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Gela: l’acqua, l’irrigazione e l’impegno dell’Unsic

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La stampa siciliana ha riportato le significative dimostrazioni degli agricoltori gelesi. La situazione è difficile, per motivi antichi e recenti. Gela ha una importante tradizione agricola, ingiustamente messa in ombra dalle più note vicende dell’impianto petrolchimico, e che può ancora crescere in termini di qualità e valorizzazione dei prodotti tradizionali, vini e ortaggi tra gli altri. In questo, la crisi idrica è oggi una minaccia concreta e grave. Se le difficoltà, comuni alla gran parte della Sicilia, nella gestione di reti idriche efficienti non hanno ragioni climatiche, ma storiche e politiche, il cambiamento delle precipitazioni negli ultimi anni ha sicuramente reso più grave il problema. La provincia di Caltanissetta, come alcune altre aree mediterranee, risulta interessata da un rischio di desertificazione consistente. Il cortocircuito tra clima ed errori gestionali ha spinto l’Unsic di Gela a prendere posizione ad alta voce. Il problema strutturale del ripristino delle dighe Comunelli, Disueri e Cimia, una rete di invasi che non è in condizione di svolgere la sua funzione, in tutto o in parte, per mancanza di manutenzione adeguata e di gestione efficiente, è stato ancora una volta posto all’attenzione dell’opinione pubblica, che magari conosce bene le difficoltà della distribuzione dell’acqua a livello urbano, ma sovente non è consapevole che le inefficienze nell’impiego domestico dell’acqua si rispecchiano in maniera drammatica nelle strozzatura dei sistemi irrigui.

campi-coltivati-gelaI costi dell’approvvigionamento idrico non sono una maledizione inevitabile, ma l’esito della mancanza di investimenti e di scelte politiche all’altezza della sfida. Ormai accertata, a febbraio inoltrato, la scarsità delle piogge di quest’inverno 2015-16, lo prospettiva, per tanti agricoltori gelesi, è quella di affrontare programmi di irrigazione insostenibili finanziariamente, quando non addirittura impraticabili per le difficoltà di approvvigionamento. Si tratta di un problema fondamentale, che dovrebbe essere poi inserito in un quadro più generale di politiche per il territorio, dal rimboschimento alla tutela della falda acquifera sotterranea, con la bonifica e la messa in sicurezza degli impianti petrolchimici prima ancora della loro eventuale rimessa in funzione con nuove produzioni. Il rilancio di un nuovo modello di sviluppo siciliano e mediterraneo, che dal mito dalla grande fabbrica calata dall’alto si sta evolvendo verso il recupero della rete dal basso di produzioni agricole, ma supportate e inserite in un progetto complessivo che coinvolga turismo, qualità della vita e cultura, non consente di pagare ulteriormente il prezzo dell’inazione di fronte alle crescenti sfide del futuro.

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