La versione italiana della nota rivista statunitense “Wired” ha compiuto un’approfondita analisi sul tema dei contagi a scuola, reperendo – attraverso un’istanza di accesso generalizzato al Miur presentata lo scorso 30 ottobre – i dati in possesso del ministero dell’Istruzione. I numeri istituzionali, tuttavia, accendono qualche dubbio sulla loro bontà per effettuare analisi in quanto sono frutto di un monitoraggio effettuato “in casa” attraverso i dirigenti scolastici, ma anche perché i numeri riguardano 2.546 comuni sugli oltre 6.700 dove ha sede almeno una scuola (non è chiaro se nei comuni mancanti non ci siano stati casi o siano mancate le segnalazioni) e infine perché nel dataset fornito dal ministero non sono presenti i numeri di Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.
Tenendo presenti tutte queste criticità, al 31 ottobre 2020, fa sapere il sito di “Wired”, risultano 64.980 casi di Sars-Cov-2 nella popolazione scolastica di elementari, medie e superiori. La stima diffusa dall’Unsic l’11 novembre scorso, riferita ai casi fino al 10 novembre, parla di 105mila contagiati complessivi, quindi non molto distante considerati i dieci giorni in più e le regioni mancanti. Il bollettino dell’Istituto superiore di sanità, con dati fino al 7 novembre, attesta quasi 103mila casi includendo però anche la fascia 0-6 anni, ma tagliando fuori docenti e personale scolastico.
Insomma, anche questa analisi conferma l’enorme peso delle scuole nella diffusione dei contagi.
“Wired” ha costruito un indicatore, mettendo in rapporto l’incidenza all’interno delle scuole con quella verificatasi nella popolazione generale. Il risultato è indicativo: quasi tutte le regioni italiane hanno registrato molti più contagi a scuola rispetto agli altri ambienti. Il top in Molise (120 casi ogni 10mila studenti e docenti rispetto ai 37 generali), Abruzzo (97,9 contro 42,5), Umbria (202 contro 91,85), Lazio (105,2 contro 56,3), Piemonte (132 contro 84,5), Marche (76,5 contro 43), Sardegna (42,9 contro 32,9) e Liguria (119 contro 107,6), L’incidenza inferiore delle scuole è solo in Campania (dove però gli istituti scolastici sono stati chiusi già ad ottobre) e in Veneto.
A pesare maggiormente nella diffusione dei contagi sono le scuole medie superiori.
Davvero sarà una buona idea quella di riportare gli studenti in classe dal 7 gennaio? Non sarebbe meglio proseguire con la didattica a distanza fino alle vaccinazioni, casomai recuperando qualche settimana a giugno, quando la situazione sanitaria dovrebbe essere migliore rispetto ad oggi?
Qui l’articolo di “Wired”: