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Dalla terra al futuro

I prossimi mesi vedranno finalmente a regime in tutte le regioni italiane il Programma di sviluppo rurale. E’ ormai tempo che tutto il mondo dell’agricoltura italiana comprenda l’importanza di questo “secondo pilastro” della Politica agricola europea, troppo spesso, erroneamente, considerato secondario, e che invece è in ogni senso lo strumento del futuro. Sempre di più, lo sappiamo e dobbiamo sempre ricordarlo, il processo di convergenza diminuirà il peso dei pagamenti diretti all’agricoltura italiana. Non è domani mattina, ma sul lungo periodo questo avverrà e sarà inevitabile. I contributi all’agricoltura sono stati per decenni la prima voce di bilancio europea, ma anche questo cambierà man mano che l’Europa allarga le sue responsabilità. Certo, sappiamo che la produzione agricola in tutta Europa dovrà sempre essere sostenuta dall’intervento pubblico: noi difenderemo sempre questo principio, e per la verità, da questo punto di vista, i rischi maggiori sono oramai alle nostre spalle. E’ passata l’illusione di un unico grande mercato globale, dove gli altri continenti potessero fare da granaio dell’Europa, una visione, tra l’altro, neocoloniale  e ingiusta. L’importanza della produzione di cibo è sempre più evidente, e nessuna nazione può pensare di trascurarla. L’aumento della popolazione mondiale, tuttora lontano da un auspicabile rallentamento, e la legittima aspirazione di tutti i popoli a migliorare i loro consumi, ci spinge tutti a porci il problema dell’autosufficienza alimentare. Il problema delle risorse idriche e i cambiamenti climatici fanno ritornare importanti la produzione agricola di un continente, l’Europa, che non è ancora sottoposto a rischi di desertificazione (dovremmo dire quasi: l’allerta in alcune province siciliane si è già acceso) e che ha ancora buone risorse idriche. Ritorna in auge anche un problema antico, di sicurezza alimentare: in un mondo dove non sono estinti i pericoli della guerra, i commerci transoceanici  potrebbero subire imprevisti tracolli. Scenari futuribili, certo, che non ci devono far vivere nell’angoscia: ma mai come oggi fare impresa impone di guardare non solo ai bilanci annuali, ma agli scenari futuri, alla politica, al clima, alla demografia e alle migrazioni. Tornando alle cose di casa nostra, quindi, noi ci impegneremo a che il Psr, il programma di sviluppo rurale, sia sempre più compreso dai nostri associati. L’agricoltura italiana dovrà sempre più essere percepita come il settore trainante dal punto di vista dell’innovazione scientifica e tecnologica, espressione non soltanto delle nostre tradizioni, ma di un nuovo modello di sviluppo, modernissimo perché raccoglie le più avanzate istanze dell’ambientalismo, della tecnologia, della cultura contemporanea che privilegia la qualità della vita e le relazioni sociali. Pensiamo specialmente al Mezzogiorno, che negli ultimi anni ha visto una ripartenza dell’emigrazione, e dei più giovani e preparati, dei giovani laureati: la terra non è, nel 21° secolo, la dannazione da cui fuggire, l’aspra terra sassosa degli avi, ma la prospettiva di futuro.

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