
Questo angolo di Liguria è ricco di storia e di cultura. Il comprensorio di Framura è infatti abitato sin da tempi molto remoti e vi si sono avvicendati gli insediamenti di antiche popolazioni: Liguri, Romani, Bizantini, Longobardi e Franchi.

Da Passano
Per tracciare una storia di Framura seguiremo le vicende di una importante casata, quella dei Da Passano. La loro affascinante avventura costituisce un perfetto filo conduttore per comprendere le dinamiche sociali, politiche ed economiche che nel corso dei secoli hanno determinato la storia della comunità framurese fino all’epoca contemporanea. La presenza costante dei signori Da Passano, potenti signori territoriali e di pedaggio, ha infatti costituito una fonte di vivacità economica e politica per un territorio difficile come quello framurese, un collegamento con altri centri controllati dalla famiglia nel medioevo, con la città di Genova, fulcro del potere politico ed economico, e con il Mediterraneo.
Ciò che conferiva più lustro alla casata era però un episodio in particolare, connesso alla storia di un contingente genovese che partecipò all’assedio di Antiochia nel 1098, durante la prima crociata. Conquistata la città, i Genovesi si sarebbero recati a Mira, nella penisola anatolica, alla ricerca delle reliquie di San Nicola, già trafugate; nello stesso luogo avrebbero invece rinvenuto le ceneri di San Giovanni Battista.
Le navi genovesi avrebbero quindi fatto ritorno in patria recando con se la preziosa reliquia. Nel 1614 il merito dell’impresa venne dunque rivendicato dai Da Passano al proprio antenato Oberto, capitano dell’intera flotta, o di una delle navi che ne facevano parte.

La Nazione Genovese
In Liguria non ci fu una famiglia che prevalse sulle altre, perciò i gruppi di potere rimasero a lungo divisi da faide di fazione. Ma queste famiglie erano unite fuori dai
confini liguri, dove tutte componevano quella “Nazione genovese” che ottenne tanti successi commerciali e finanziari in Europa e nel Mediterraneo. I Da Passano si inseriscono perfettamente in questo contesto. Intorno all’XI secolo consolidarono il proprio controllo su un’area strategicamente importante della Riviera, che dalla costa (Levanto, Framura e Moneglia) risaliva sino all’entroterra (Carrodano, Mattarana,
Castelnuovo di Salino). Questa casata era un clan articolato, spesso in antagonismo con gli altri signori rivieraschi, ugualmente costretti a far fronte all’espansione genovese e ai tentativi del potere imperiale di mantenere il dominio sul territorio. Fra questi figuravano i Lagneto, che come i Da Passano esercitavano il controllo sul passaggio di uomini e merci, riscuotendo i relativi pedaggi. A monte del borgo di
Castagnola, sul promontorio di Sant’Agata, si possono infatti ancora scorgere tra la macchia mediterranea le suggestive rovine del loro castello, di cui rimangono il mastio e la cappella. La signoria dei Da Passano, come le altre signorie locali, sfruttava le risorse agricole, marittime e commerciali dei territori che controllava, collegando montagna e costa mediante un capillare sistema viario, adeguatamente difeso tramite castelli e postazioni strategiche. I ruderi di alcune di esse, come la casa fortificata in località Acquafredda e la casa-torre di Casella, si trovano ancora nei boschi di Framura
e continuano ad affascinare gli appassionati di trekking con l’alone di mistero che circonda le loro antiche pietre, affioranti dalla vegetazione come a protezione di un territorio oramai abbandonato dall’uomo. Questi resti di torrette e mura e ciò che rimane delle antiche strade acciottolate, che costituiscono ancora oggi i sentieri boschivi, testimoniano però quanto l’elemento umano fosse presente in questi luoghi.
Nel 1132 i Da Passano entrarono nell’orbita di Genova, giurandogli fedeltà. Lusingati dalla prospettiva di inserirsi nel ceto dirigente urbano, da battaglieri feudatari si stavano insomma trasformando in vassalli del comune, con il risultato che i loro possedimenti vennero inquadrati nella dominazione genovese. Il malcontento per le misure sempre più coercitive di Genova serpeggiava però tra tutti gli antichi signori: sfruttarono la situazione i Malaspina, che nel 1172 riuscirono ad unire gli uomini di Lunigiana, Passano e Lavagna in un conflitto che si trascinò per due anni e rappresentò l’estremo
tentativo di resistenza dei feudatari all’affermazione di Genova.
Nel 1173 le forze genovesi posero l’assedio al castello dei Da Passano e lo conquistarono dopo otto giorni di strenua resistenza, dando fuoco alle case e distruggendolo. I ruderi della fortezza si possono scorgere ancora, nascosti tra la vegetazione in cima alla collina che sovrasta il borgo di Passano, nell’entroterra di Framura. La leggenda vuole che i Da Passano si siano salvati fuggendo attraverso un cunicolo che conduceva alle pendici del Bracco, in un luogo ancora oggi chiamato Arcapascià (Arca dei Passano).

