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Contratti nazionali, crescita inarrestabile

SindacatiI contratti nazionali di lavoro sono sempre di più. Conseguenza, in particolare, dell’aumento delle sigle sindacali. I numeri vengono dal Cnel e non lasciano spazio a dubbi circa questa tendenza: se nel 2013 si erano registrati 561 contratti nazionali, l’anno seguente hanno raggiunto quota 618, quindi 798 nel 2015, 757 nel 2016 e addirittura 809 nel marzo di quest’anno. Più 44,2 per cento in quattro anni.

Tra le causa, primeggia il moltiplicarsi dei sindacati, spesso frutto di scissioni. Insomma, si è esacerbata la concorrenza sul fronte della rappresentanza e qualcuno vede anche la crisi del sindacalismo tradizionale, ormai rivolto più ai servizi. La conseguenza è che molti colleghi di lavoro, nella stessa struttura e con analoghe mansioni, hanno contratti differenti. È il caso degli addetti alla cura degli anziani nelle ex Ipab, dove i dipendenti più anziani hanno il contratto della sanità pubblica, mentre i giovani della sanità privata.

La cosiddetta “triplice” sindacale ormai, sul fronte dei contratti firmati, non rappresenta più la maggioranza. Nell’insieme sono infatti 263 i contratti nazionali firmati da Cgil, Cisl, Uil, pari a circa un terzo (32,5 per cento) del totale. Gli altri 546 accordi fanno capo ad altre sigle.

La Cisl indica i settori degli accordi firmati, evidenziando che la maggior parte appartiene al commercio (192 intese di cui soltanto 22 firmate da Cgil, Cisl e Uil), poi l’edilizia (63 di cui 17 firmati dai confederali), i trasporti (61), l’agricoltura (47), lo spettacolo (44), la chimica (34), il tessile (31) e il metalmeccanico (28).

(G.C.)

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