Pronto il “Piano C” per rifondare l’Unione europea a firma Paolo Savona. Un progetto, confermato da più parti, su cui il ministro delle Politiche comunitarie del governo gialloverde sta lavorando da parecchio e con il quale è intenzionato a innestare la marcia della crescita nelle politiche delle Ue.
“Piano C” che dalle parti di Bruxelles forse vedranno anche prima del tanto temuto “piano B” e con il quale secondo “Il Mattino” Savona vuole riformare l’intera governance europea e lasciarsi alle spalle l’era funesta dell’austerity, guardando ad una ripresa più equilibrata e diffusa.
Sono due i punti cardine del “dossier Savona”. Innanzitutto ripensare e riformare i diversi trattati europei pretendo da un’analisi del loro fallimento. Savona guarda ad un’Europa politica, vicina al pensiero dei padri fondatori che vuole superare le distanze tra Commissione e governi nazionali, con questi ultimi che devono avere maggiore rilievo nelle strategie di crescita, senza le lunghe procedure burocratiche per ridefinire gli obiettivi di bilancio e i controlli ex post sul rispetto dei vincoli di bilancio. Secondo Savona, gli Stati dovrebbero poter “spendere una cifra pari a quella del proprio surplus commerciale”, che per l’Italia si tradurrebbe in un tesoretto (circa 50 miliardi) da utilizzare ad esempio per investire nelle infrastrutture senza rischiare di sforare il rapporto deficit-Pil e aggravare il debito.
Il secondo punto d’intervento è la riforma della Banca centrale europea, che dovrebbe “dotarsi di uno statuto simile a quello delle altre banche centrali” per “poter fare da prestatore di ultima istanza” e “poter manovrare la leva del cambio” favorendo così i Paesi esportatori, come l’Italia.