Podesteria di Framura
I Genovesi adottarono poi drastici provvedimenti contro “li perfidi Passani”, provvedimenti che però revocarono successivamente, concedendo anzi agli antichi signori la giurisdizione sugli uomini di Passano, Framura, Montale, Castronovo di Salino, Moneglia, Levanto, Carrodano, Mattarana, Groppo, Corvaria, Brugnato, Vernazza, Ponzò, Corniglia e Valveneria. Passano, l’antico fulcro collinare della signoria, con i ruderi del castello distrutto dai Genovesi, perse dunque l’originaria importanza. Fra XIV e XV secolo il controllo politico di quest’area venne quindi organizzato sotto la denominazione di podesteria di Framura, che comprendeva un ampio territorio montuoso a picco sul mare, attraversato dalla viabilità che dalla costa risaliva ripida alle valli dell’entroterra. Questo territorio, vastissimo e dall’edificato sparso, era stato prezioso in un contesto di controllo territoriale da parte dei signori, ma si rivelava ora povero di risorse immediatamente disponibili in un’economia agricola o
mercantile. In questa situazione i Da Passano riuscirono a trarre le proprie risorse economiche dalla produzione agricola locale, vinicola e olearia, dai grandi boschi di castagne e dal commercio.

Uomini di mare
I discendenti dei signori Da Passano, pur restando sempre dei proprietari terrieri capaci di sfruttare le risorse agricole di un territorio difficile, furono però anche uomini di mare e armatori, che con le proprie barche commerciarono in tutto il Mediterraneo.
Già nel Quattrocento spostarono infatti i propri insediamenti dal territorio più impervio dell’antico insediamento di Passano alla località di Anzo, più prossima alla costa, dove le loro case formano ancora oggi un borgo fortificato munito di una possente torre di guardia. La posizione esposta a mezzogiorno consentiva infatti la coltura della vite e
dell’ulivo e la vicinanza del mare favoriva gli scambi commerciali con Genova, Levanto e La Spezia, ma anche con Sicilia, Sardegna e Spagna. I Da Passano hanno ancora oggi
il proprio sepolcro nella chiesa di San Martino, nel borgo di Costa. Dopo essersi stabiliti nelle località più prossime al mare, sentirono infatti l’esigenza di una presenza più
significativa nell’antica pieve che, in una comunità rammentata come quella di Framura, costituiva il principale elemento di coesione della popolazione. Questo luogo
di culto era infatti già allora molto antico; la pieve, eretta durante il XII secolo per volontà degli stessi Da Passano, è infatti sorta da una cappella castrense bizantina del VI-VII secolo, costruita tra i ruderi di una fortificazione tardoantica risalente al IV secolo, che per la sua posizione dominante servì nei secoli come baluardo per la difesa e sorveglianza della costa e del territorio interno. Di questo complesso rimane un
possente torrione che funge oggi da campanile della chiesa.

