
È un mercato del lavoro dinamico e in ripresa dall’impasse pandemica con un +26 per cento di assunzioni, un +74 per cento di trasformazioni contrattuali. Sono i dati pubblicati dall’Osservatorio Inps sul precariato relativi al primo semestre 2022 che rileva una crescita del 36 per cento dei contratti a tempo indeterminato, un 24 per cento dei contratti a termine. In aumento del 22 per cento anche gli stagionali e il part time.
Nel primo semestre 2022 i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni, segnalando anzi incrementi rispetto al 2018-2019 sia nelle assunzioni e nelle trasformazioni come pure nelle cessazioni (queste ultime +36 per cento).
Il confronto con il 2021 mette in evidenza l’accelerazione nella riattivazione dei flussi intervenuta a cavallo tra il 2021 e il 2022. Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi sei mesi del 2022 sono state 4.269.000, con un aumento del +26 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+36 per cento), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +40 per cento, apprendistato +27 per cento, tempo determinato +24 per cento, stagionali +22 per cento, somministrati +17 per cento).
La dinamica delle assunzioni nel secondo trimestre 2022 è stata pressocché in linea in tutte le classi di dimensione aziendale: fino a 15 dipendenti +13 per cento, da 16 a 99 dipendenti +17 per cento, 100 e oltre dipendenti +14 per cento. Per quanto riguarda le tipologie orarie il confronto tra il secondo trimestre del 2022 e quello corrispondente del 2021 registra un aumento consistente per il part time verticale (+22 per cento) mentre risulta in flessione il part time misto (-2 per cento).
Le trasformazioni da tempo determinato nel primo semestre 2022 sono risultate 377.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+74 per cento). Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 61.000 – risultano essere aumentatedell’11 per cento rispetto all’anno precedente. Le cessazioni nei primi sei mesi del 2022 sono state 3.322.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+36 per cento) per tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+64 per cento), contratti intermittenti (+57 per cento), contratti in apprendistato (+34 per cento), contratti a tempo determinato (+33 per cento), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31 per cento).
Analizzando le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato con riferimento alla causa di cessazione si evidenzia un forte aumento nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 dei licenziamenti di natura economica e disciplinari (rispettivamente +121 per cento e +36 per cento). Ma, per contestualizzare questa dinamica, occorre ricordare che fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) o fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative specifiche introdotte nel 2020- Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione (circa 50.000 licenziamenti in meno sia rispetto al 2018 che al 2019: -21 per cento). In continua crescita, invece, dopo la modesta flessione del 2020, risultano i licenziamenti disciplinari (poco più di 60.000 nel primo semestre 2022, circa un terzo in più rispetto al corrispondente semestre 2019). Nel corso dei primi sei mesi del 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2021, tutte le tipologie di rapporti di lavoro incentivati (con riferimento sia alle assunzioni che alle variazioni contrattuali) presentano una significativa variazione positiva. In termini percentuali l’esonero giovani presenta la variazione più consistente, tuttavia l’incentivazione denominata “Decontribuzione Sud”, per la sua estensione e pratica assenza di requisiti particolari di accesso, è in termini assoluti l’agevolazione più rilevante. A questo proposito però occorre ricordare che “Decontribuzione Sud” è una misura generale a favore del Mezzogiorno, estesa a tutti i rapporti di lavoro, sia nuovi che in essere, con qualsivoglia tipologia contrattuale. Pertanto, non è interpretabile come una misura direttamente finalizzata a incentivare le assunzioni: del resto essa risulta spesa soprattutto per il sostegno dei rapporti già in essere, non per favorire i nuovi, abbassandone i costi contributivi.
Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, a giugno 2022 è pari a 682.000 posizioni di lavoro. In particolare, per il tempo indeterminato la variazione positiva risulta pari a 247.000 unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione complessiva è pari a 436.000 unità, con un ruolo rilevante dei rapporti a termine.