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Svimez, Sud: Pil in crescita (+5%) ma meno che al Nord

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Buone notizie per l’economia del Sud, o quasi. Si perché dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Centro-Nord e nel Sudper questo 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%.

A renderlo noto è Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che nel suo Rapporto annuale sullo stato dell’economia e della società del Sud Italia, segnala un rimbalzo sarà per l’intero territorio italiano, anche se (e qui la nota che fa rimanere con i piedi per terra) il Mezzogiorno resta comunque, pur in un quadro generalizzato di ripresa economica, meno reattivo e pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a due fattori: esportazioni e investimenti.

L’export ha un effetto propulsivo più ampio nel Centro-Nord (+14,3% al Sud, +16,5% nel resto del Paese); gli investimenti in costruzioni accelerano in entrambe le aree (+14,8% al Sud, +15,8% al Centro-Nord) ma tendono ad avere un impatto di traino all’economia più significativo al Sud.

Come si evidenzia nel rapporto, per il 2022 è previsto un aumento del Pil del +4,2% al Centro-Nord e del +4% nel Mezzogiorno. Nel biennio 2023/2024 prevediamo al Sud rispettivamente +1,9% il primo anno e +1,5% il secondo, mentre nel Centro-Nord il Pil crescerebbe del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024. Nel quadriennio l’impatto relativamente maggiore delle manovre di finanza pubblica e del PNRR al Sud rispetto al Centro-Nord, dovrebbe impedire al divario di riaprisi.

Ma la debolezza dei consumi, conseguente alla dinamica salariale piatta (15,3% di dipendenti con bassa paga nelle regioni meridionali rispetto a 8,4% in quelle centro settentrionali), al basso tasso di occupazione e all’eccessiva flessibilità del mercato del lavoro meridionale con il ricorso al tempo determinato per quasi 920 mila lavoratori meridionali (22,3% al Sud rispetto al 15,1% al Centro-Nord) e al part time involontario (79,9% al Sud contro 59,3% al Centro-Nord), frenerebbe la crescita. La Svimez stima che, dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno, ci siano stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali. Di qui l’indispensabilità di un ruolo attivo delle policy.

IL CONTRIBUTO DEL PNRR

Dei quasi 15 punti di crescita previsti per l’Italia nel quadriennio, ben 7 sono riconducibili alla policy. L’effetto delle misure è maggiore al Sud, dove il contributo offerto dagli interventi copre il 58,1% della crescita cumulata nel quadriennio 2021/2024, contro il 45% nel Centro-Nord.

L’economia meridionale potrebbe avere una spinta decisiva se si spenderanno interamente i fondi destinati al Mezzogiorno (40%) e se si riuscirà a trasformare la spesa per investimenti pubblici in nuova capacità produttiva in grado di intercettare una quota maggiore di domanda, interna ed estera.

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