Ecclesia Santi Martini infra mura
Appare plausibile che il tipo di insediamento religioso, compreso all’interno di un castello, abbia determinato il nome di ecclesia Sancti Martini infra mura attribuito nel
medioevo alla pieve, dal quale è poi derivato quello di Framura. I Da Passano trassero forza anche dalle numerose unioni matrimoniali con appartenenti alla famiglia Zino.
L’importanza di questa casata è testimoniata dalla seicentesca pala d’altare raffigurante la Madonna del Rosario che si trova all’interno di San Martino. L’opera è di Bernardo Strozzi, uno dei massimi esponenti del barocco pittorico italiano, ed è stata commissionata all’artista proprio da questa facoltosa famiglia. Gli Zino erano insediati principalmente in quella che oggi è la frazione di Setta, dove controllavano la viabilità che dal mare risaliva fino a Costa. Il borgo mantiene infatti molte ed evidenti tracce di murature medievali e ricorda i suoi antichi signori nella toponomastica popolare. Il “quartiere” in cui si trova la torre di guardia cinquecentesca si chiama infatti ancora oggi “ca du Zin” (casa di Zino), a memoria dei suoi potenti abitanti di un tempo.

La Ciamia
Nel 1797 cadde la Repubblica aristocratica di Genova e venne costituita la Repubblica Ligure, sul modello di quella scaturita dalla Rivoluzione in Francia nel 1789. Il mutamento istituzionale colpì particolarmente i discendenti dei signori Da Passano di Framura, i quali avevano mantenuto sino alla rivoluzione privilegi emblematici dell’antico regime. Nel 1797 Framura venne dunque eretta in Municipalità autonoma.
Armatori e patroni di barche, sempre saldamente legati alla terra d’origine, i Framuresi hanno solcato i mari per secoli, superando abilmente la scogliera che protegge la costa di Framura, per loro così familiare, tanto che una filastrocca popolare attribuisce la nascita del paese al romantico dialogo tra la gigantesca Ciamia, lo scoglio più grande della Liguria, e l’Agua. Questa scogliera era certamente una risorsa, perché almeno in parte proteggeva il territorio dalle avversità marine e dalle incursioni nemiche, rendendo difficile e lento l’approdo a chi non conoscesse i fondali.

Il pericolo dal mare
La popolazione locale era ben conscia dei pericoli che potevano arrivare dal mare anche per coloro che rimanevano a casa. Nonostante la particolare morfologia del territorio, meno esposto di altre zone della Riviera al rischio di assalti nemici, i Framuresi impiegarono infatti ogni risorsa per fronteggiare questa minaccia; ne sono testimonianza la possente torre di San Martino e le torri di guardia di Setta e Anzo, dove tutti gli uomini di Framura erano obbligati ad effettuare dei turni di guardia, per controllare i pericoli che fossero giunti dal mare.

I capitani e le donne
Nonostante le limitate dimensioni del proprio scalo, i Framuresi hanno occupato un posto di tutto rispetto tra gli armatori e i patroni di barche della grande marineria mercantile ligure sino all’epoca contemporanea. Restano così nella memoria collettiva i nomi dei molti capitani che nei secoli hanno solcato i mari quali, oltre i già menzionati Da Passano, i Casanova, i Costa, i Corso, i Grancelli, i Rollero, i Sartorio e gli Zino. Tra i tanti uomini piace però ricordare una figura femminile rimasta leggendaria, la patrona Maddalena Biasotti, che ben rappresenta la forza e la capacità dimostrate per secoli dalle donne framuresi nell’amministrazione dei beni e nel governo della famiglia durante le lunghe assenze dei mariti. Questa patrona, vedova di un armatore, negli anni Novanta dell’Ottocento era proprietaria di due velieri, che conduceva personalmente in lunghi viaggi mercantili.
Davanti alla stazione di Framura si trova una piccola baia da cui parte la nuova passeggiata sul mare. A memoria del tempo che fu, in questa insenatura si scorgono ancora gli anelli per ancorare agli scogli i bastimenti, utilizzati per trasportare il manganese proveniente dalla locale miniera.
(Gi.Ca.)
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
