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Imprese: più cessazioni che natalità, ma il Sud regge

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È altalenante e in cerca del recupero di quella “normalità” perduta nel periodo pandemico, l’andamento dell’azienda-Italia, attestato dall’anagrafe delle imprese di Unioncamere. Nel primo trimestre 2024 le cessazioni (quasi 118mila, pari al 7,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2023), superano le iscrizioni (quasi 107mila, il 5% in più dell’anno precedente) con un saldo negativo di circa 11mila unità. Il bilancio tra aperture e chiusure di attività economiche registrato tra gennaio e marzo 2024 è sì un valore più elevato rispetto allo stesso trimestre degli ultimi tre anni, ma ancora ben al di sotto della media dell’ultimo decennio. Nel valutare i dati del primo trimestre dell’anno è importante considerare che, storicamente, questo periodo registra di frequente saldi negativi, principalmente a causa del concentrarsi alla fine dell’anno di un elevato numero di cessazioni di attività. Un fenomeno di natura tecnico-amministrativa che estende i propri effetti sugli archivi camerali anche nelle prime settimane del nuovo anno, influenzando il dato del primo trimestre.

Il bilancio di avvio dell’anno ha avuto maggiori ripercussioni soprattutto sulle imprese individuali, che hanno registrato una diminuzione di 15.755 unità rispetto alla fine di dicembre (-0,52%). Nota positiva, seppur attenuata rispetto all’anno precedente, dalle società di capitali che hanno registrato una crescita di 12.112 unità nei primi tre mesi dell’anno (+0,65%).

In calo durante il primo trimestre 2024, i settori tradizionali – commercio, agricoltura e manifattura – mentre sono in crescita i servizi alle imprese, i servizi finanziari e le attività professionali, scientifiche e tecniche. Il trend negativo dei tre settori, primario, secondario e terziario, evidenzia sfide specifiche che tali comparti stanno affrontando, forse dovute a cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, alle politiche agricole o, più in generale, all’impatto delle fluttuazioni economiche globali.

In termini territoriali, tutte e quattro le principali macro-ripartizioni hanno registrato saldi negativi, con il Centro che si segnala per l’arretramento più contenuto del trimestre (-0,11% contro la media di -0,18%) e il Sud e le Isole per la migliore tenuta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: -0,16% quest’anno contro -0,15% dell’anno scorso. Tra le regioni, solo Lazio e Basilicata hanno registrato un saldo positivo, rispettivamente di 993 e 32 imprese. Al contrario, Piemonte (-1.934 unità) e Veneto (-1.518) hanno sperimentato le riduzioni più sensibili in termini assoluti.

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