Gli uomini adulti lavorano nell’agricoltura e studiano la lingua con i corsi serali. Dopo i 400 rifugiati accolti nel 97, Badolato ha accolto e assistito una media di circa 100 persone l’anno. Attività lavorative dei rifugiati che si sono stabiliti a Badolato dopo la fine del PNA Una famiglia curda ( 7 persone) ha aperto un negozio di alimentari a Badolato Marina dove vende sia prodotti italiani che curdi e turchi. Altri lavorano nell’agricoltura. Sviluppo economico di Badolato L’improvvisa visibilità di questo paesino dimenticato in una natura incontaminata, di rara bellezza e un con clima estremamente mite ha spinto molti ( italiani, inglesi, tedeschi, francesi) a comprare una casa nel vecchio borgo per passarvi le vacanze o come alcuni viverci la propria pensione. I Bed and Breakfast nel Borgo antico sono 14. Oggi Badolato nonostante le difficoltà legislative e i ritardi burocratici, continua ad essere il punto di riferimento per i kurdi in Calabria e per tutti rifugiati che arrivano qui, siano essi etiopi, somali o provenienti da altre zone dove le loro vite erano in pericolo. A distanza di otto anni l’esperienza di accoglienza, di solidarietà e di integrazione realizzata dal Comune di Badolato insieme al CIR rimane un esperienza unica al mondo, un modello di accoglienza umana e di convivenza possibile.. La speranza, la volontà, non è solo è quella che si continui a lavorare per offrire una nuova prospettiva di vita ai rifugiati a Badolato e, in questo modo al borgo stesso, ma è soprattutto che altri borghi, altri comuni, altre comunità, più o meno grandi più o meno “dimenticati”, si rendano disponibili ad applicare “il modello Badolato” alle proprie comunità, dimostrandosi solidali verso chi non ha più una casa nel proprio paese, né vi ha più le condizioni per la semplice sopravvivenza, e ridando, allo stesso tempo, slancio, vita e linfa ( molti rifugiati sono giovani, donne, bambini..) a piccoli ed antichi comuni che rischiano di scomparire.

 

 

 

 

PUNTI DI INTERESSE – ALTRE INFORMAZIONI E ALTRE STORIE:

Le origini di Badolato Borgo sembrano risalire intorno all’anno mille, come mostrato dalla presenza di piccoli insediamenti basiliani, sparsi in diverse località del suo territorio, ma quello che diede l’avvio alla crescita dell’attuale centro storico è stato quello situato in prossimità della chiesa di Santa Caterina. La successiva presenza normanna diede al Borgo un periodo di buona floridità economica e religiosa, dimostrata dalla presenza di nuovi ordini religiosi (Certosini).

Dal punto di vista urbanistico venne a crearsi quello che è stato l’elemento generatore di tutto il Borgo (l’attuale Corso Umberto), quindi vennero a crearsi la presenza militare situata nella parte più alta del paese (l’ormai distrutto castello), e quella religiosa (oggi chiamata Chiesa del SS. Salvatore e a suo tempo Chiesa di tutti i Santi), entrambi situate lungo il percorso del crinale e comunicati per mezzo di una strada coperta di pietre naturali ancor oggi esistente.
Tenendo conto della caratteristica del sito, che è stato l’elemento condizionante di tale crescita (caratteristica dei borghi medioevali), quale elemento difensivo, venne a crearsi una tipologia edilizia a “Cortina” formata da più unità abitative contigue ad esse, e racchiuse dentro le mura di cinta, oggi come forte testimonianza di allora; infatti nel suo tempo, il Borgo di Badolato, era paese mandamentale (“feudo”) degli altri paesi limitrofi ad esso.
Dal XVII-XVIII secolo, si sviluppò una nuova classe borghese ed una lussureggiante economia con l’ampliamento del centro storico ed il sorgere di nuovi edifici, religiosi e civili.
Durante l’ampliamento del centro abitato, nel borgo, vennero realizzate numerose chiese ed oggi come allora se ne contano ben 12:

