
Si chiama “Uovo di cacio Emigrante”, l’uovo di Pasqua salato made in Sud realizzato con formaggio a pasta filata, che nasconde al suo interno un cuore di soppressata. Questo insolito uovo pasquale, ha conquistato i palati di molti buongustai, che hanno fatto man bassa sui siti web che commercializzavano il prodotto.
Il merito della creazione dell’uovo di caciocavallo è del caseificio S. Antonio di Sala Consilina, Salerno, una azienda a conduzione familiare, nata nel lontano 1967 come piccolo laboratorio artigianale, e ora giunta alla terza generazione. In realtà il caseificio ha avuto l’intuizione di riadattare ed offrire ad un mercato più ampio di quello territoriale, un fenomeno molto diffuso tra i migranti del sud Italia nei primi del ‘900, che costretti a lasciare le loro terre in cerca di fortuna in America, portavano con loro i caciocavalli tipici del Meridione. Ma quello che poteva sembrare un normale formaggio, in realtà celava un segreto: un ripieno di “salumi vietati” oltreoceano che sarebbero stati requisiti dalla dogana americana.

Riprendendo questa tradizione e volendo proporre qualcosa di innovativo al tempo stesso, il caseificio di S. Antonio ha ripensato l’uovo di Pasqua di cioccolato presentando l’“Uovo di cacio Emigrante”, un formaggio a pasta filata ottenuto dalla lavorazione di latte vaccino italiano, farcito con soppressata del Vallo di Diano. Risultato: sold out.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
