Il 45% delle persone a livello internazionale ritiene la salute mentale la principale preoccupazione tra i problemi sanitari che il proprio Paese deve affrontare, con un aumento del 18% rispetto al 2018. È quanto rilevato dalla quinta edizione dell’Ipsos global health service monitor, pubblicato oggi, 10 ottobre, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale.
Quest’anno l’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di porre l’accento sull’intreccio tra lavoro, società e salute mentale. Al centro della Giornata, infatti, “ci sono da un lato i pazienti, la cui psiche è messa a dura prova da ambienti di lavoro stressanti e ostili, dall’altro i medici che, tra doppi e tripli turni, spesso in condizioni di scarsa sicurezza, con il crescente timore di rivalse legali, continuano a lavorare strenuamente per fronteggiare la valanga di richieste d’aiuto che arrivano ogni giorno. Senza contare la presenza delle nuove forme di povertà, delle tensioni sociali e della fragilità delle famiglie e dei giovani”, si legge in una nota della Società italiana di psichiatria (Sip).
Secondo l’Oms, nel 2030 depressione e altre patologie psichiche saranno le più diffuse nel mondo, superando anche le patologie cardiovascolari, ma il forte aumento dei disturbi mentali negli ultimi anni fa pensare a un sorpasso già prima di questo termine.
In base al World mental health day report di Ipsos, il 62% della popolazione a livello internazionale si è sentita stressata durante l’ultimo anno. Si tratta in media di poco più di tre persone su cinque in 31 Paesi che hanno dichiarato di aver provato una sensazione di stress al punto da avere un impatto sulla loro vita quotidiana almeno una volta.
I ritmi frenetici e le preoccupazioni odierne non fanno altro che aumentare queste situazioni. Basti pensare che disoccupazione, precarietà lavorativa e finanziaria, perdita del lavoro, sono tutti fattori di rischio per i tentativi di suicidio.
Inoltre, come sottolineato dall’Oms, il 15% della popolazione mondiale al lavoro è affetta da un disturbo mentale. Per tale motivo, “è necessaria un’azione urgente – ha spiegato Liliana Dell’Osso, presidente della Sip – per ridurre lo stigma sul posto di lavoro attraverso la consapevolezza e la formazione e per creare un ambiente di lavoro più sano e inclusivo che protegga e supporti attivamente la salute mentale. Senza considerare come lo stigma crei una barriera all’occupazione e le persone affette da gravi disturbi mentali siano in gran parte escluse dal mondo del lavoro o impiegate in attività poco retribuite o insicure, spesso prive di tutele adeguate”, riporta l’Ansa.