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Le previsioni pessimistiche dell’economista greco Varoufakis

Economista, professore universitario e politico greco (nel 2015 è stato ministro delle Finanze del governo Tsipras), Yanis Varoufakis resta un punto di riferimento della sinistra internazionale. E’ ora leader di Diem 25, formazione che potrebbe presentarsi alle prossime elezioni europee.

Varoufakis, naturalizzato australiano, laureato in Matematica e Statistica, ha poi conseguito il dottorato in Economia all’università dell’Essex. Nel 1988 ha trascorso un anno in qualità di fellow all’università di Cambridge, a cui sono seguiti ben undici anni di lettorato all’Università di Sidney. Nel 2000 è ritornato nel suo Paese d’origine, accettando la cattedra di Teoria economica all’Università di Atene. Da gennaio 2013 insegna alla “Lyndon B. Johnson School of Public Affairs” dell’università del Texas.

In questi giorni è in Italia, dove parteciperà al Festival della letteratura di Mantova grazie al suo ultimo libro di successo, “Adulti nella stanza”, edito da La Nave di Teseo. Nel volume racconta il suo personale scontro con le più potenti forze economiche e politiche del pianeta, ricordando che ha provato a rinegoziare il rapporto della Grecia con la Unione europea scatenando una battaglia di portata globale.

La posizione di Varoufakis lo ha fatto rimbalzare tra manifestazioni ad Atene, negoziati a porte chiuse in grigi uffici dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale, incontri con intermediari a Washington. Ha dialogato e discusso con Barack Obama, Emmanuel Macron, Christine Lagarde, l’economista Larry Summers e Jeffrey Sachs, mentre continua a combattere per risolvere la crisi finanziaria della Grecia senza ricorrere a punitive misure di austerity. Ma nonostante il supporto del popolo greco e la forza delle sue argomentazioni, Varoufakis riesce solo a provocare le ire dell’élite europea ed oggi ammette la sconfitta su quel fronte.

L’economista greco è comunque ormai un protagonista nella letteratura economica: ha scritto una decina di volumi tradotti in moltissime lingue.

Intervistato dal quotidiano La Stampa, Varoufakis è abbastanza duro con il governo (“la retorica gialloverde è per metà condivisibile e per metà distruttiva”), prendendosela soprattutto con Salvini “assai abile a parlare con chi ha perso la speranza”, ma uno che si fonda “su xenofobia, chiusura dei confini e orgoglio nazionale”. Fin qui tutto abbastanza prevedibile e scontato. Ma le parole dure investono anche la situazione italiana generale: “L’economia italiana non è sostenibile nella struttura attuale dell’euro e nessuno ha idea di come l’Italia possa essere pienamente integrata nell’Eurozona. Se uscisse, sarebbe la fine dell’euro. Una calamità che porterebbe una divisione tra Nord e Sud e alla stagnazione. Ovvero il terreno ideale per far crescere il fascismo”.

Proprio su questo tema esprime i toni più duri: “Attraversiamo un momento fascista”. E ricorda che l’estrema destra, come i banchieri (“che vogliono essere salvati dai governi”), ha le migliori capacità di creare solidarietà a livello internazionale.

Sulla Grecia è sconfortato. “Non siamo usciti dal terzo programma (della Troika); siamo entrati nel quarto. Sono fatti. E’ chiaro che il debito non era e non è sostenibile. E’ scaduto in termini temporali un prestito. E’ stato sostituito da nuovi pagamenti da affrontare e inteerssi da pagare. Oltre a ciò, abbiamo stretti vincoli di austerità. E’ la combinazione tra un debito insostenibile e un’austerità impraticabile. Siamo entrati in una spirale fatale, con un passivo impossibile da gestire e le banche sull’orlo del fallimento. E così le aziende. Alcune pagano il 75% dei loro profitti in tasse mentre nella vicina Bulgaria ne versano un quinto”.

(Gia.Cas.)

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