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Efficiency Energy Report 2019: oltre 7 miliardi di investimenti in Italia nel 2018

Un mercato in forte crescita (+6,3%) con oltre 7 miliardi di investimenti nel 2018 (2,3 riconducibili al comparto industriale), tre quarti dei quali per innovazioni che integrano tecnologie per l’efficientamento energetico e soluzioni digital nel più complesso sistema di gestione della fabbrica, sfruttando l’eccezionale traino del Piano Industria 4.0. E tuttavia in “decelerazione” rispetto al boom del 2014 e all’aumento a doppia cifra del 2017. Così si presenta il mercato italiano dell’efficienza energetica – con un focus specifico sul comparto industriale perché residenziale, servizi e Pubblica Amministrazione saranno oggetto di un successivo Smart Building Report – fotografato dall’Energy Efficiency Report 2019 dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

Presentato al Campus Bovisa, il Report, giunto alla nona edizione, traccia il trend dell’ultimo triennio anche grazie alla collaborazione con un numero record di partner, costantemente in crescita.

“E’ un mercato – conferma Vittorio Chiesa, Direttore dell’E&S Group – che ha saputo superare la crisi dei Certificati Bianchi ma il cui tasso di incremento si è ridotto a causa dell’introduzione di norme, come il cosiddetto Decreto Energivori, che diminuendo i costi dell’energia disincentivano gli interventi in efficienza. E’ anche un mercato dove, per la prima volta da tempo, appare in contrazione la marginalità delle ESCo, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, e la competizione si fa più aspra da parte delle grandi società di ingegneria”.

A conferma di ciò, nel 2018 tre quarti degli investimenti totali sono stati gestiti “in casa” direttamente dall’impresa, senza il supporto di fornitori di servizi energetici specializzati, e l’indicatore di “propensione all’investimento” si è attestato più sul mantenimento che sulla crescita, anche a causa dell’acuirsi dell’incertezza sul futuro del comparto industriale: questa è infatti la fotografia scattata dalla survey sulla “propensione all’efficienza energetica” che ha coinvolto oltre 250 energy manager, imprese e professionisti.

E in futuro? Il potenziale di mercato atteso nel triennio 2019-2022 per l’ottimizzazione energetica nel comparto industriale oscilla tra i 9,84 miliardi dello scenario peggiore e gli 11,95 di quello più ottimistico, con un volume d’affari medio annuo compreso tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro e un tasso di crescita inferiore a quello degli investimenti totali.

La domanda di efficienza energetica in Italia nel comparto industriale – Gli investimenti in efficienza energetica realizzati nel 2018 in Italia ammontano a 7,1 miliardi di euro (+6,3%), con un trend che negli ultimi 5 anni si è mantenuto positivo ma non ha ripetuto il “boom” del 2014 e la crescita a doppia cifra del 2017. Il segmento Home & Building guida la classifica (65%), seguito dal comparto industriale (2,3 miliardi di euro, il 33%) e dalla Pubblica Amministrazione, che con appena il 2% degli investimenti ha avuto tuttavia l’incremento maggiore rispetto al 2017 (+12%), paragonata all’Home & Building (+7,6%) e all’industria: solo +4%, accentuando l’effetto di decelerazione dell’intero mercato.

Le soluzioni di efficienza energetica maggiormente adottate nel comparto industriale sono state i sistemi di combustione efficiente e la cogenerazione, con investimenti rispettivamente di 459 e 443 milioni di euro che rappresentano il 40% di quanto speso nel settore e tuttavia risultano in forte calo rispetto al 2017: -7% e -24% (la cogenerazione a causa dell’effetto negativo del Decreto Energivori). Si nota però un incremento molto significativo degli investimenti sul processo produttivo (+50%) dovuto probabilmente all’onda lunga degli effettivi positivi del Piano Industria 4.0.

Crescono ancora gli investimenti nei Sistemi di Gestione dell’Energia (SGE) – 129 milioni di euro, +28% – risultato che deriva dall’obbligo dell’audit energetico ma che è anche segno di come le imprese tendano ad avere un approccio olistico all’efficientamento energetico e non più focalizzato sui singoli interventi. Sempre più spesso, inoltre, gli interventi in ambito industriale affiancano quelli in tecnologie hardware e componenti software legati alla digital energy.

Il quadro normativo – Le normative analizzate nel Rapporto sono il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica (decreto legislativo n.102/2014), il Decreto Certificati Bianchi (decreto ministeriale 10 luglio 2018), il Decreto Energivori (decreto ministeriale 21 dicembre 2017), le Diagnosi energetiche (decreto legislativo n.102/2014), il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio 2016/0375), senza dimenticare il Piano Industria 4.0, che ha avuto un peso molto rilevante sia negli investimenti già effettuati che nella propensione a investire. Il Decreto Certificati Bianchi è giudicato positivamente, perché ha contribuito a stabilizzare i prezzi dei TEE sul mercato, mentre l’efficientamento energetico è stato colpito duramente dal Decreto Energivori, che abbassando il costo dell’energia ha favorito produttività e crescita delle imprese a scapito dell’ottimizzazione dei consumi.

