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Eolico offshore, l’Italia perde l’ennesima opportunità

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Secondo il Global wind energy council, l’Italia potrebbe essere il terzo mercato mondiale per l’eolico galleggiante e, come emerge dallo studio condotto da Marine Offshore Renewable Energy Lab e dal Politecnico di Torino, il nostro Paese ha un potenziale di 207,3 GW in termini di potenza e 540,8 Terawattora all’anno in termini di generazione.

Tuttavia, ad oggi, è attivo un unico impianto davanti al porto di Taranto e i programmi del governo per nuove costruzioni sono quasi nulli. Il Piano nazionale per l’energia e il clima (Pniec), infatti, prevede 2,1 gigawatt di potenza installata al 2030 e, al contrario di altri Paesi come Francia e Germania, non fissa alcun obiettivo per gli anni successivi.

Nel resto d’Europa, invece, si punta molto sull’energia prodotta dal vento. Stando al Global wind report 2024, nel 2023 sono stati installati 17 gigawatt di nuovi parchi eolici, pari al 15 per cento della crescita mondiale, di cui 14 Gigawatt a terra e 3 Gigawatt offshore, il massimo di sempre per un singolo anno.

Inoltre, una ricerca di Rystad energy prevede, l’installazione di 137 sottostazioni al largo dell’Europa continentale nel prossimo decennio, per un investimento di 18,5 miliardi di euro. Di queste, oltre 120 saranno installate tra il 2024 e il 2030, per un costo totale di circa 16,6 miliardi.

Per l’ennesima volta, come spesso accade, l’Italia perde una grande opportunità, in termini energetici e non solo. “Qui non si tratta solo di installare energie green per ridurre le emissioni, su questo penso che siamo tutti d’accordo – ha dichiarato Ksania Balanda, general manager per l’Italia della joint venture tra Nadara (nata dalla fusione Renantis-Ventient con la regia di JpMorgan) e BlueFloat Energy. – L’eolico offshore muove una filiera importante: c’è l’industria manifatturiera per le pale e per le sottostazioni, ci sono le infrastrutture per portare l’energia a terra, ci sono i porti che devono essere attrezzati. Tra l’altro, sono impianti che creeranno occupazione soprattutto nelle regioni del Sud, dove i giovani sono sempre più costretti a emigrare. Per non dire che la domanda di energia elettrica è destinata a crescere già da domani, non possiamo aspettare il 2050 e il nucleare”, riporta la Repubblica.

“Stiamo perdendo una grande occasione per il settore delle fonderie italiane – ha aggiunto Roberto Ariotti, presidente di Assofond e di Caef – Associazione europea delle fonderie. – “L’eolico offshore potrebbe dare un nuovo impulso alle nostre imprese, in termini di fatturato e occupazione. I ritardi nelle nuove installazioni li paghiamo in due modi. Da un lato, vengono meno quote di fatturato importante, visto che dalle pale ai sistemi di trasmissioni dell’energia le nostre imprese sono fornitrici di primo piano. Proprio mentre in tutta Europa stanno chiudendo aziende sotto il peso della concorrenza cinese. Dall’altra, l’eolico offshore potrebbe contribuire tantissimo per abbassare il prezzo dell’elettricità. Con l’anno nuovo siamo tornati a pagare la bolletta più alta d’Europa. Tutto perché il nostro sistema è sempre sbilanciato sul gas e ancora troppo concentrato: vanno cambiate le regole per cui l’ultima centrale a gas che resta in funzione fa il prezzo. Con più rinnovabili potremmo finalmente arrivare a disaccoppiare i prezzi dell’elettricità dai prezzi del gas. E tornare a competere in Europa”, scrive Repubblica.

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