 

  1. Il “Monastero oggi chiamato Chiesa di San. Domenico”;
    2. Il  “Convento degli angeli” oggi “Mondo X”;
    3. Il “Santuario Basiliano oggi chiamato Chiesa della Madonna della Salute”;
    4. La Chiesa della Nunziata;
    5. La Chiesa Matrice o del SS. Salvatore, un tempo Chiesa di tutti i Santi;
    6. La Chiesa di Santa  Maria;
    7. La chiesa di San Nicola;
    8. La Chiesa dell’Immacolata, assisa ai piedi del Borgo;
    9. La Chiesa della provvidenza;
    10. La Chiesa di San. Caterina.
    11. La Chiesa di San Rocco;
    12. La Chiesa del Carmine;

La tipologia edilizia più ricorrente che tutt’oggi mantiene le caratteristiche originarie, è costituita da unità abitative monocellulari e nobiliari, i quali si elevano per mezzo di muratura portante con pietra malta e mattoni, adagiati lungo l’andamento naturale del terreno, che tenendo conto della forte pendenza ed ogni altro fattore morfologico, fanno del Borgo un paese percorribile in strette viuzze, tranne l’attuale Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele percorribili anche con auto di modeste dimensioni. La posizione del borgo è situata a mezza costa, infatti dal centro storico si raggiunge in meno di 10 minuti sia dal mare che dalla montagna passando per una straordinaria diversità di paesaggi. Grazie poi alle tradizioni tramandate da generazione a generazione, ancor oggi, possiamo gustare i prodotti tipici del luogo preparati con maestria locale, come il pane casereccio cotto nel tradizionale forno a legna; gli insaccati come la soppressata, preparata e curata con metodo tradizionale e naturale; il buon vino a fermentazione lenta vendemmiato con metodo antico; le conserve di vario genere (sott’olio, sott’aceto, sottosale ecc) dei prodotti della terra quali olive, pomodori, carciofi, capperi, melanzane ecc.; ma uno dei prodotti che più eccelle dell’agricoltura del Borgo è l’olio d’oliva extravergine, che ancor oggi viene ultimato per mezzo di una molitura coerente con le proprie tradizioni ed il territorio.  La splendida chiesa dedicata all’Immacolata è la porta est del paese, sul poggio dal quale lo sguardo può spaziare da Capo Colonna fino a Punta Stilo. Iniziata nel 1686 ha un portale in granito attribuito agli scalpellini di Serra San Bruno. Due colonne su un piedistallo, poste ai lati del vano d’ingresso, reggono un’architrave con una nicchia nella quale si legge l’anno di fondazione della chiesa (1686) e l’anno del restauro (1859). L’interno ha un soffitto, con stucchi in gesso, decorato da artisti di Serra San Bruno. La volta a botte è suddivisa in tre riquadri, intervallati da fasce con fiori. Al centro di ogni riquadro è posto un medaglione. Il fondo della volta è blu, con decorazioni a fiori e volute bianco e oro. Vicino all’abside c’è la cupola a forma di un ottagono semplice forato da una serie di finestre. La cupola, che all’esterno finisce con una lanterna a forma di stella ricoperta da tegole in terracotta, è uno degli esempi più importanti del Seicento badolatese. L’altare maggiore è in marmo bianco, il pavimento maiolicato con disegni a margherita. Sulla parete di sinistra si trova un olio su tela raffigurante la Croce Angelica di Tommaso Aquinate e diverse opere di artisti partenopei e locali. Di pregio i pezzi in argento (calice, ostensorio, punta della mazza del priore) opera di artisti napoletani. Nel muro esterno dell’abside un pannello maiolicato (1800) raffigurante la Madonna Immacolata (realizzato a Squillace).

