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Le proposte Unsic per l’agricoltura – VIDEO

Per il rilancio dell’agricoltura servono interventi-choc, capaci di incidere profondamente nel settore. Per questo Unsic chiede all’esecutivo una riduzione della tassazione fiscale e contributiva del 50 per cento nel Mezzogiorno per almeno dieci anni, periodo necessario per intervenire parallelamente nell’ammodernamento delle infrastrutture, zavorra atavica per il nostro Sud.

“Senza mettere mano alle infrastrutture, ogni altro intervento rischia di essere vanificato – ha spiegato il presidente dell’Unsic, Domenico Mamone, nel corso del convegno “Ripartiamo insieme, per un nuovo Patto di rilancio dell’agricoltura del Mezzogiorno”, promosso dalla Confsal, confederazione di sindacati autonomi dei lavoratori (VIDEO).

“Occorre riqualificare completamente l’apparato infrastrutturale del Sud per permettere non solo di attrarre nuovi investimenti e di vedere nascere aziende, ma anche per garantire la sopravvivenza di quelle esistenti che operano con enormi criticità determinate da un contesto di arretratezza strutturale – ha spiegato il presidente dell’Unsic.

Da qui la proposta forte della riduzione del 50 per cento della tassazione fiscale e contributiva per almeno dieci anni, periodo minimo necessario per compiere una vera e propria “rivoluzione” ambientale nel Mezzogiorno, che prioritariamente investa le infrastrutture, a beneficio delle imprese e dei cittadini.

Ma l’Unsic ha lanciato anche un’altra proposta, caratterizzata dall’acronimo FSO, Formazione-Sensibilizzazione-Occupazione, tre asset di sviluppo imprescindibili per il rilancio dell’agricoltura nel Mezzogiorno.

La proposta, che riunisce questi pilastri, ha suscitato grande attenzione nel corso del convegno.

Per Mamone, il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per il settore agroalimentare richiede innanzitutto un forte investimento nella formazione, esigenza particolarmente avvertita dalle nuove generazioni: “Parallelo è il ruolo della ricerca: una proposta operativa – ha detto Mamone – è quella di creare Incubatori Agricoli Locali per l’impiego delle nuove tecnologie, tra loro funzionalmente collegati per la condivisione di progetti e risultati. La loro peculiarità locale consentirebbe un legame con il territorio, con la possibilità di prevedere momenti di scambio con gli operatori locali e di essere loro valido supporto per la transizione digitale”.

“Il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per il settore agroalimentare richiede innanzitutto un forte investimento nella formazione, esigenza particolarmente avvertita dalle nuove generazioni – ha detto Mamone. “Parallelo è il ruolo della ricerca: una proposta operativa è quella di creare Incubatori Agricoli Locali per l’impiego delle nuove tecnologie, tra loro funzionalmente collegati per la condivisione di progetti e risultati. La loro peculiarità locale consentirebbe un legame con il territorio, con la possibilità di prevedere momenti di scambio con gli operatori locali e di essere loro valido supporto per la transizione digitale – ha continuato il presidente dell’Unsic.

Per quanto riguarda la sensibilizzazione, collegata alla comunicazione, la proposta Unsic è strutturata su una duplice accezione: da un lato avvicinare le nuove generazioni al settore agroalimentare; dall’altro l’istanza rivolta alle istituzioni, alle associazioni datoriali, agli enti bilaterali ed ai centri di assistenza agricola verso un maggiore sostegno alle imprese agricole, specie quelle di modeste dimensioni.

Il terzo punto: per sostenere l’occupazione dipendente servono misure strutturali, ad esempio l’introduzione di sgravi contributivi per le imprese di nuova istituzione o misure per il ricambio generazionale che sostengano tanto il soggetto uscente che quello entrante, con la previsione di regimi di vantaggio per la cessione dei beni aziendali.

Infine, per l’autoimprenditorialità occorrerebbe l’estensione oltre il 31 dicembre 2021 dell’esonero dal versamento dei contributivi previsto dalle ultime leggi di bilancio in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali con età inferiore a quarant’anni. Sarebbe utile anche la riesumazione di atti normativi proficui – come la legge 44 del 1986, nota anche come “legge De Vito” per l’imprenditorialità giovanile – da cui attingere le migliori esperienze operative.

Stante la difficoltà manifestata dai giovani imprenditori di accesso alla terra sarebbe d’ausilio l’apporto di proprietari privati ed enti pubblici per la concessione di terreni a destinazione agricola a condizioni agevolate. Proficua anche la stipula di convenzioni con gli enti preposti alla gestione dei terreni sottratti alla criminalità in modo da destinarli a nuove iniziative degli imprenditori agricoli.

Da non dimenticare il nodo dell’accesso al credito dei giovani imprenditori agricoli, anche attraverso lo strumento del finanziamento pubblico e la creazione di strutture di supporto per l’accesso al credito o la partecipazione a bandi nazionali o europei.

Da ultimo in relazione ai bandi di finanziamento previsti per l’avvio di impresa, rilevate le criticità connesse al primo insediamento e alla fase di start up, si segnala l’opportunità di prevedere in seno all’ente erogatore una fase di tutoraggio e follow up dei progetti finanziati, onde supportare il giovane imprenditore nella realizzazione del suo business.

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