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Pensioni: le novità introdotte dalla legge di bilancio 2024

Non solo taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro, come più volte annunciato dal governo, aiuti alle famiglie, sanità, lavoro e imprese. Nel decreto legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 un capitolo importante è quello dedicato al sistema pensionistico.

Viene istituita una nuova misura denominata “Flessibilità in uscita” che accorpa Ape sociale e Opzione donna, con un mix di requisiti tra le due formule. In base alle anticipazioni della premier Giorgia Meloni, fornite in conferenza stampa di presentazione della manovra, il requisito contributivo dovrebbe essere pari a 36 anni per caregiver, disoccupati, gravosi e disabili e pari a 35 anni per le donne.

Quota 103 viene prorogata ma cambiano i requisiti, in senso peggiorativo: 41 anni di contribuzione più 63 anni di età, quindi “quota 104”, pur restando gli incentivi per gli sceglie di restare a lavoro (bonus Maroni). Restano anche le finestre mobili di uscita.

Non vengono invece toccate le indicizzazioni delle pensioni, che restano dunque confermate anche per il 2024:

  • rivalutazione al 100 per cento per le pensioni fino a 4 volte il minimo
  • rivalutazione al 90 per cento per le pensioni da 4 a 5 volte il minimo
  • poi si procede a scalare, come lo scorso anno.

Confermata anche la rivalutazione maggiorata per le pensioni minime degli ultrasettantacinquenni.

Eliminato il vincolo per i contribuenti contributivi puri (come i giovani) che imponeva, per poter andare in pensione di vecchiaia (oggi a 67 anni) la maturazione dell’assegno pensionistico pari ad 1,5 volte la pensione sociale.

Fra i decreti approvati, il più importante è probabilmente quello fiscale. È uno schema di decreto legislativo, attuativo della legge delega di riforma fiscale. Dovrà quindi andare in Parlamento solo per un parere e poi tornare in Consiglio dei ministri per approvazione definitiva.

Contiene per prima cosa la riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre, a favore dei redditi bassi (costo della misura pari a 4 miliardi di euro): per il 2024 vengono accorpati i primi due scaglioni, per cui si applica l’aliquota Irpef al 23 per cento fino a 28mila euro di reddito (da lavoro e pensioni).

Per controbilanciare il costo della riforma Irpef, c’è un taglio alle detrazioni fiscali per i redditi superiori a 50mila euro annui, che si applicheranno soltanto sopra la franchigia di 260 euro.

Si amplia poi a 8.500 euro la no tax area per i redditi di lavoro dipendente, che oggi è pari a 8.145 euro, mentre dal 2024 viene equiparata a quella delle pensioni.

Viene anche confermata per altri tre anni l’ammortizzatore Iscro per gli autonomi. E si conferma la possibilità (per le partite Iva con fatturato fino a 170.000 euro) di rateizzare l’acconto Irpef 2024 in scadenza il 30 novembre 2023, pagandolo a rate da gennaio a giugno prossimo.

Il consueto decreto legge collegato alla manovra contiene l’annunciato anticipo del conguaglio sulle pensioni: il recupero della rivalutazione 2022 rispetto agli assegni pensionistici pagati finora nel 2023, sarà erogato con il cedolino di novembre e dicembre.

Il decreto legge dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, ma con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale le sue misure entreranno subito in vigore.

(In collaborazione con Walter Recinella – Enasc)

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