 

Convento francescano di Santa Maria degli Angeli (1603) con relativa Chiesa (1605)

Chiesa dell’ex convento di San Domenico (1566)

Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria V.M. (1198)

Chiesa dell’Annunziata (1654)

Chiesa della Provvidenza (1598)

Chiesa Ss.mo Salvatore (1218)

Chiesa del Carmine (1678)

Chiesa di Santa Maria in Crignetto (1728)

Chiesa di San Nicola Vescovo (1239)

Chiesa di San Rocco (1548)

Chiesa di Santa Maria della Sanità (X secolo)

Chiesa dei Ss. Angeli Custodi (1956)

Chiesa di San Leonardo (antica chiesetta attigua alla Villa baronale della famiglia Paparo)

 

 

Posta a poche centinaia di metri sul livello del mare Badolato si erge su di una collina che domina l’ampia vallata del torrente Gallipari, i cui aspri tratti e la bellezza si ammirano in tutto il loro splendore dagli innumerevoli belvedere che costellano la strada per l’altopiano delle Serre e per Brognaturo. Quest’ultima collega l’antico borgo con la statale 106 permettendo cosi al visitatore di passare in pochi minuti dalla calda amenità della costa al fascino di una montagna ancora incontaminata. La nascita di Badolato risale intorno alla prima metà del X secolo, per volere di Roberto il Guiscardo duca di Calabria, che, nel 1080 decise di edificare “un pacifico borgo” là dove già risiedevano poche capanne di poveri pastori. Il borgo sin dalle origini ebbe scopi eminentemente difensivi come confermato dalla cinta muraria e dal castello signorile risalenti circa al XII secolo; quest’ultimo, in particolare dotato di torre, fungeva da punto d’avvistamento contro le invasioni dei Saraceni o dei turchi, che afflissero la Calabria per tutto l‘Alto Medioevo. Purtroppo poco o nulla rimane oggi a testimonianza della fortificazione, se non la struttura stessa del paese, le cui innumerevoli stradine si snodano in gironi concentrici, convergenti verso il culmine dell’altura. Da qui il piccolo borgo si dipanava in abitazioni contadine e botteghe che ne costituivano la vita stessa.

Nel tempo, vi si avvicendarono varie casate a partire dal 1506, dai Ruffo ai Toraldo, dai Raveschieri ai Pignatelli, i Pinelli ed i Gallelli. Tra queste casate sono ancora oggi ricordati quelle dei Toraldo, il cui capostipite si distinse nella battaglia di Lepanto (1571), che fu vinta contro una delle più grandi flotte Turche, e quella dei Gallelli, la cui fama è peraltro testimoniata dall’imponente Villa Pietra Nera, situata lungo la via di collegamento che dalla marina porta all’antico centro. Badolato divenne nel tempo un importante punto di riferimento per le zone circostanti, come fulcro della religiosità essendo frequentato da monaci Basiliani, Francescani e Domenicani, che costituirono numerose confraternite, ancora oggi operanti ed occupate nella gestione e custodia delle magnifiche chiese e dei conventi edificati nei secoli passati. Tra questi ve ne sono alcuni degni ci particolare interesse:

 

La chiesa di San Domenico

Situata nella zona più alta dell’abitato, una delle più grandi testimonianze d’architettura sacra oggi esistenti in Calabria, ad unica navata centrale rettangolare e con una grandiosa facciata frontale in granito. Un tempo annessa ad un convento domenicano, oramai scomparso, risale al 1607. Situata nella zona più alta dell’abitato presenta una pianta a unica navata, rettangolare, con un’imponente facciata in granito, opera di decoratori di Serra San Bruno del 1700.

