“È importante che l’emergenza demografica diventi argomento nell’Agenda europea. Come Italia sosteniamo questa iniziativa. L’auspicio è che il dibattito di oggi non si esaurisca con la denuncia di una condizione comune a molti paesi, compresa l’Italia, ma diventi oggetto di riflessioni e proposte della commissione”. Così il ministro Giancarlo Giorgetti a margine dell’Ecofin, la riunione informale dei ministri dell’economia e delle finanze tenutasi nei giorni scorsi a Budapest.
Uno dei temi affrontati nel corso del Consiglio è proprio la questione demografica e le conseguenze sulla sostenibilità economica e sociale dei paesi europei presentata dal direttore e dal capo ricercatore economico di Bruegel, Jeromin Zettelmeyer e Zsolt Darvas.
In Italia la situazione è piuttosto critica. Stando agli ultimi dati Istat, nel 2023 sono state 379mila le nascite (-3,6% rispetto al 2022) e le stime per il 2024, si prospettano ancora peggiori. L’età media della prima gravidanza arriva quasi a 32 anni, due in più rispetto alla media europea, mentre il numero medio di figli per donna è di 1,20 (1,46 in Ue), dove il minimo storico raggiunto nel 1995 è di 1,19.
Ma l’inverno demografico è un problema che non riguarda solo l’Italia. Dal 2008, anno in cui sono state registrate 4,68 milioni di nascite, l’Ue sta subendo un progressivo calo, con una diminuzione di circa 800 mila nati all’anno. Nel 2022 sono state appena 3,88 milioni. Allo stesso tempo, la percentuale degli over 65 anni è in aumento in tutti gli Stati membri, con le quote maggiori in Italia (22,5%), Finlandia (22,7%), Grecia (22,5%), Portogallo (22,4%) e Germania (22%).
“Prudentemente la commissione in questi anni non si è mai occupata di dare raccomandazioni su un tema ritenuto delicato – ha dichiarato il ministro Giorgetti – ma è anche vero che il Pnrr affronta diversi aspetti non secondari, come la necessità di implementare gli asili nido per rendere possibile la coesistenza della maternità con la partecipazione al lavoro. Il fattore demografico, non dimentichiamolo, ha implicazioni su moltissimi aspetti comprese produttività e crescita: quando parliamo della competitività del sistema europeo inevitabilmente dobbiamo anche ricordare che le corti giovani sono più produttive e tendono a essere più ricettive delle trasformazioni dei cambiamenti”.