La survey 2019: la propensione agli investimenti in efficienza energetica nell’industria – L’analisi 2019 ha riguardato un campione rappresentativo dei 7 principali settori industriali, che coprono il 65,5% dei consumi elettrici e il 63% di quelli di gas naturale dell’intero comparto. L’86% degli intervistati dichiara di aver implementato investimenti in efficienza energetica nel corso del 2018, ma solo il 60% dei soggetti non obbligati a eseguire la diagnosi energetica l’ha fatto, contro il 91% di chi non poteva esimersi.

Le barriere agli investimenti che risultano ancora oggi più critiche sono l’incertezza sul quadro normativo e gli eccessivi tempi di ritorno dell’investimento, sia per le grandi imprese che per le PMI. Le aziende che pensano di aumentare gli investimenti sono diminuite (dal 56% del 2017 al 31%), mentre sono in aumento sia quelle che prevedono un calo (dal 5 all’11%) sia chi non prevede particolari cambiamenti (dal 31 al 56%).

Più della metà delle imprese campione (57%) ha deciso di investire sul processo produttivo per aumentarne l’efficienza energetica. Molti gli interventi di illuminazione (49%) e limitati invece quelli per la cogenerazione e i sistemi di combustioni efficienti (sotto il 25%) che invece sono le prime 2 voci in termini di investimenti. Per la prima volta si è poi misurata la presenza in termini percentuali delle tecnologie digital: sensori, attuatori e PLC risultano essere presenti nel 100% del campione delle grandi imprese, ma non sempre vengono utilizzati per ridurre i consumi, bensì solo per aumentare la produttività, sottoutilizzando le loro potenzialità.

La modalità di investimento in efficienza energetica nell’industria – Ancora nel 2018, il 75% delle imprese che ha investito in efficienza energetica ha preferito gestire internamente gli interventi, evitando di ricorrere a un soggetto esterno. Le soluzioni di natura integrata, con una parte hardware e una software, sono di gran lunga quelle più adottate (74% del campione), mentre appena nel 26% dei casi viene preferito l’intervento solo sulla tecnologia hardware o software.

In genere, le imprese che effettuano investimenti self-made si rivolgono a fornitori di tecnologia hardware, che risultano i principali attori (46%) anche per gli interventi con contratti di servizio (al 100% di natura integrata), seguiti dalle ESCo (29%), dai software provider (11%) e da utility e società di facility management (7%), purché abbiano come business core l’efficienza energetica e non la produzione e la fornitura di tecnologia. Negli interventi effettuati con contratti di servizio invece si posizionano al primo posto le ESCo (28%), seguite dai fornitori di tecnologia hardware (24%) e dai software provider (20%).

Le ESCo: la fotografia del 2018 – Nel corso del 2018 le ESCo certificate sono aumentate del 6% rispetto al 2017, con una conseguente crescita del numero dei dipendenti (10.845, +10%) che tuttavia risulta inferiore a quella dell’anno precedente, segno che il mercato ha raggiunto un certo livello di maturità confermato dall’EBITDA al +1%. I ricavi complessivi hanno raggiunto i 3,7 miliardi di euro (+8%) e il fatturato medio si è attestato a 10 milioni, +1,7% sul 2017.

Se si considera l’EBT, ossia l’utile prima delle tasse e dopo aver soddisfatto il «servizio di debito», si conferma il trend decrescente del 2017, anche se in frenata (-14% rispetto al -28%). Sembra quindi che il peso della componente debitoria, anche per effetto della contrazione dei margini operativi, sia ulteriormente salito. In media il fatturato si ripartisce per il 35% su servizi in modalità ESCo (EPC), per il 42% su progetti di efficienza energetica e consulenza e per il 23% su compravendita di TEE. I servizi in modalità ESCo e i progetti di efficienza energetica hanno un peso maggiore per le grandi società, mentre la compravendita di TEE ha un peso marginale sul loro giro d’affari.

Gli scenari attesi – È possibile ipotizzare tre diversi scenari di sviluppo. Il primo è «as is», cioè le condizioni non si modificano, si conferma un trend positivo per gli investimenti nonostante le incertezze sul quadro normativo, il Piano Industria 4.0 viene utilizzato dal comparto industriale e l’audit energetico 2019 ha un impatto positivo. Il secondo è «ottimistico»: la pubblicazione delle nuove Linee Guida settoriali per i TEE contribuisce a una maggiore chiarezza nel mercato dei Certificati Bianchi, il Piano Industria 4.0 viene pienamente utilizzato e traina un aumento degli investimenti, si assiste a un miglioramento delle sinergie tra gli operatori. Il terzo è «vincolato», ovvero il trend di crescita subisce un arresto e gli investimenti si stabilizzano sulle cifre del 2018, permane incertezza sull’evoluzione futura del mercato dei TEE e si conferma l’impatto negativo del Decreto Energivori che determina un ribasso degli investimenti.

In base a questi tre andamenti, il potenziale di mercato atteso nel periodo 2019-2022 per l’ottimizzazione energetica nel comparto industriale oscilla tra i 9,84 miliardi dello scenario «vincolato» e gli 11,95 di quello «ottimistico», con un volume d’affari medio annuo tra i 2,5 e i 3 miliardi: il tasso di crescita nell’industria sarà inferiore a quello totale e andrà a discapito di tecnologie come la cogenerazione, disincentivata dalla normativa vigente eppure fondamentale per lo sviluppo dell’efficienza energetica nell’industria.

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