Ai lati del portale si trovano due nicchie decorate semplicemente. L’imponente architettura interna è di gusto raffinato, creato dall’accostamento di elaborati stucchi bianco su bianco. L’unica traccia di colore è quella degli affreschi dei cinque riquadri posti nella volta, opera del pittore fiammingo Guglielmo Borremams (1730). Gli eleganti azzurri e rossi, le delicatezze del giallo e del verde, nelle diverse tonalità, suscitano forti sensazioni. I cinque riquadri riproducono scene sacre che ruotano intorno alla figura di San Domenico. Si possono ammirare, inoltre, un’acquasantiera in marmo policromo, sorretta da un pilastro con base a pianta quadrata; una tela raffigurante S. Andrea Avellino e una di S. Michele Arcangelo dell’800. Pregevole, infine, è la tela del ‘600 raffigurante Santa Maria del Soccorso, opera del pittore di Stilo Francesco Cozza.

 

Il convento francescano

Di Santa Maria degli Angeli del 1603 posto su di una collinetta di fronte al borgo, al cui interno si trova un crocefisso ligneo settecentesco ed un ricco pergamo pensile dello stesso periodo che non si sono perduti assieme alla costruzione, grazie al restauro compiuto dalla comunità Mondo X che vi è ospitata.

 

La chiesa dalla Madonna della Sanità

Antico centro Basiliano Medievale risalente al X sec. Che sorge a tre Km dal paese. Conosciuto come tale per il gruppo statuario un tempo li ospitato, la struttura presenta un pittoresco portico ad arcate coperto con travi in legno.

 

La Chiesa dell’Immacolata

Risalente al 1686, nota oltre che per l’interessante struttura, anche per la strategica, invidiabile, posizione a strapiombo sulla vallata, dalla quale è possibile ammirare un po’ tutta la costa sottostante dal Golfo di Squillace fino al promontorio di Punta Stilo.

 

Note importanti: Il borgo antico toccò il suo apice produttivo nella prima metà del ‘900, raggiungendo una quasi piena autosufficienza sia dal punto di vista agricolo che zootecnico. Infatti nel ‘51 si registra il ragguardevole numero di 5100 abitanti. L’economia si reggeva in gran parte sull’artigianato, lavorazione del cuoio, del legno, della seta, del lino e della lana ed anche sull’allevamento di suini che servivano sia per il consumo interno che per l’integrazione del reddito. Il declino tuttavia ebbe inizio a partire già dall’immediato dopoguerra quando un forte terremoto danneggiò notevolmente le strutture architettoniche, ma si accentuò particolarmente dopo l’alluvione del 1951 che distrusse gran parte del paese. Iniziò quindi la costruzione del primo nucleo di case popolari a Badolato marina che da li a poco, divenne il vero e proprio centro abitato, soprattutto per merito delle rimesse dei numerosissimi abitanti ormai all’estero in cerca di “fortuna”. La popolazione si ridusse a 600 persone. Negli anni ‘80, si tornò a parlare di un suo recupero, in seguito ad una provocazione lanciata dalla stampa locale intitolata: “Badolato paese in vendita”. Il clamore dell’iniziativa fece sì che molti stranieri si interessassero al paesino, acquistando diverse abitazioni altrimenti destinate al degrado, soprattutto attratti dalla semplicità della vita che esso offre. Questa la storia del nostro paesino sino al Natale del 1997, quando giunsero dal mare ben 826 profughi Kurdi, lasciati alla deriva suil’Ararat, una vecchia e malmessa nave di oltre sessanta metri, che andò ad infrangersi sulla costa di Santa Caterina comune limitrofo. Iniziò subito una straordinaria gara di solidarietà tra volontari e cittadini di Badolato, che con il sindaco si resero disponibili ad ospitarne immediatamente più di 300, accogliendoli, alla ben meglio nel campo approntato presso le scuole elementari del borgo medioevale. Così quel Capodanno, Kurdi e Badolatesi “ballano insieme nell’antica chiesa di S. Domenico al suono di musiche occidentali e pop-islam, quasi fosse un augurio affinché Occidente ed Oriente si conoscessero meglio, si stimassero a vicenda, si amassero in pace”.

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