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La kermesse romana per i dieci anni di Fratelli d’Italia

Una festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia nel cuore di Roma. Nel lungo fine settimana natalizio in una piazza del Popolo occupata da una grande tensostruttura per i dibattiti e guarnita da un vero e proprio mercatino di destra, arricchito anche dai presepi napoletani di San Gregorio Armeno e dallo spazio per gli elfi, la kermesse del decennale del partito che ha vinto le ultime elezioni politiche è un successo di pubblico e di contenuti. “Orgoglio” è la parola più citata. Ma anche “tradizione”. E c’è spazio pure per l’ironia: davanti ad uno stand c’è una sagoma con un buco sul volto che suggerisce di individuare il candidato migliore alle primarie di sinistra: l’allusione è al neodeputato Aboubakar Soumahoro e tra gli indizi ci sono gli occhi di tigre, i soldi dal Qatar e il cane di Monica Cirinnà.

Tante le presenze “del momento” nella “cittadella della destra”. Su tutte i ministri e i sottosegretari del nuovo governo. Ma anche uomini di cultura, come il neopresidente del Maxxi Alessandro Giuli o lo scrittore Piatrangelo Buttafuoco, di sport, di cinema, come il regista Pupi Avati. Tanto clamore ha fatto Cristina D’Avena. Poi le associazioni vicine alla destra, la solidarietà, i libri esposti che sin dalle copertine rievocano soprattutto le pagine storiche del Movimento sociale, una presenza spesso ghettizzata fino agli inizi degli anni Novanta, quando il berlusconismo ha sdoganato la destra italiana. Ma anche i ricordi dei tanti ragazzi uccisi, soprattutto nella Capitale, unicamente per idee “scomode”.

Un pannello lungo dieci metri celebra la storia di Fratelli d’Italia, dalla nascita il 21 dicembre 2012, annunciata in un’improvvisata conferenza stampa nella centrale galleria romana “Alberto Sordi”, lungo via del Corso, alla repentina crescita che l’ha portato dal 4 al 26 per cento in pochi anni.

Il programma di questi giorni piovosi è particolarmente ricco. Si parla di manovra, di economia, di contante, di guerra in Ucraina, di cultura, di istruzione, di cultura. Tanti gli ospiti. La regia è del responsabile dell’organizzazione del partito, Giovanni Donzelli: “Se non ci fossero i ragazzi che lavorano con me e i volontari dei giovani tutto ciò non sarebbe possibile – spiega modesto. Di certo l’impatto colpisce, specie nella piazza che per anni è stata della destra d’opposizione e oggi è del partito di governo che esprime la prima leader donna.

Lo spirito che aleggia tra gli stand è quello richiamato da Ignazio La Russa, il “condottiero” che da due mesi è presidente del Senato, intervistato sul palco da Bruno Vespa all’apertura della kermesse: “Dieci anni fa non ci ponevamo limiti al successo di quella scelta: i tempi potevano essere indefiniti, ma io ero certo che le nostre idee avrebbero trionfato”.

Tanti applausi anche per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha attaccato le ong per i soccorsi di migranti irregolari in mare, annunciando una stretta nei loro confronti.

In attesa della chiusura affidata sabato a Giorgia Meloni – per la prima volta nella doppia veste di presidente del partito e premier – la giornata odierna ha visto un dibattito sull’Ucraina e l’atteso momento culturale dal titolo “Per un nuovo immaginario italiano”, con il ministro Gennaro Sangiuliano in collegamento e la presenza del regista Pupi Avati insieme ai giornalisti Alessandro Giuli e Pietrangelo Buttafuoco.

Il ministro ha spiegato: “La cultura deve essere una libera affermazione dell’umano, ma anche rottura degli schemi: deve soprattutto dire no al conformismo. Non deve essere uno strumento politico e tanto meno uno strumento ideologico. Nessuno vuole sostituire alla vecchia egemonia gramsciana di sinistra una nuova egemonia: tutti noi qui presenti abbiamo subìto pregiudizi che non vogliamo dare agli altri. Credo che l’unica egemonia che si potrebbe tentare di affermare è l’egemonia italiana, quel pensiero italiano che per troppo tempo è stato accantonato in nome di un provincialismo esterofilo. L’Italia è la grande superpotenza culturale del Pianeta. Partire da questa consapevolezza è la base”.

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